Non sembrano fermarsi le impiccagioni in Iran dove oggi undici membri del gruppo estremista sunnita Jundullah (Soldati di Dio) sono stati impiccati a Zahedan, nel sud-est dell’Iran. Lo riferisce l’agenzia Irna.
La donna era stata riconosciuta colpevole di avere ucciso quattro anni fa il proprietario della casa in cui viveva in affitto con il marito e le due figlie. Tra il febbraio del 2008 e il maggio del 2009 aveva invece strangolato cinque anziane donne per impossessarsi dei loro averi in denaro.
Salgono così a 151, secondo notizie di stampa, le persone messe a morte dall’inizio dell’anno in Iran, il Paese con il più alto numero al mondo di esecuzioni capitali in rapporto alla popolazione. Nella Repubblica islamica la pena di morte è prevista per numerosi reati, quali l’omicidio, la rapina a mano armata, il traffico di droga, lo spionaggio e la violenza sessuale. Ma può essere applicata, anche se raramente avviene, anche per i colpevoli di adulterio e di omosessualità.
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