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Strehle Andreas, detto Res, 1951, caporedattore del “Tagi” – di Gianfranco Soldati

[fdm] I due eccellenti articoli pubblicati dalla mia prediletta Weltwoche su questa equivoca figura di caporedattore “politicamente corretto” non mi erano certo sfuggiti. Meditavo anzi, sul tema, di scrivere un pezzo per voi, cari lettori di Ticinolive. Ma Gianfranco dalle Canarie mi ha battuto sul tempo.

NOTA BENE. Le frasi cruciali (a mio avviso) sono quelle che mi sono permesso di evidenziare in neretto. Leggetele bene, anche due volte.


Roger Köppel, caporedattore e editore della “Weltwoche” ha scritto che l’intelligenza non mette al riparo dalla stupidità. Personalmente penso addirittura che la stupidità, sola manifestazione dell’uomo che renda l’idea dell’infinito, è prodotta unicamente da uomini intelligenti: gli stupidi, in quanto tali, sono perfettamente improduttivi. Sempre secondo Köppel, accademici e giornalisti sono particolarmente esposti al rischio di obnubilazioni della mente, utopie e ideologie politiche aberranti, in special modo quando queste si manifestano sotto forma di sistemi filosofici “progressisti”. La storia mondiale è una cronaca di smarrimenti della mente in cui i più intelligenti si sono ritrovati nel ruolo dei “diversamente intelligenti”: che sarebbe come dire dei più stupidi.

Stupisce dover constatare che intelletti per altro verso di altissimo livello hanno ripetutamente fallito nell’interpretazione e comprensione della realtà. Da questo punto di vista il 20mo secolo ha fornito ideologie criminali che hanno trovato sostenitori troppo numerosi per troppo tempo: parliamo di nazionalsocialismo, fascismo e comunismo. Per i primi due, discendenti dal socialismo e poi con semantica disinvoltura attribuiti alla destra, il sostegno si è però disintegrato in pochi anni, con una guerra disastrosa che ha condotto alla rovina l’intera Europa ed il Giappone. Invece il sostegno ai compagni Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot, Mengistu e congrega perdura, seppur diversamente distribuito nel mondo, dopo quasi un secolo dalla presa di potere comunista. Prevedere nel prossimo ottobre 2017 ampia messe di calorosi festeggiamenti non ci sembra fuori luogo. In onore anche dei più di 100 milioni di cadaveri disseminati sul percorso di questi signori.

In Svizzera, e anche altrove, non è neppur immaginabile che un notorio ex sostenitore di Hitler, di Mussolini o anche solo di Franco possa diventare caporedattore di un giornale di fondamentale importanza nella formazione dell’opinione pubblica. La cosa è invece possibile per una persona che ha sostenuto a fondo ed anche messo in pratica le sanguinose teorie rivoluzionarie di stampo comunista ai tempi della RAF (Rote Armee Fraktion) e delle Brigate Rosse.



Parliamo, per non far nomi, di Andreas Strehle, 1951, dottore in economia laureato a San Gallo e caporedattore a tutt’oggi del “Tages-Anzeiger” (Tagi), per importanza e autorevolezza il secondo giornale svizzero dopo la “Neue Zürcher Zeitung” (NZZ). Le prove irrefutabili del suo duraturo obnubilamento mentale, ampiamente sconfinante nella stupidità nel senso di cui si è detto sopra, sta in articoli apparsi a suo tempo (tra il 1986 e il 1993) sul giornale di estrema sinistra “Wochenzeitung” e in azioni di concreto sostegno a brigatisti e assassini nel sacro nome della lotta al capitalismo.

Il “Tagi” appartiene a un grande complesso editoriale, Tamedia, appartenuto ad una vecchia famiglia di editori svizzeri, e passato poi, se ben ricordo per via matrimoniale, nelle mani di un certo signor Pietro Supino, svizzero con “migratorischem Hintergrund” e evidentemente unicamente interessato a far cassa. Dei danni morali e concettuali che uno sbandato come Strehle possa provocare con la sua distorta visione della realtà del mondo il signor Supino non si cura. Noi invece ci preoccupiamo, anche se sappiamo bene che da noi un franco che sia un franco il signor Supino non lo guadagnerà mai. Da parecchi anni media e ricercatori svizzeri si occupano e preoccupano di far chiarezza sui “misfatti” destrorsi commessi dalle competenti autorità svizzere ai tempi della seconda guerra mondiale, dimenticando (esemplare da questo punto di vista il rapporto della commissione Bergier) volutamente di dare il giusto risalto all’incombente minaccia di un’invasione del paese da parte teutonica.

Far chiarezza sulla storia dell’estremismo di sinistra, che ha ammazzato centinaia di persone innocenti e indifese in nome di un’ideologia così astrusa da non meritare neppure l’entrata in materia, è invece “politicamente scorretto”. I vari brigatisti hanno rapinato, sequestrato e vilmente assassinato in nome del benessere e del progresso di tutti. Dove questi progressisti sono giunti al potere, quando già si conoscevano perfettamente i risultati ottenuti da Lenin e Stalin, e parliamo di Mao, Pol Pot, Mengistu e Fidel Castro, ma la lista non è completa, il progresso è stato sempre quello: prigioni arcipiene di detenuti politici e miseria in abbondanza per tutti, nomenclatura naturalmente esclusa.

La reazione dei colleghi giornalisti alla pubblicazione di fatti e fatterelli concernenti il caporedattore del “Tagi” è stata quasi unanime: sono fatti del passato, senza incidenza sul presente, da bagatellizzare. Altrimenti detto, una reazione “politicamente corretta”. Quanto al signor Strehle, che nega di essere mai stato marxista, ma solo un sostenitore dell’”economia politica” (?), richiesto di una presa di posizione sulle pagine della “Weltwoche”, ha risposto che stava studiando passi legali. Si decidesse in tal senso e conoscendo il mondo della magistratura come lo conosciamo, non avrà difficoltà a trovare un procuratore “politicamente corretto”.

Gianfranco Soldati

Relatore

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