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Niente democrazia per i paesi arabi. Tutt’al più una benevola dittatura

Un recente sondaggio condotto in Libia dalle università di Oxford e Bengazi rivela che il 15% delle 2’000 persone intervistate (non si conosce la loro età né l’estrazione sociale o la professione) vorrebbe un paese democratico nel minor tempo possibile.
Il 50% degli intervistati vorrebbe alla guida del paese un leader o gruppo forte, sull’esempio della dirigenza del defunto colonnello Muammar Gheddafi. Il 16% si dice pronto a ricorrere alla violenza per fini politici.

Un sondaggio che smonta l’immagine della primavera araba come lotta per la democrazia idealizzata dai media europei e dai promotori dell’intervento armato in Libia.
I politici europei lo hanno già capito. Il francese Bernard-Henri Levy, ideologo dell’intervento francese contro Gheddafi, nei suoi discorsi a favore di un intervento armato in Siria adesso non menziona più la parola “democrazia”.
Nemmeno il Front National di Marine Le Pen si è lasciato sfuggire l’occasione e ha ribadito con forza la sua contrarietà all’intervento in Siria, fedele alla dottrina del differenzialismo culturale secondo cui gli arabi non sono all’altezza della democrazia e una dittatura benevola è il meglio a cui possono aspirare.

(Fonte: BBC.co.uk)

Redazione

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  • anche a queste nostre latitudini, una dittatura più o meno illuminata sarebbe vista favorevolmente dai nostri amichetti nazional-populisti...

  • Punto 1.
    Le speranze di richiamare un azione diplomatica si stanno riducendo ad un ordine assolutamente infimo di probabilita.

    Punto 2.
    Siria.

    Punto 3.
    :cry:

    Punto 4.
    Mi manca il mondo bipolare
    :cry:

  • 10 morti negli scontri di ieri a Sabha (650km a sud di Tripoli)

    È molto probabile che le elezioni previste per giungo verranno rinviate.

  • Benevole dittatura? Non si direbbe.
    Copio e incollo qualche stralcio da un articolo di Manlio Dinucci:

    È passato così sotto silenzio il fatto che un anno fa, il 19 marzo, iniziava il bombardamento aeronavale della Libia, formalmente «per proteggere i civili». In sette mesi, l’aviazione Usa/Nato effettuava 30mila missioni, di cui 10mila di attacco, con impiego di oltre 40mila bombe e missili.
    Se ne vedono ora i risultati. Lo stato unitario si sta disgregando. La Cirenaica – dove si trovano i due terzi del petrolio libico – si è autoproclamata di fatto indipendente e, a capo, è stato messo Ahmed al-Zubair al Senussi. Scelta emblematica: è il pronipote di re Idris che, messo sul trono da Gran Bretagna e Stati uniti, concesse loro, negli anni ’50 e ‘60, basi militari e giacimenti petroliferi. Privilegi cancellati quando re Idris venne deposto nel 1969. Ci penserà il pronipote a restituirli.E vuol essere indipendente anche il Fezzan, dove sono altri importanti giacimenti. Alla Tripolitania resterebbero solo quelli davanti alle coste della capitale. Così le grandi compagnie petrolifere, cui la Libia di Gheddafi concedeva ristretti margini di guadagno, potranno ottenere dai capi locali, l’uno contro l’altro, condizioni ottimali. Il leader del Cnt Abdel Jalil parla di «cospirazione» e minaccia «l’uso della forza», ma non è campione dell’indipendenza libica: quella del colonialismo italiano, è convinto, fu per la Libia «un’era di sviluppo».Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu estende di un altro anno la sua «missione di appoggio in Libia», complimentandosi per «i positivi sviluppi» che «migliorano le prospettive di un futuro democratico, pacifico e prospero». Non può però evitare di esprimere «preoccupazione» per «le continue detenzioni illegali, torture ed esecuzioni extragiudiziarie». Opera delle milizie armate, alimentate dalla politica del «divide et impera» del nuovo impero. Usate per accendere focolai di guerra in altri paesi, come dimostra il fatto che a Tripoli c’è un campo di addestramento dei «ribelli siriani». In Libia le prime vittime sono gli immigrati dall’Africa subsahariana che, perseguitati, sono costretti a fuggire.

    L’articolo completo lo trovate al Link:
    http //www.voltairenet.org/Libia-un-anno-fa-memoria-corta

    Il voler esportare la democrazia con la forza, come si sta facendo, non è una buona soluzione. E nemmeno quella giusta.

  • 100 morti e un numero indefinito di feriti nella battaglia di Sabha.
    Si registrano diversi focolari di scontri nel sud del paese.

  • Tunisia: paese crocevia predicatori fanatici e jihadisti
    Caduta Ben Ali ha spalancato le porte a estremismo islamico
    28 MARZO, 18:26

    IndietroStampaInviaScrivi alla redazioneSuggerisci
    (di Diego Minuti) (ANSAmed)- TUNISI, 28 MAR - Per oltre vent'anni le porte della Tunisia laica voluta e difesa da Zine El Abidine Ben Ali erano rimaste serrate per chi dell'islam voleva fare una bandiera. Ma la caduta del dittatore e, soprattutto l'affermazione del confessionale Ennahdha quale maggiore partito del Paese, ha stravolto tutto e la conseguenza piu' evidente e' che ormai la Tunisia e' diventata una piazza ospitale per tutti: predicatori fanatici, incitatori alla violenza in nome di Allah, jihadisti,fautori delle mutilazioni genitali femminili. Una stato di cose che rischia di rendere ancora piu' inadescente la situazione per le continue contrapposizioni tra integralisti islamici e laici che solo per un caso non hanno ancora determinato un dramma. Tutto sembra ormai lecito, soprattutto per quelli che Ben Ali aveva tenuto ben lontani dai cofnini tunisini. E cosi' accade che Tarek Maaroufi, appena uscito da un carcere belga, dove ha scontato dieci anni di reclusione per terrorismo, sia salito in aereo e abbia raggiunto Tunisi, accolto da una ventina di salafiti con gli occhi colmi di lacrime. Uscito dagli arrivi internazionali, Maaroufi si e' inginocchiato, pregando e baciando il suolo. E, tanto per evitare che qualcuno potesse pensare che la galera lo avesse indotto a cambiare idea, s'e' detto felice di avere visto che la jihad e' ancora nella mente dei tunisini. Puo' essere o meno che egli abbia ragione, ma il suo profilo (era accusato di legami con al Qaida e di complicita' nella morte del comandante Massud, ucciso due giorni prima degli attacchi terroristici dell'11 settembre in America) dovrebbe indurre a una grande attenzione per quel che fara' nel futuro piu' vicino.

    Un altro elemento su cui riflettere e' l'aumento esponenziale del lavoro della polizia di frontiera tunisina allo scalo aereo della capitale, dove gli arrivi di controversi predicatori, prima destinatari di divieto d'ingresso, e' questione di tutti i giorni. Domenica ne sono arrivati due. Il primo, Héni Sbai, Fondatore del centro di studi storici Maqrizi, sarebbe stato condannato a 15 anni di reclusione in Egitto e ricercato dalle magistrature di diversi Paesi per "collaborazione attiva" con i talebani e al Qaida. A distanza di poche ore ne e' sbarcato un altro, Abd El Mustafa Mun'em Halima Abu Bassir alias Abu Bassir El Tartusi, predicatore d'origine yemenita, che ama ripetere che ''piu' della meta' del Corano e centinaia di parole del Profeta chiamano alla jihad e alla lotta contro i tiranni''. In entrambi i casi, erano attesi da salafiti festanti, che a muso duro hanno ottenuto per i loro beniamini il ''passi'' dalla Polizia. In un Paese che sta discutendo sul suo profilo (islamico o arabo), i predicatori trovano sin troppo terreno fertile, in assenza di una risposta dello Stato,sollecitata anche dal leader di Ennahdha, Rached Gannouchi. Troppe le minacce che non hanno reazione da parte delle istituzioni: domenica uno sceicco ha chiamato i tunisini a prepararsi ad uccidere gli ebrei; nella stessa occasione un predicatore ha augurato la morte (poi ha spiegato che parlava di politica) dell'ex premier Beji Caid Essebsi. E nell'aria c'e' ancora l'eco delle allucinanti proposizioni di un predicatore egiziano wahabita, Wajdi Ghenim, venuto in Tunisia a dire, davanti a folle in delirio, che le mutilazioni genitali femminili non sono solo imposte dal Corano, quanto ambite perche' operazioni di chirurgia estetica.

    (ANSAmed).

    • Ciao Tigre...

      C'e un tema che ti potrebbe interessare parecchio: i salafiti vogliono annullare il divieto relativo ad una certa......pratica in Egitto. Appena trovo un articolo in italiano lo posto.

      • Se qualcuno non li ferma, un giorno... il taglia e cuci lo faranno anche a noi, donne occidentali :twisted:

      • ... perché non se lo tagliano via loro, comprese le prugnette? :evil:

        L'altro giorno ho letto che in Italia, l'hanno fatto su una NEONATA di pochi mesi................. non so se rendo l'idea...........

        L'occidente non ha la forza e la volontà per indignarsi veramente e punire severamente queste derive fondamentaliste.

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