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La politica è molto più di un semplice esercizio contabile – Giovanni Jelmini

Il PPD intende esaminare, approfondire e discutere il corposo documento – quasi 300 pagine – presentato recentemente dal Consiglio di Stato e concernente le linee direttive e il piano finanziario per la legislatura 2012-2015.

Queste mie prime riflessioni vogliono essere unicamente uno spunto per la discussione che avremo prossimamente all’interno del partito e in particolare con il gruppo parlamentare.
Personalmente, condivido le intenzioni del Governo di tenere sotto controllo il debito pubblico, per evitare di mettere in difficoltà il Cantone e di ridurre la possibilità di progettare e realizzare le opere necessarie per il suo futuro sviluppo.
Sottoscrivo anche l’idea di una normativa volta a promuovere un’efficace disciplina finanziaria. Questo strumento, che ha permesso alla Svizzera, rispetto alla maggior parte degli Stati europei, di contenere i disagi finanziari nei momenti di difficoltà, consente inoltre di evitare misure d’urgenza e interventi drastici, spesso improvvisati, di contenimento delle uscite nei periodi di crisi (si pensi a cosa sta capitando fuori dai nostri confini).
L’introduzione del cosiddetto freno ai disavanzi pubblici potrebbe poi indurre finalmente Governo e Parlamento a fare una riflessione sulla necessità e sulla sostenibilità di alcuni servizi, rispettivamente sull’opportunità di delegare alcuni compiti ai privati in grado di assolverli con minori costi.
Si tratta di quell’esercizio – chiamato revisione dei compiti dello Stato e richiesto da molti e da tempo – che non si sa per quale motivo non riesce mai a decollare.
Premesso quanto sopra, la politica non può e non deve evidentemente limitarsi a far quadrare i bilanci dello Stato.
La politica deve anche progettare, deve fare uno sforzo per capire su quale tessuto economico occorre investire nei prossimi anni e nei prossimi decenni per garantire al Cantone una certa crescita e una certa forza competitiva.
È quindi necessario dotarsi di un contesto dove la politica e le istituzioni possano discutere con le parti che operano e che lavorano sul territorio, coinvolgendo gli istituti di formazione e di ricerca. Un forum cantonale – è l’idea che abbiamo proposto nel mese di settembre dello scorso anno – dove il Consiglio di Stato, i rappresentanti dei partiti, dei Comuni, delle associazioni economiche e sindacali, con il coinvolgimento dell’USI e della SUPSI, possano valutare le conseguenze dell’attuale crisi economica e discutere ed elaborare un piano di rilancio dell’economia, promuovendo il territorio ticinese e le condizioni quadro favorevoli che il Ticino può offrire per attirare aziende e attività imprenditoriali necessarie per creare opportunità occupazionali.
Si tratta, per fare qualche esempio, di rivedere, adeguandole, le norme di promovimento economico cantonale, di mettere in atto misure nell’ambito fiscale e della formazione volte a rendere economicamente competitivo il nostro territorio, di realizzare misure in favore dell’economia e dell’occupazione e di proporre incentivi alle aziende e agli artigiani locali che spesso sono penalizzati dalla concorrenza estera.

In un recente comunicato il PLRT dopo aver espresso la sua condivisione – invero un po’ acritica – per l’impostazione data al programma di legislatura, ha manifestato la disponibilità “di incontrarsi con tutte le forze politiche per discutere e cercare soluzioni condivise”.
Il PPD non solo è disposto a discutere e a confrontarsi con tutte le forze politiche ma, come detto sopra, chiede che la discussione venga estesa anche ai rappresentanti dei Comuni, dell’economia, dei lavoratori e di chi opera nella formazione per avere un quadro più completo del momento che stiamo attraversando e soprattutto per capire quali misure dobbiamo adottare per promuovere e a far crescere il nostro Cantone.
La politica è infatti molto di più di un semplice esercizio contabile.

Avv. Giovanni Jelmini, presidente PPD Ticino

Redazione

View Comments

  • E bravo Giovanni Jelmini che si dimostra un vero presidente per il PPD, dopo i tempi cupi del "Bacheta" :-| .
    Appunto, poca progettualità nelle 300 e più pagine del documento governativo.Intanto la revisione dei compiti dello Stato, giace in qualche cassetto di un pigro funzionario e il governicchio del conclave, si limita a far quadrare le cifre di bilancio, quando invece sarebbe chiamato, specie in tempi economici difficili ad investire con giudizio per assicurare al Cantone competitività e crescita.
    Ma se la politica deve essere molto di più di un semplice esercizio contabile, perché mai al DFE poltrisce un aiuto contabile piuttosto che un(a) vero(a )ministro(a) con maggior senso dello Stato?

    • La revisione dei compiti dello Stato non può essere fatta, come da te auspicato, da un ministro con maggior senso dello Stato. Ce ne vorrebbe uno con minor senso dello Stato e più amore per la libertà dei cittadini.

      Ecco la mia revisione dei compiti dello Stato:

      "Sia noto dunque a tutti, che gli uomini della valle di Uri, la comunità della valle di Svitto e quella degli uomini di Nidvaldo, considerando la malizia dei tempi ed allo scopo di meglio difendere e integralmente conservare sé ed i loro beni, hanno fatto leale promessa di prestarsi reciproco aiuto, consiglio e appoggio, a salvaguardia così delle persone come delle cose, dentro le loro valli e fuori, con tutti i mezzi in loro potere, con tutte le loro forze, contro tutti coloro e contro ciascuno di coloro che ad essi o ad uno d'essi facesse violenza, molestia od ingiuria con il proposito di nuocere alle persone od alle cose"

      “N’attendre de l’État que deux choses : liberté, sécurité. Et bien voir que l’on ne saurait, au risque de les perdre toutes deux, en demander une troisième”

      • E' altamente impropria la citazione del Patto del Grütli per sostenere le tue assurde tesi. :mrgreen:
        Sei qui da 30 anni (mi sembra di averlo letto da qualche parte) ma su come è maturata la democrazìa da noi nel corso dei secoli mi sembra che tu non abbia capito molto.
        Concepisci un modello di società che non sarebbe accettato da nessuno.

          • Non oso pensare cosa nascerebbe (rispettivamente maturerebbe) in un regime liberista ! :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

          • Ti ringrazio per il tuo post delle 13:14 perché mi ha ispirato una massima che sarà ricordata nella storia del pensiero liberista internazionale :lol:

            Allora, pronti ... via!

            L'EVOLUZIONE DI UNA DEMOCRAZIA LA SI MISURA SOLO DAL GRADO DI RISPETTO DELLA PROPRIETÀ PRIVATA DEL POPOLO CHE LA ESERCITA

            In tal senso ho i miei dubbi che dal 1291 a oggi ci sia stata in Svizzera un'evoluzione della democrazia. C'è stata invece un evoluzione del socialismo. Questo è indubbio.

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