Arte

L’isola dei morti di Arnold Böcklin, l’enigmatico dipinto che stregò Adolf Hitler

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Di Jean Olaniszyn

Il 12 novembre del 1940 nello studio della Cancelleria del Reich si incontrano a Berlino tre personaggi che stanno per cambiare la storia: Adolf Hitler, il Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop e il Presidente dei Commissari del Popolo russo Vjačeslav Molotov.

Il motivo dell’incontro è la rettifica del “Patto Molotov-Ribbentrop”, il trattato di non aggressione fra il Reich e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, firmato nell’agosto del 1939. I tre discutono su alcuni punti del trattato da modificare e dalle loro decisioni dipenderà il destino di milioni di persone.

La spartizione pattuita ad Est tra l’orso russo e l’aquila tedesca, ambedue dal forte appetito imperialista, ha permesso alla Germania di condurre con le spalle coperte le vittoriose operazioni ad Ovest, perlomeno fino alla cosiddetta battaglia d’Inghilterra, ossia la fallita “Operazione Leone Marino” per l’invasione del Regno Unito. In quegli anni gli atlanti geografici devono essere aggiornati di continuo, le frontiere sono in costante cambiamento, i cartografi faticano a seguire i movimenti degli eserciti.

Nello studio privato di Adolf Hitler è appesa l’opera “L’isola dei morti”, dell’artista svizzero Arnold Böklin (Basilea,1827 – San Domenico di Fiesole, 1901), il dipinto preferito dal Führer che lo aveva acquistato in un’asta a Berlino nel 1933: si tratta della terza versione del dipinto, realizzato da Böklin nel 1883 per il mercante Gurlitt il quale lo aveva venduto l’anno successivo a Frau Tina Schoen-Renz di Worms, finito cinquant’anni dopo nella famosa asta.

Immaginiamo insieme il banditore d’asta che raccoglie le offerte, su un cavalletto l’oggetto del desiderio di molti, con il suo mistero, la sua atmosfera funerea, la sua carica ipnotica. La quotazione del pezzo sale, è una pila sempre più vertiginosa di Reichsmark. Ad un certo punto, dal fondo della sala si alza una mano di un uomo, il banditore fulminato, balbetta ”ma che sorpresa”…. È apparso Hitler in abiti civili, guanti di pelle stretti nella mano sinistra e l’altra mano sollevata a indicare la sua offerta che non si può ribattere. Il martello del battitore si ferma: “aggiudicato al nostro Führer”.

Le cinque versioni dell’Isola dei morti

Arnold Böklin, dal 1880 al 1886, realizzò cinque versioni del famoso dipinto, che inizialmente aveva titolato “Die Gräberinsel” (L’isola dei sepolcri).

Il titolo “Toteninsel” (L’isola dei morti) venne attribuito all’opera dal mercante d’arte Fritz Gurlitt nel 1883 quando Böklin realizzò la terza versione dell’opera.

Prima versione, realizzata nel mese di maggio 1880, olio su tela, cm 111×155, committente Alexander Günther. L’opera oggi si trova al Kunstmuseum di Basilea.

Seconda versione, realizzata nel mese di giugno 1880, committente Marie Berna Contessa von Oriola, olio su tavola, cm 74×122. L’opera oggi si trova al The Metropolitan Museum of Art di New York.

Terza versione, realizzata nel 1883, olio su tavola, cm 80×150, committente Fritz Gürlitt. L’opera oggi si trova alla Nationalgalerie di Berlino.

La terza versione del dipinto che mostra nella parete rocciosa a destra la sigla dell’autore “A.B.”, realizzata nel 1883 per il mercante Gürlitt da lui venduta a Frau Tina Schoen-Renz di Worms, finì in un’asta a Berlino nel 1933. A fare l’offerta finale comparve fra gli sguardi sbigottiti dei presenti il Führer in abiti civili il quale ossessionato dal dipinto lo voleva assolutamente possedere. L’opera è quella della fotografia alla Cancelleria del Reich.

Il 2 maggio 1945 i sovietici conquistano Berlino e quando scendono all’interno del bunker di Hitler, si trovano davanti all’enigmatico dipinto e lo prendono come bottino di guerra. L’opera rimane in Russia fino al 1979 quando, grazie alla diplomazia tedesca a Mosca, viene riportato a Berlino, dove oggi si può ammirare alla Nationalgalerie di Berlino.

Quarta versione, realizzata nel 1884, olio su rame, cm 81×151, committente Heinrich Tyssen-Bornemisza. Questo dipinto, ubicato all’epoca nell’edificio della  Commerzbank Aktiengesellschaft situato all’angolo tra Behrenstrasse 46 e Charlottenstrasse 47 a Berlino, è stato distrutto nel 1944 durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Ne rimane una cartolina in bianco e nero.

Quinta versione, 1886, olio su tavola , cm 80×150, l’opera oggi si trova al Museum der bildenden Künste, Leipzig.

L’isola dei Morti, all’epoca vero ‘best seller’ della pittura, fu duplicata o imitata  in centinaia di riproduzioni che ne divulgarono l’innovativa carica simbolica in tutta Europa che ispirò molti artisti, ma anche poeti, musicisti e letterati ne rimasero affascinati. Gabriele D’Annunzio, dopo averlo visto, ne volle una riproduzione nella sua camera e nel giardino della sua villa sul lago di Garda piantò cipressi sull’esempio di quelli dipinti da Böklin sull’isola misteriosa. Sigmund Freud, che possedeva molte riproduzioni del dipinto, ci vide la proiezione dei desideri latenti, inconsci. Sergej V. Rachmaninov nel 1909 realizzò il poema sinfonico “L’isola dei morti”.

Ma anche uomini di Stato ne furono soggiogati, oltre al citato Hitler che possedeva un originale, ne avevano una copia appesa nei loro studi Lenin e Georges Clemenceau, primo ministro francese dal 1906 al 1909 e dal 1917 al 1920. Clemenceau fu tra l’altro uno degli artefici del trattato di Versailles firmato a Parigi nel 1919 che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale. In quell’occasione Ferdinand Foch, ufficiale francese al comando delle forze dell’Intesa sul fronte occidentale nella prima guerra mondiale, ebbe profeticamente a dire: «Questa non è una pace, è un armistizio per vent’anni».

L’isola dei Vivi

Nel 1888, Böklin dipinse un quadro dal titolo “Die Lebensinsel” (L’isola dei vivi). L’opera raffigura una piccola isola gremita di palme, cigni, creature marine e molti segni della gioia e della vita. Il dipinto, olio su tavola, cm 93×40, si trova oggi al Kunstmuseum di Basilea.

Da quale paesaggio prese ispirazione Böklin per i suoi dipinti?

Secondo il critico d’arte Hans Holeweg il luogo naturale più simile a quello del quadro sarebbe l’isola di San Giorgio nelle Bocche di Cattaro, insenatura sulla costa dalmata del mare Adriatico.

Molti altri studiosi si sono cimentati nel riuscire a riconoscere il luogo che avrebbe ispirato Böklin per il suo dipinto “L’isola dei morti”, si citano il Cimitero degli Inglesi di Firenze, l’isola greca di Pontikonissi presso Corfù, l’isola di Capri, il Castello Aragonese di Ischia, l’isola di Ponza. Ma viene sovente citato anche un altro luogo altrettanto misterioso: le rovine dei Castelli di Cannero (oggi restaurati) sul Lago Maggiore (luogo che dista una ventina di chilometri da Porto Ronco in Svizzera).

Isole di Brissago e Casa Monte Tabor a Porto Ronco

Si cita spesso Porto Ronco perché ci sono dei ricercatori che hanno individuato come elemento di ispirazione per il dipinto “L’isola dei morti”, le Isole di Brissago che si trovano sulla parte svizzera del Lago Maggiore, di fronte a Porto Ronco dove è stata costruita la famosa Villa Monte Tabor acquistata nel 1931 dallo scrittore Erich Maria Remarque (nato il 22 giugno 1898 a Osnabrück e morto a Locarno il 25 settembre 1970), e dove trascorse gli ultimi anni della sua vita con Paulette Goddard, sua seconda moglie, sposata nel 1958.

Non è chiaro quando e da chi fu costruita la casa, sicuramente edificata prima del 1905. La “Casa Monte Tabor” in origine era considerevolmente più piccola, costituita solo da un seminterrato basso costruito direttamente sulla roccia e da un piano superiore con tre stanze adiacenti di pari dimensioni, rivolte verso il lago. Probabilmente intorno al 1920 (la prima iscrizione nel catasto risale a questo periodo) la casa fu ampliata sia in larghezza che in altezza. 
Il secondo proprietario della casa, prima che l’acquistasse Remarque, è stato il pittore svizzero Eduard Rüdisühli (1875–1938), che la utilizzò come casa di vacanza dal 1905 al 1915 e nel 1910 dipinse un quadro dal titolo "Castello Monte Tabor". 

Ma prima del pittore Rüdisühli chi ha abitato la costruzione sulla roccia sul lago, di fronte alle Isole di Brisaago? Alcune fonti, in particolare la “Deutsche Biographische Enzyklopädie”, indicano che la costruzione primigenia fu fatta edificare dal celebre pittore basilese Arnold Böcklin prima di raggiungere Fiesole.

La notizia, non verificata, apre comunque a una serie di considerazioni. In effetti, al di là della sua incerta veridicità la presenza del pittore di Basilea sulle coste del Lago Maggiore e proprio in quel punto, pone alcuni interrogativi sulla contemplazione del paesaggio circostante: dalla casa, infatti, si gode una bella vista delle Isole di Brissago e forse non è azzardato pensare che “L’isola dei morti” dipinta da Böcklin sia stata in qualche modo ispirata da questo paesaggio.

Berlino, Nuova Cancelleria del Reich, studio privato di Hitler, 13 novembre 1940: Molotov (Commissario agli Esteri dell’Unione Sovietica dal 1939 al 1949) di profilo accanto al Führer Adolf Hitler, con sullo sfondo appeso al muro la terza  versione dell’Isola dei morti dell’artista svizzero Arnold Böcklin.

Arnold Böklin, “L’isola dei morti”, Prima versioneprima versione, maggio 1880, l’opera oggi si trova al Kunstmuseum di Basilea.

Arnold Böklin, “L’isola dei morti”, seconda versione, giugno 1880, l’opera oggi si trova al The Metropolitan Museum of Art di New York.

Arnold Böklin, “L’isola dei morti”, terza versione, 1883, l’opera oggi si trova alla Nationalgalerie di Berlino. È quella appartenuta a Hitler, fotografata alla Cancelleria del Reich.

Arnold Böklin, “L’isola dei morti”, quarta versione, 1884, opera distrutta dai bombardamenti del 1944 durante la Seconda guerra mondiale. Ne rimane una cartolina in bianco e nero.

Arnold Böklin, “L’isola dei morti”, quinta versione, 1886, l’opera oggi si trova al Museum der bildenden Künste, Leipzig.

Nel 1888, Arnold Böklin dipinse un quadro dal titolo “Die Lebensinsel” (L’isola dei vivi), l’opera oggi si trova al Kunstmuseum di Basilea.

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