29 novembre 1780 – 29 novembre 2025.
Oggi ricordiamo Maria Teresa d’Asburgo, una delle figure più carismatiche e decisive della storia europea. Ultima grande sovrana del secolo dei Lumi, riformatrice tenace, madre di sedici figli e donna di potere in un mondo governato da uomini, Maria Teresa fu l’anima della monarchia asburgica per quarant’anni.
Nel giorno della sua morte, avvenuta a Vienna il 29 novembre 1780, riviviamo il suo straordinario lascito – soprattutto quello che lasciò alla Lombardia e a Milano, uno dei territori prediletti del suo regno.
Nata nel 1717, Maria Teresa diventò sovrana quasi per necessità storica: l’assenza di eredi maschi spinse il padre, l’imperatore Carlo VI, a emanare la Prammatica Sanzione, che le consentì di salire al trono.
La sua ascesa fu contestata e provocò la Guerra di Successione Austriaca. Ma la giovane sovrana resistette, trovò nel popolo ungherese i suoi alleati più fedeli e riuscì a consolidare un impero immenso, multietnico e complesso.
Maria Teresa fu una riformatrice appassionata, sostenuta da consiglieri illuminati come Kaunitz, Haugwitz e van Swieten. Promosse modernizzazione, cultura, efficienza amministrativa, istruzione e sanità pubblica. Pur rimanendo conservatrice in materia religiosa, seppe incarnare un’idea di buona amministrazione che ancora oggi stupisce per lucidità.
Tra tutti i domini italiani degli Asburgo, la Lombardia ebbe un ruolo speciale.
Il governo teresiano considerava Milano un laboratorio politico e amministrativo. E le riforme introdotte qui cambiarono profondamente il volto della città e della regione.
Maria Teresa introdusse in Lombardia un’amministrazione moderna, efficiente, razionale.
Riorganizzò il catasto, uniformò pesi e misure, migliorò la giustizia e fece crescere una nuova classe dirigente formata da funzionari competenti e non più da nobili per diritto.
Il Catasto Teresiano (1718–1760), perfezionato durante il suo regno, è ancora oggi un documento fondamentale della storia amministrativa europea.
Sotto Maria Teresa l’Università di Pavia fu completamente rinnovata.
La sovrana vi chiamò professori di altissima qualità – tra cui Antonio Scarpa e Samuel von Tissot – trasformandola in un centro di eccellenza internazionale.
L’istruzione femminile e popolare furono potenziate, con scuole più diffuse e controllate dallo Stato.
Il governo teresiano considerava Milano una vetrina dell’impero. Alla corte viennese circolava un’espressione significativa: “Milano è la nostra città più italiana e più europea”.
Sotto Maria Teresa:
Era la Milano di Beccaria, dei Verri, del Caffè: una delle culle dell’illuminismo europeo.
La Lombardia divenne un modello agricolo avanzato grazie a: bonifiche, miglioramenti delle colture, incentivi all’allevamento e alla seta, modernizzazione delle infrastrutture rurali.
Maria Teresa e il figlio Giuseppe vedevano nel milanese un territorio indispensabile per l’economia dell’impero.
Nella memoria lombarda Maria Teresa rimane legata a un’idea di monarchia giusta, ordinata, materna.
Non a caso fu spesso ricordata come “la madre benefica”.
La sua presenza si avvertiva nelle riforme, nelle scuole, negli ospedali, in una burocrazia efficiente e rigorosa che migliorò la vita dei sudditi.
Maria Teresa lasciò un impero più moderno, più stabile e più rispettato.
Fu madre di due imperatori, Giuseppe II e Leopoldo II, e di Maria Antonietta, regina di Francia. Dalla sua linea nacque la dinastia degli Asburgo-Lorena, che avrebbe guidato l’Austria fino alla Prima guerra mondiale.
Il suo regno fu un equilibrio sorprendente:
tradizione cattolica e riforme illuministiche,
autorità ferma e spirito materno,
rigore morale e pragmatica capacità di governo.
In Austria, in Ungheria, in Boemia, ma soprattutto in Lombardia, Maria Teresa è ricordata come una sovrana che seppe portare ordine, cultura e progresso.
Molte strade, istituzioni, archivi e leggi lombarde portano ancora la sua impronta.
Il suo nome rimane associato a un’idea di monarchia che non fu solo potere, ma un progetto di civiltà e benessere pubblico.
Nel giorno della sua morte, la sua figura ci invita a riflettere su cosa significhi governare con responsabilità, visione e amore per i propri popoli.
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