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Mense scolastiche nella città di Lugano. Michele Bertini

Recentemente il Municipio di Lugano ha deciso di riesaminare i criteri di accesso alle mense scolastiche e al doposcuola. Secondo la regolamentazione vigente sono ammessi alle mense pubbliche unicamente coloro che provengono da una famiglia monoparentale e coloro i cui genitori lavorano, a condizione che il reddito annuo di entrambi non superi i 130’000 franchi. Tocca ora all’amministrazione presentare entro la fine del corrente anno proposte di modifica dell’attuale regolamentazione che saranno poi discusse dal Municipio e se necessario dal Consiglio Comunale.

Condivido questa decisione auspicata anche da una petizione recentemente presentata al Municipio e sottoscritta da 900 genitori, tuttavia trovo vi siano alcuni aspetti che andranno puntualizzati e tenuti in considerazione al momento che si deciderà sulle nuove condizioni d’accesso alle mense, ai doposcuola e all’orario prolungato per la scuola dell’infanzia. Una società che guarda al futuro deve garantire quelle condizioni che permettano alle famiglie di meglio conciliare esigenze familiari e lavorative. Anche dove non sussiste l’esigenza finanziaria di un doppio reddito è giusto e logico che entrambi i genitori possano svolgere la professione per la quale si sono formati, spesso compiendo parecchi sforzi. Non bisogna concepire il lavoro unicamente come fonte di reddito: esso è prezioso per le esperienze, i contatti e la messa in pratica delle conoscenze acquisite durante la formazione. Tuttavia, bisogna essere intransigenti con un principio che a mio parere è fondamentale.

La responsabilità educativa dei figli spetta in primo luogo alla famiglia e non allo Stato attraverso la scuola, le mense, i doposcuola, le scuole montane ecc. Questi servizi non devono facilitare la delega degli oneri educativi dai genitori alla comunità; essi devono essere di complemento e di aiuto alla presenza di genitori che si assumono a fondo le proprie responsabilità famigliari ed educative.

Bisogna avere fiducia nelle famiglie e sono convinto che la maggior parte delle famiglie che faranno capo ai servizi pubblici per quanto riguarda le mense e i doposcuola lo fanno perché effettivamente costrette e non perché questa rappresenta una scelta di comodo. Per quanto riguarda le strutture – che evidentemente devono essere adeguate all’accoglienza di bambini e alle loro esigenze pedagogiche – bisognerà forse osare nel trovare soluzioni che a prima vista non rientrano in considerazione quali collaborazioni e partenariati tra pubblico e privato e con coraggio valutare eventuali collaborazioni con le numerose case per anziani per delle mense comuni. In questo modo si favorirebbe pure lo scambio tra le generazioni.

Michele Bertini, consigliere comunale PLR Lugano

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Redazione-cro

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  • L'equivoco sulla responsabilità educativa dei figli demandata alla scuola è tale da anni e non c'entra nulla il doposcuola, le mense, ecc ecc. I docenti devono formare, le famiglie educare.
    Il problema sono i genitori, quando sono due se va bene. Caro Bertini, l'istituzione di mense e doposcuola sono servizi d'avanguardia, ma anche un passo obbligatorio per una società che è mutata molto. Orari d'apertura di negozi, servizi pubblici, servizi privati, ecc ecc tutto questo necessita di interventi d'accompagnamento "sociali" ergo non comportano profitti. Quindi indistintamente tutti devono poter accedere a queste opportunità offerte dal "pubblico".

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