oma, anni Trenta. È un’estate torrida, e nella zona borghese di via Merulana, elegante ma brulicante di vita, si consuma un mistero torbido e sanguinoso. Tutto comincia con un furto in casa della signora Menegazzi, un’appartenente alla buona società romana. Le vengono sottratti preziosi gioielli, ma il fatto, di per sé, sembra poca cosa rispetto a quello che accade pochi giorni dopo nello stesso palazzo.
Nella casa al quinto piano, viene trovata morta la signora Liliana Balducci, una donna rispettata e benvoluta, sposata a un funzionario di Stato. È stata uccisa brutalmente, e la scena del delitto è un pasticcio di sangue, dolore e mistero — un pasticciaccio brutto, come lo chiamerebbe il popolo romano.
A indagare è il commissario don Ciccio Ingravallo, detto “don Ciccio”, un meridionale colto e riflessivo, dalla mente acuta ma tormentata. Crede che dietro ogni evento non ci sia mai una sola causa, ma un intreccio di circostanze, di colpe condivise, di casualità che si sommano fino a creare la tragedia. È un filosofo dell’investigazione, più che un semplice poliziotto.
Ingravallo si muove in un mondo affollato: coinquilini, domestiche, portieri, cugine, fidanzati, amanti. Tutti parlano, tutti sanno qualcosa, nessuno dice la verità intera. L’indagine si complica, si ingarbuglia come un gomitolo di fili colorati. Ogni pista si apre per poi chiudersi, ogni sospetto sembra fondato e infondato allo stesso tempo. E più Ingravallo cerca la chiarezza, più il caso gli sfugge.
Gadda intesse un mosaico di voci e di linguaggi — il dialetto romano, il burocratese, il linguaggio colto e quello popolare — per restituire la realtà caotica di una città e di un’umanità multiforme. Il delitto diventa così il pretesto per esplorare l’Italia fascista, i suoi tic, le sue ipocrisie, la sua confusione morale.
Alla fine, il mistero non si risolve pienamente. Il colpevole rimane nell’ombra, perché ciò che interessa a Gadda non è la soluzione del giallo, ma il disordine profondo del mondo, il groviglio di passioni e miserie che rende impossibile ogni verità definitiva.
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