a cura di Liliane Tami
L’inchiesta sulla morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo nel 2021, avrebbe aperto un capitolo inquietante della geopolitica mondiale. Le ultime indagini indicano che il convoglio ONU potrebbe essere stato bersaglio non di un comune attacco armato, ma di un’operazione legata a Lueshe, la miniera di pirocloro, da cui si estrae il niobio, metallo rarissimo e strategico. Nell’intervista, in fondo all’articolo, Abdul F. War Dere
Il niobio è l’elemento chiave delle leghe ultra-resistenti che permettono a missili e velivoli ipersonici di sopportare temperature oltre i 2.000 °C.
Senza niobio non esisterebbero gli Zircon, i Kinzhal e gli Avangard russi, né molte tecnologie spaziali occidentali.
Da decenni, Lueshe è al centro di traffici illeciti, interessi militari e operazioni segrete. Negli anni ’80 era gestita dai tedeschi della GfE; negli anni 2000 passò sotto il controllo di gruppi ribelli legati al Ruanda; dal 2007 la Russia iniziò a rifornirsi quasi esclusivamente da lì, proprio mentre accelerava i programmi ipersonici.
Oggi tre potenze si contendono la miniera:
Le indagini sviluppate dalle parti costituite nell’inchiesta per la morte in Congo, nel febbraio 2021, del Carabiniere Iacovacci e dell’Ambasciatore Attanasio, coordinate dal Sostituto Procuratore dott. Colaiocco, hanno letteralmente aperto il vaso di Pandora. Già assaltare un convoglio delle Nazioni Unite, uccidere un autista, un militare italiano di scorta e l’Agente Diplomatico, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di un paese europeo, NATO e membro G7 del calibro dell’Italia, è stato di per sé uno dei più gravi episodi criminali e di guerriglia della storia contemporanea, consumatosi nel teatro del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove le risorse sono contese a suon di cannonate da Ruanda, Uganda, gruppi ribelli e governo di Kinshasa e dove la principale missione di Caschi Blu dell’ONU opera da decenni con gravi perdite e difficoltà. Ma il motivo dietro l’aggressione è ancora più grave.
Dai documenti emersi e dalla testimonianza di una fonte diretta è emerso che la vittima in qualche modo era esposta perché diretta verso un’area di miniera di pirocloro o comunque avrebbe dovuto incontrare, in zona Rumangabo/Rutshuru/Lueshe, soggetti legati alla filiera del niobio, il rarissimo elemento chimico estratto dal pirocloro. Ebbene, è come se il diplomatico fosse passato sulla linea di tiro, praticamente automatica, di un cecchino infallibile: chi tocca il niobio muore.
Il metallo che brucia a 2.400 gradi, infatti, incendia il mondo.
Quando il missile ipersonico russo Zircon supera Mach 8, c’è un solo elemento che gli permette di non disintegrarsi nell’aria. Non è il titanio. Non è l’acciaio. È qualcosa di più raro, più strategico, più conteso. Un metallo che nasce nelle viscere della terra congolese, in un luogo dove la guerra non finisce mai probabilmente proprio per questa ragione: Lueshe.
È qui, tra le colline, che si intreccia una delle storie più sorprendenti — e inquietanti — della geopolitica moderna. Una storia che parla di miniere dimenticate, di leghe che resistono al fuoco, di compagnie tedesche e siloviki russi, di governi caduti e milizie in armi.
Una storia che può decidere la corsa tecnologica dei prossimi decenni: proprio il niobio.
Il segreto dei velivoli che non devono fondere.
A prima vista, il niobio non impressiona. Non è prezioso come l’oro, oggi vale circa 200 dollari al chilo, non è “sexy” come il litio. Eppure è il metallo che fa volare gli oggetti più veloci mai costruiti dall’uomo.
Le sue leghe resistono oltre i 2.000 °C, mantengono leggerezza e non tradiscono sotto stress. È il materiale che permette a una camera di combustione di non collassare, a un ugello di razzo di non creparsi, a un missile di sopravvivere all’inferno aerodinamico dell’ipersonico. Fino a Mach 20.
Senza niobio, la corsa ai missili ipersonici — la nuova frontiera della deterrenza, della difesa e dell’aggressione militare — si ferma. Non c’è Zircon. Non c’è Avangard. Non c’è Kinzhal, Sarmat. La retorica russa si fermerebbe all’istante. Non c’è nemmeno, certo, la nuova generazione europea di razzi e veicoli spaziali. Ma l’Europa importa legalmente e in trasparenza dal Brasile, mentre per i suoi programmi più segreti la Federazione Russa ha attinto da Lueshe via Uganda e Ruanda.
Per questo l’intero mondo industriale guarda a un piccolo luogo dimenticato dell’Africa orientale.
Lueshe: la miniera che non voleva morire
Negli anni ’80, la miniera di Lueshe era un’anomalia: una “base tedesca” nel cuore dello Zaire di Mobutu, gestita dalla GfE, gigante europeo dei materiali speciali. L’URSS finanziava la resistenza anticoloniale di Patrice Lumumba, cui poi Mosca ha dedicato la sua università per stranieri, quella dove hanno studiato I.R. Sanchez (“The Jackal”) e tanti eroi della guerriglia e del terrore filosovietico poi mandati ad esplorare e sabotare il mondo intero.
Quando esplose la guerra, tutto crollò — ma non Lueshe.
Nel caos della Seconda guerra del Congo, mentre lo Stato si sgretolava, la miniera continuò a produrre. Produceva niobio. Produceva soldi. E attirava l’attenzione dei ribelli, dei governi confinanti, delle intelligence straniere.
A un certo punto, tra il 2000 e il 2004, Lueshe era di fatto controllata da un manager tedesco legato ai gruppi ribelli, che esportava il concentrato attraverso il Ruanda. I camion attraversavano il confine, sparivano nei depositi di Kigali, e da lì il niobio prendeva la strada del mondo: anche Germania, Europa, Stati Uniti.
Poi, dal 2007, arriva un nuovo attore: la Russia.
MidUral, Rosspetssplav, investitori interessati, trattative in penombra. E per diversi anni accade qualcosa di straordinario: praticamente tutto il niobio prodotto in Congo finisce in Russia. Ma al di fuori di ogni controllo, di ogni verifica. Un segreto assoluto.
Proprio mentre Mosca accelera lo sviluppo delle sue armi ipersoniche.
Coincidenza? Non credibile.
Russia, Germania, Cina: tutti vogliono un pezzo di Lueshe, tutti quelli che coltivano una segreta ambizione per l’ipersonico militare.
La storia recente della miniera è un romanzo di spie, infatti.
Tre potenze. Una sola miniera. In mezzo, uno Stato fragile e una regione devastata.
Il niobio come nuova frontiera del conflitto globale
Per comprendere la vera posta in gioco basta guardare a ciò che sta accadendo nel mondo militare.
L’ipersonico è diventato il Santo Graal della deterrenza. Velocità altissime, traiettorie imprevedibili, impossibilità di intercettare.
Per costruirlo servono materiali che non esistono in natura così come sono: vanno creati, studiati, raffinati. E il niobio è il loro cuore.
È per questo che ogni fonte alternativa al Brasile — che controlla il 90% del niobio mondiale — diventa immediatamente un asset geopolitico.
E Lueshe, con le sue colline insanguinate e la sua storia di contrabbandi e potenze straniere, è una delle poche opzioni reali.
Il paradosso del Congo: il metallo del futuro nasce dove il futuro non arriva mai
C’è un paradosso che attraversa tutta questa vicenda:
i metalli che servono a costruire la tecnologia più avanzata del pianeta provengono spesso dai luoghi più poveri, instabili e dimenticati.
Il Congo orientale è l’emblema di questa contraddizione.
Coltan, oro, tantalio, nichel, cobalto, niobio: una ricchezza che non si traduce mai in sviluppo.
Le Nazioni Unite denunciano da anni traffici illegali, milizie finanziate attraverso il contrabbando e il ruolo ambiguo di Stati vicini e investitori stranieri.
Lueshe è tutto questo:
un giacimento che potrebbe rendere il Congo uno dei fornitori più importanti di materiali strategici…
o un’altra ferita.
La corsa all’ipersonico è appena iniziata. Anzi, è iniziata nel 2021, proprio mentre un giovane ambasciatore si interessava di una miniera forse più grande di lui.
Le superpotenze si contendono il cielo a velocità impossibili, e dietro ogni programma c’è la stessa domanda: chi controllerà il niobio nei prossimi vent’anni? Chi ha fatto del Nord Kivu un nuovo campo di battaglia?
La risposta sta già scritta nelle profondità rosse e scure di Lueshe, una miniera che ha trascinato nella sua orbita tedeschi, russi, cinesi, ribelli, governi, compagnie minerarie e potenze militari.
Un luogo piccolo, remoto, quasi dimenticato.
Eppure capace di decidere, in silenzio, il futuro tecnologico del mondo. Alle Tre Antenne, località dove è stato attaccato il convoglio dei diplomatici da ignoti sicari, c’è una targa che ricorda Luca e Vittorio, prime vittime dei missili ipersonici, allora chimera ingegneristica ma che tre anni fa sono stati veramente schierati a sorpresa dalla Russia. Da qui la guerra agli ucraini, la nuova guerra fredda mondiale, la crisi profonda nelle relazioni internazionali.
Intervista a Abdul F. War Dere, segretario del Niobium Monitoring Group Africa –
D: Mr. War Dere, il Monitoring Group quando e dove nasce?
R: L’iniziativa californiana per il Congo a San Francisco creò, con docenti negli U.S.A. nell’ambito degli studi africani e dei Dipartimenti di Ingegneria Elettrica, questo gruppo per seguire i minerali strategici nella regione dei Grandi Laghi. Era il 1998.
D: Che fa il Gruppo?
R: Verifica in alcuni paesi africani, soprattutto DRC, Kenya, Somalia, Sierra Leone, lo status di queste risorse, soprattutto il pirocloro e la columbite.
D: La situazione di scarsa trasparenza a Lueshe è nota?
R: Sì, chi tocca Lueshe muore, questo purtroppo è noto. In Congo le miniere sono gestite con le armi da soggetti molto strutturati e con le spalle coperte, i giochi avvengono a livello geostrategico, la guerra in Nord Kivu non può finire, siamo nel Donbass d’Africa.
D: È noto l’uso del niobio nella nuova corsa agli armamenti?
R: Ufficialmente no. Quali leghe e ceramiche possano sostenere le sfide dei nuovi vettori più veloci del suono e, soprattutto, ipersonici (Mach 5/Mach 20) è un grande segreto custodito con estrema severità dalle grandi potenze. Sappiamo dai giapponesi, che hanno analizzato resti di missili sparati dalla Russia contro l’Ucraina, e da scorie di esperimenti nordcoreani, che leghe e ceramiche con niobio sono la chiave, ma mi creda, è il più grande segreto di questa epoca!
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