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La rottura con l’Egitto stravolge la diplomazia USA

Il 2 febbraio il governo degli Stati Uniti ha ufficialmente interrotto il suo rapporto di collaborazione e amicizia con l’Egitto di Hosni Mubarak, chiedendo al presidente egiziano di cessare la repressione contro i manifestanti e di pensare ad una transizione del potere.

Gli Stati Uniti, che stando ai file di WikiLeaks stanno dietro le proteste popolari in Egitto, hanno dunque preso una posizione chiara, ma sicuramente non priva di conseguenze per la diplomazia americana. Mubarak è sempre stato il più fedele alleato di Washington nel mondo arabo.
Al contempo, con le dichiarazioni di Obama il governo di Washington si è trovato a dirigere la posizione dei dirigenti europei.
Il 3 febbraio il presidente francese Nicolas Sarkozy si è allineato sulla posizione americana chiedendo a Mubarak una transizione politica immediata e senza violenze. Dopo di lui è stata la volta di altri dirigenti europei e di una dichiarazione congiunta sulla necessità di un nuovo regime nel paese nord africano.

La posizione assunta da Obama non è stata presa alla leggera. Domenica 30 gennaio il presidente aveva inviato al Cairo l’ex ambasciatore in Egitto Franck Wisner e aveva convocato alla Casa Bianca una decina di specialisti della regione.
L’ex presidente George Bush (padre) aveva contattao Mubarak, suo alleato nella guerra del Golfo degli anni novanta e gli aveva chiesto di pensare ad una transizione di potere. A quel punto Mubarak aveva annunciato in televisione che non si sarebbe ripresentato alle elezioni presidenziali previste per l’autunno.
Parole che il popolo egiziano aveva ritenuto insufficienti e le proteste erano proseguite con maggiore violenza e intensità. A quel punto Obama aveva deciso di prendere una posizione chiara e il 2 febbraio chiedeva chiaramente a Hosni Mubarak di andarsene.

Come detto, la posizione presa da Obama stravolge completamente la politica americana nel Medio Oriente. I motivi più ovvi sono il proseguimento o meno degli sforzi diplomatici da parte del successore di Mubarak per il processo di pace fra israeliani e palestinesi, la posizione degli islamici, con un’eventuale presa di potere dei Fratelli musulmani. Due questioni con cui gli Stati Uniti si troveranno inevitabilmente confrontati.

Il sito Slate.com si fa ironico e commenta “Se gli Stati Uniti sanno essere buoni amici con l’Arabia Saudita di sicuro troveranno il modo di andare d’accordo con un governo di estremisti islamici.”

(Fonte: Le Monde.fr)

Redazione

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