Nella Francia inquieta dei primi anni del Quattrocento, il potere non era saldo nelle mani del re. Carlo VI, sovrano di Francia, era preda di improvvise e terribili crisi di follia: a volte non riconosceva i suoi stessi familiari, altre vagava come un’ombra, incapace di governare. In quel vuoto di autorità, i principi del sangue si contendevano il regno.
Tra loro spiccava Luigi d’Orléans, fratello del re, uomo ambizioso e raffinato, sposato con Valentina Visconti, principessa di Milano. Valentina portava con sé l’eleganza e l’intelligenza della corte viscontea; amava profondamente il marito e ne condivideva il destino politico, attirandosi però anche l’odio dei suoi nemici.
Il più pericoloso era Giovanni senza Paura, duca di Borgogna. Tra Luigi e Giovanni la rivalità divenne feroce: entrambi pretendevano di governare in nome del re folle. L’intrigo si fece complotto, e il complotto divenne sangue.
La sera del 23 novembre 1407, per ordine del duca di Borgogna, Luigi fu assalito a Parigi da uomini armati. Le spade calarono senza pietà. Il fratello del re morì sul selciato, mentre la città taceva. Valentina Visconti, distrutta dal dolore, non smise mai di chiedere giustizia; ma morì pochi anni dopo, consumata dalla perdita.
Da quell’assassinio nacque una guerra civile: Armagnacchi contro Borgognoni, francesi contro francesi, mentre gli Inglesi osservavano e attendevano.
Dodici anni più tardi, nel 1419, la violenza tornò a reclamare il suo tributo. Giovanni senza Paura, l’uomo che aveva ordinato la morte di Luigi, accettò un incontro di pace con il delfino Carlo sul ponte di Montereau. Ma anche lì l’inganno prevalse: il duca di Borgogna fu ucciso a sua volta, colpito dagli uomini del delfino.
Il cerchio del sangue si chiuse, ma le conseguenze furono devastanti. I Borgognoni, assetati di vendetta, si allearono con gli Inglesi, e la Francia sprofondò ancora di più nel caos della Guerra dei Cent’Anni.
Così, da una notte del 1407 a un ponte nel 1419, il destino del regno fu segnato da follia, tradimento e assassinio.
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