Il prestito da 78 miliardi di euro scaturisce da un mese di trattative tra Unione europea e Fondo monetario internazionale sulle modalità di operare il salvataggio finanziario. Il premier portoghese dimissionario Josè Socrates lo ha definito un accordo che salverà il Portogallo.
L’importante cifra sarà ripartita su tre anni e comporta l’obbligo del risanamento dei conti pubblici, un risanamento più graduale di quello che era stato considerato dal governo di Lisbona. Il deficit dovrà essere ridotto al 5.9% del Prodotto interno lordo nel corso di quest’anno, al 4.5% il prossimo anno e rientrare nei limiti fissati dal trattato di Maastricht (3%) nel 2013. Il governo portoghese si era invece impegnato a portare il deficit al 4.6% entro la fine del 2011, al 3% nel 2012 e al 2% nel 2013.
L’aiuto finanziario comporta un programma di riassestamento che combina misure di austerità e riforme strutturali, il tutto programmato in modo da non soffocare l’economia del paese.
Il premier Socrates ha categoricamente smentito le voci avanzate dai media su una serie di presunte misure: soppressione di una parte dei salari di funzionari e pensionati, riduzione del salario minimo, licenziamenti nella funzione pubblica, privatizzazione della banca Caixa Geral de Depositos.
L’esempio della Grecia, che fatica ad uscire dalla recessione dopo un anno di austerità e di aiuto finanziario non è stato considerato per la concessione del prestito. Socrates ha tenuto a precisare che la situazione dei due paesi è diversa: “Il Portogallo non ha truccato i conti pubblici come ha fatto la Grecia – ha detto – né soffre di una crisi bancaria e immobiliare. Le istituzioni internazionali hanno riconosciuto che la nostra situazione si distanzia da quella di altri paesi.”
Un alto responsabile dell’UE ha dichiarato che il Portogallo soffre comunque di un’economia mediocre e di una crescita disperatamente debole. Senza dimenticare la crisi politica innescata dalle dimissioni del governo di Josè Socrates lo scorso mese di marzo (le elezioni legislative si terranno il 5 giugno). Da allora la pressione degli investitori è andata aumentando e sui mercati il debito del Portogallo sottostà a tassi proibitivi. Per Lisbona era urgente concludere un accordo prima del 15 giugno, quando scadrà il rimborso dei 4.9 miliardi di euro di debiti.
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