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l’ex First Lady della corea del Sud denunciata: Kim Keon-hee tra arte, cultura e corruzione

La Corea del Sud vive uno dei momenti più delicati della sua storia politica recente. Kim Keon-hee, moglie dell’ex presidente Yoon Suk Yeol, è stata formalmente accusata dai procuratori di aver accettato tangenti di lusso e di aver interferito negli affari dello Stato, in un’inchiesta che ha messo a nudo le fragilità istituzionali del Paese.

È importante chiarire subito un punto: Kim Keon-hee non è più first lady. Con la destituzione di Yoon Suk Yeol dalla presidenza, avvenuta dopo il fallito tentativo di imporre la legge marziale nel dicembre scorso, Kim ha perso automaticamente il suo status istituzionale. Tuttavia, continua a essere indicata nei media come “ex first lady” per il peso simbolico e politico che il suo ruolo ha avuto.

Secondo l’accusa, Kim avrebbe ricevuto tangenti per un valore complessivo di circa 377 milioni di won (oltre 260.000 dollari), sotto forma di beni di lusso: due borse Chanel, una collana Graff, una borsa Dior, un orologio di pregio e un dipinto del celebre artista minimalista sudcoreano Lee Ufan. Parte di questi doni proverrebbe dal leader della Chiesa dell’Unificazione, organizzazione spesso descritta come settaria e già oggetto di controversie politiche e giudiziarie.

I procuratori sostengono che Kim Keon-hee non si sia limitata ad accettare regali, ma abbia agito dietro le quinte per influenzare decisioni pubbliche, incluse presunte interferenze nelle elezioni parlamentari. Il procuratore Min Joong-ki ha parlato di istituzioni “gravemente minate dagli abusi di potere”, mentre il procuratore Kim Hyung-geun ha accusato l’ex first lady di aver operato “al di fuori di ogni controllo democratico, lontano dalla vista dei cittadini”.

Particolarmente grave, secondo l’accusa, è il rapporto con la Chiesa dell’Unificazione, che avrebbe portato a una violazione del principio costituzionale di separazione tra religione e Stato. Per questo motivo, all’inizio di dicembre i pubblici ministeri hanno chiesto per Kim Keon-hee 15 anni di carcere e una multa di due miliardi di won, sostenendo che si fosse “posta al di sopra della legge”.

Kim Keon-hee ha respinto tutte le accuse. Nella sua ultima testimonianza ha definito le imputazioni “profondamente ingiuste”, pur ammettendo di aver commesso “molti errori” alla luce del ruolo e delle responsabilità che le erano state affidate. Anche Yoon Suk Yeol ha negato di essere stato a conoscenza delle transazioni contestate, una versione che gli inquirenti hanno definito poco credibile.

Il contesto rende il caso ancora più esplosivo. Yoon Suk Yeol è stato rimosso dall’incarico e arrestato con l’accusa di insurrezione — accusa che nega — diventando il primo ex presidente sudcoreano detenuto insieme alla moglie. Un evento senza precedenti che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e la fiducia nelle élite politiche.

Quando sarà processata Kim Keon-hee?
Il tribunale di Seul è chiamato a pronunciarsi il 28 gennaio, data fissata per la sentenza. Quel giorno potrebbe segnare uno spartiacque non solo per il destino personale dell’ex first lady, ma anche per il modo in cui la Corea del Sud affronta il rapporto tra potere, trasparenza e responsabilità pubblica.

Il processo a Kim Keon-hee non è soltanto un caso giudiziario: è uno specchio delle tensioni che attraversano una democrazia avanzata, chiamata ora a dimostrare che nessuno — nemmeno chi ha abitato i palazzi del potere — è al di sopra della legge.

Con oltre cinquant’anni, Kim Keon-hee è diventata una delle First Lady più osservate e discusse della Corea del Sud contemporanea. Non solo per il ruolo istituzionale che ricopre accanto al presidente, ma per un profilo personale e professionale che intreccia arte, cultura, comunicazione e impegno pubblico, in un Paese dove la figura della consorte presidenziale è spesso sottoposta a un’attenzione intensa e talvolta implacabile.

Nata nel 1972, Kim Keon-hee ha costruito fin da giovane la propria identità attorno al mondo dell’arte. Ha studiato pittura all’Università di Kyonggi, approfondendo poi la formazione in educazione artistica e design in diverse università sudcoreane. A questo percorso creativo ha affiancato studi in amministrazione aziendale presso l’Università Nazionale di Seul, segno di un approccio che unisce sensibilità estetica e competenze gestionali. Questa doppia anima — artistica e manageriale — ha caratterizzato l’intera sua carriera.

Prima di entrare nella scena politica come First Lady, Kim Keon-hee ha lavorato come insegnante e successivamente come dirigente nel settore culturale. In qualità di direttrice esecutiva di Cobana Contents, un’azienda impegnata in progetti legati all’arte e alla cultura, ha promosso mostre, eventi e iniziative volte a valorizzare il dialogo tra creatività, pubblico e mercato. Questa esperienza l’ha resa una figura atipica rispetto all’immagine tradizionale della consorte presidenziale, più vicina al mondo della produzione culturale che a quello della politica in senso stretto.

Dal suo ruolo istituzionale, Kim Keon-hee ha scelto di continuare a muoversi su terreni a lei familiari. Ha sostenuto iniziative legate alla tutela del patrimonio artistico, alla promozione della cultura e alla protezione degli animali, temi che intercettano una sensibilità crescente nella società sudcoreana. In un Paese fortemente tecnologico e orientato al futuro, la valorizzazione delle radici culturali e dell’etica della cura diventa anche un messaggio simbolico, affidato spesso a figure che non esercitano un potere formale ma incarnano un ruolo rappresentativo.

Allo stesso tempo, la sua esposizione pubblica l’ha resa oggetto di critiche, polemiche e scrutinio mediatico, riflettendo le tensioni che attraversano la Corea del Sud contemporanea. Kim Keon-hee incarna così una First Lady moderna, lontana dall’immagine puramente cerimoniale: una donna con un passato professionale definito, una forte identità culturale e una presenza che suscita consenso e controversia.

Kim Keon-hee rappresenta una figura emblematica del rapporto tra cultura e potere nella Corea del Sud di oggi. Attraverso l’arte, la comunicazione e l’impegno simbolico, il suo ruolo contribuisce a ridefinire cosa significhi essere First Lady in una democrazia avanzata, dove anche la dimensione culturale diventa parte integrante del discorso pubblico

Relatore

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