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Per Israele, Gaza è una crisi che dura da 64 anni

Pioggia d’autunno, Piombo Fuso, Colonna difensiva. La moltiplicazione delle campagne militari israeliane contro Gaza negli ultimi sei anni mostra quale spina nel fianco sia la stretta striscia di terra per Israele.

Niente di nuovo, a dire il vero. Dalla sua creazione nel 1948, lo Stato ebraico non è mai stato in grado di trovare una vera e propria soluzione.

Dal 1948 a 1967, Gaza si trova sotto controllo egiziano e serve quale base di lancio ai raid dei guerriglieri palestinesi contro Israele, il quale ovviamente moltiplica le sue prove di forza, in particolare grazie all’unità 101 diretta da Ariel Sharon e fondata nel 1953.
Gaza è brevemente occupata nel 1956. Dal ritiro del 2005, l’esercito israeliano continua a sferrare i suoi attacchi, con una potenza di fuoco sempre maggiore, ma senza ottenere risultati durevoli.
Quando Israele prende il controllo di Gaza, pensa di poter finalmente portare la pace nella Striscia grazie a un insediamento di colonie impiantate da nord a sud, che durante la seconda Intifada (2000-2005) permetteranno di segmentare il territorio in compartimenti stagni.

La prima Intifada era scoppiata a Gaza nel dicembre 1987, una rivolta che aveva portato alla fondazione del movimento della resistenza islamica, meglio conosciuto come Hamas, che oggi a Gaza detiene il potere.
Diventato primo ministro, l’ex generale Ariel Sharon nel 2004 prende la decisione di ritirarsi dal territorio smantellando gran parte delle colonie, senza però coordinarsi con l’Autorità palestinese, il che faciliterà la spinta in avanti degli islamisti.

Il “containment” di Gaza è stato operato in due tempi. Dapprima, nel 1992, Israele ha ristabilito la Linea verde, materializzata da uno “sbarramento di sicurezza” e da punti di passaggio specifici per le persone e le merci.
Un dispositivo sorvegliato da gruppi armati a partire dal 2000, anno in cui iniziano i primi tiri di missili dalla Striscia verso il territorio israeliano.
In seguito Israele si è ritirato da Gaza (sia i civili che i militari) senza perdere lo statuto di potenza occupante, dal momento che continua a controllare la maggior parte delle sue frontiere terrestri, la totalità dello spazio marittimo (riducendo al minimo il tratto di mare in cui i palestinesi possono pescare) e la totalità dello spazio aereo.

Israele ha esitato a lungo prima di ritirarsi anche dal corridoio lungo la frontiera con l’Egitto, per il timore di un traffico di armamenti.
Il blocco decretato dopo la presa del potere da parte di Hamas, nel giugno 2007, ha provocato la peggior recessione di Gaza, senza peraltro indebolire gli islamisti.

(Fonte : Le Monde.fr)

Redazione

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