Il Medioevo stesso abbondava di concetti e artifici tecnici che costituivano l’apologia di una solida onto-teologia secondo la quale l’esistenza di Dio può essere spiegata solo razionalmente, ma solo in relazione diretta con le fonti scritturali e i dogmi della Chiesa cattolica romana.
Quindi, il primo esempio da prendere in considerazione è Sant’Anselmo di Canterbury, che presenta i suoi sei argomenti a favore dell’esistenza di Dio, con l’obiettivo principale di dimostrare che la filosofia è un esercizio fallimentare nel piano di comprensione della realtà, nella misura in cui quest’ultimo viene svolto al di fuori dello studio responsabile degli insegnamenti della Chiesa.
1. Dio esiste perché l’uomo stesso ha ereditato la capacità di creare, e la sua somiglianza a immagine e somiglianza di Dio è evidente. Naturalmente, una somiglianza carnale o fisica non viene presa in considerazione, nemmeno a livello di pensiero, ma finché l’uomo stesso è stato sigillato in seguito alla decisione creativa di Dio, significa che ha ereditato anche una capacità divina nascosta, basata su una deduzione logica e intelligibile e, non da ultimo, sul desiderio di creare e lasciare qualcosa dietro di sé.
In altre parole, ontologicamente parlando, proprio come l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, diventando la principale conseguenza dell’intervento di Dio nel piano del mondo perituro, così anche ciò che l’uomo crea diventa una somiglianza diretta a sua immagine e somiglianza.
In sintesi, il primo argomento anselmiano potrebbe essere spiegato come segue: Dio esiste perché l’uomo imita una parte della natura divina sulla Terra, e ciò che esiste sulla Terra esiste perché Dio gli ha dato la libertà di creare.
2. Dio esiste perché rappresenta il respiro, e nulla di ciò che esiste potrebbe esistere senza respiro. Non si tratta solo di un argomento ontologico, ma anche di un approccio scientifico alla storia della creazione, ma possiamo comunque formulare la seguente domanda logica: perché sarebbe razionale a priori credere che ci sia stato un respiro prima della comparsa dell’Universo, perché l’Universo non sarebbe solo un incidente biochimico sorto per caso?
Per Sant’Anselmo di Canterbury, la nozione di caso non esiste: egli riteneva che se tutto fosse un caso, la ragione stessa sarebbe un oglum fallito. Pertanto, viene messo in discussione un altro concetto chiave, ovvero la perfezione ontologica.
Questa perfezione non appartiene in alcun modo all’uomo, ma può essere trovata sia nella natura che nell’universo, in base all’ordine esistente, e questo ordine non sarebbe stato possibile in assenza di un Creatore intelligente, incapace di razionalizzare e sintetizzare a livello di architettura mentale la propria creazione.
Infatti, l’ordine esistente non può essere spiegato razionalmente, ma può essere intuito razionalmente perché è infinito e l’Infinito può esistere solo nel paradigma dell’apertura razionale.
3. Dio esiste perché esiste il libero arbitrio dell’uomo. Come potrebbe l’uomo avere un potere decisionale e una libertà di scelta se egli stesso non fosse stato la conseguenza di una precedente scelta creativa?
In altre parole, il libero arbitrio (die freie Wille) rappresenta la prova ontologica dell’esistenza di Dio, perché anche Dio si è appellato al proprio libero arbitrio nel momento in cui ha deciso di creare l’uomo, e l’uomo stesso ha ricevuto questo libero arbitrio in dono dal suo stesso creatore.
4. Dio esiste perché l’uomo è libero, e Dio stesso rappresenta la libertà assoluta. Un argomento secondo cui Dio giustifica le sue azioni alla luce della sua libertà, ma noi ci riferiamo a una libertà responsabile, sussunta sotto la ragione definitoria che stabilisce limiti laddove necessari.
E se l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, l’ontologia stessa del suo sé è immanente alla libertà divina, cioè ci troviamo di fronte a una realtà intuizionista-fenomenologica in base alla quale Dio rispetta la libertà dell’uomo perché esiste anche alla luce della libertà. L’uomo non è libero da solo, non avrebbe mai potuto darsi la libertà perché i fondamenti della sua manifestazione sono aggressivi e inconsci, ma Dio, in virtù della sua ragione, ha concesso all’uomo la libertà completa, la più alta corona metafisica.
5. Dio esiste perché l’orizzonte ontologico dell’uomo si colloca tra intuizione e deduzione. È ciò che Cartesio più tardi, nella modernità, chiamò una delle condizioni utili e necessarie nella ricerca della verità.
Quando Dio creò, intuì e dedusse, cioè aveva in mente una struttura razionale che gli permettesse di organizzare la propria creazione, anche proiettando sull’uomo le facoltà di cui era dotato.
L’uomo, a sua volta, ha ricevuto questa capacità intuitiva e deduttiva in virtù della quale può prendere decisioni riguardo a un atto che potrebbe commettere.
Stiamo quindi parlando di una capacità che l’uomo non può aver ricevuto per caso, ma in relazione diretta alla libertà che gli è stata offerta, può svilupparla in base alla propria volontà e al proprio sforzo intellettuale.
6. Dio esiste perché l’uomo manifesta la sua esistenza anche all’interno dell’orizzonte della Rivelazione. Rivelazione significa innanzitutto la comunicazione diretta di Dio con l’oggetto della sua creazione, cioè con l’uomo stesso, al quale si mostra quando lo ritiene opportuno, al quale benedice la mente per lasciare un’eredità di autenticità.
Solo sulla base della Rivelazione si possono spiegare i grandi atti culturali, le rivoluzioni scientifiche o quei momenti storici che hanno portato al salto ontologico della civiltà umana.
I sei argomenti ontologici sviluppati da Sant’Anselmo di Canterbury rappresentano, d’altra parte, una rivalutazione sistematizzata degli argomenti di Aristotele nella Metafisica riguardanti l’eudaimonia, la felicità come scelta razionale.
Come per Aristotele, per Anselmo di Canterbury, la comprensione dell’esistenza di Dio è legata a una via razionale di contemplazione fino all’incontro con la comprensione, suprema espressione della felicità, essendo la felicità in sé la finestra sulla Verità.
Tornando al tema principale del presente lavoro e rivedendo attentamente gli argomenti anselmiani, abbiamo a disposizione un’altra base concettuale che ci permette di speculare e tematizzare la dimensione esicasta della filosofia, così come la dimensione filosofica dell’esicasmo.
Il Medioevo è riconosciuto come un periodo razionale-centrico e come continuazione dell’etico-centrismo dell’Antichità. Automaticamente, la vocazione teologica colloca la filosofia in un’ottica di servizio alla Parola di Dio, ma non necessariamente sulla base della libertà di coscienza, bensì sulla base dell’approfondimento del cattolicesimo dogmatico che successivamente si trasforma in un neo-aristotelismo cristiano, fondato sull’infallibilità della Scrittura.
Poiché la comprensione di Dio è condizionata dall’imperativo etico dell’onto-teologia, la filosofia in quanto tale diventa serva della teologia, pur conservando la sua indipendenza concettuale che la situa nel campo della ragione.
Lo stesso Sant’Anselmo di Canterbury ritiene che la vera teologia diventi rivelazione solo se attinge alla sapienza della ragione filosofica che conduce alla conoscenza della Verità di Dio.
Dio è Uno e Immutabile, l’Essere dell’Essere che esiste ovunque, il Visto e l’Invisibile, colui che, come l’Essere di Talete, è tutto ciò che è e tutto ciò che non è. E gli argomenti ontologici di Sant’Anselmo di Canterbury cercano di speculare sulle suddette realtà, di collocarle in un sistema coerente di idee e, non ultimo, di trasporle indirettamente alla luce di una teologia razionalista.
Possiamo affermare senza dubbio che la visione anselmiana dell’esistenza di Dio è una delle prove evidenti delle origini filosofiche dell’esicasmo, poiché Sant’Anselmo stesso era un monaco perfetto e tutto il Medioevo, come ha ricordato anche Jean-Luc Martion, gravitò attorno alla metafisica razionalista-monastica.
D’altra parte, non dobbiamo dimenticare che per ora abbiamo a che fare con un esicasmo intellettualista, non necessariamente di origine soteriologica e istica, con un esicasmo praticato a livello del pensiero razionalista che si rapportava all’esistenza divina in modo intuizionista e occasionalista. Questo tipo di esicasmo metafisico e fenomenologico continuò con ritmo crescente per tutto il Medioevo, ma in seguito faremo riferimento ai contributi tomisti riguardo alla comprensione dell’esistenza di Dio, soprattutto perché dobbiamo tenere presente un aspetto particolarmente importante: Tommaso d’Aquino, monaco domenicano, nato in Sicilia nel 1225, fu venerato come santo durante la sua vita, venendo poi dichiarato Dottore della Chiesa, e il suo sistema filosofico fu adottato come base dogmatica del cattolicesimo razionalista.
Tudor Petcu,
dottorando, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Milano
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