Dopo il Consiglio nazionale, anche il Consiglio degli Stati ha approvato l’inasprimento delle condizioni di accesso al servizio civile. Una decisione che ha suscitato critiche forti e compatte da parte dei Verdi, che annunciano di voler sostenere il referendum lanciato da CIVIVA, la Federazione svizzera per il servizio civile.
Secondo i Verdi, l’argomentazione ufficiale – ossia la necessità di aumentare le file dell’esercito – non regge. Attualmente l’esercito svizzero conta infatti 151’299 militari (censimento 2022), a fronte di un obiettivo normativo di 100’000 e di un obiettivo reale di 140’000. La misura rischia dunque di generare un surplus di militi, spesso demotivati, senza risolvere alcun problema strutturale.
Il nuovo giro di vite calpesta anche i diritti fondamentali dei giovani, che potrebbero essere costretti a prestare servizio militare anche contro coscienza. Già oggi chi sceglie l’obiezione di coscienza viene penalizzato con un periodo di servizio civile più lungo rispetto al militare.
Per i Verdi, restringere ulteriormente le possibilità di accesso al servizio civile significa imboccare la strada della militarizzazione forzata della società, a scapito della libertà personale e della pluralità di scelte.
La riduzione dei civilisti, denunciano i Verdi, comporterebbe una grave perdita di manodopera in settori vitali: sanità, istruzione, agricoltura, protezione dell’ambiente e assistenza sociale.
«L’attacco al servizio civile a favore dell’esercito indebolisce un’istituzione socialmente e ambientalmente importante. Chi presta servizio civile fornisce un sostegno concreto e indispensabile alla popolazione, anche nel nostro Cantone, proprio dove ce n’è più bisogno» afferma Matteo Buzzi, capogruppo Verdi in Gran Consiglio.
La posizione è condivisa anche dalle Giovani Verdi, che sottolineano il rischio di un doppio danno: «La leva militare obbligatoria è già una seria ingerenza nella libertà personale. Attaccare anche il servizio civile significa colpire insieme sia la libertà individuale che i bisogni della comunità», dichiara Lorenzo Mombelli, membro del Comitato Giovani Verdi del Ticino.
Per queste ragioni, il partito – a livello nazionale e cantonale – ha deciso di schierarsi al fianco di CIVIVA e di un’ampia alleanza politica e sociale per sostenere il referendum contro l’inasprimento delle regole.
L’obiettivo è chiaro: difendere il servizio civile come istituzione preziosa e utile, capace di rafforzare la coesione sociale e rispondere ai bisogni reali della popolazione.
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