Di nuovo una tragedia nei nostri boschi. Di nuovo ad essere stata fatale è quell’insanabile passionaccia del fungiatt. Il 2013 è stato un anno funesto per i cercatori di funghi con innumerevoli incidenti, di cui alcuni addirittura mortali. È giusto, in questi frangenti, esprimere vicinanza ai congiunti delle vittime e un pronto ristabilimento a chi si è ferito.
Ma è anche doveroso interrogarsi se non sia possibile diminuire il rischio di tali incidenti o indurre gli appassionati di funghi a correre minori rischi. Di certo, si potrebbe intensificare l’informazione, magari istituzionalizzandola. Una struttura già c’è, basterebbe estenderne i compiti. Mi riferisco alla Commissione cantonale “Fiumi sicuri” che ha il compito di cercare di ridurre la media di 6 morti all’anno nei nostri fiumi. Morti, ancora una volta, che accadono in un’attività di svago che dovrebbe essere fonte di piacere e benessere e non di tragedie.
Credo che con puntuali campagne informative di sensibilizzazione si possano già gettare le basi per un miglioramento della situazione anche sul fronte dei fungiatt. Ne beneficeranno in primis i cercatori di funghi, i quali, responsabilizzandosi maggiormente, potranno avere comunque ottime soddisfazioni dal loro passatempo da esercitare senza pericoli per la propria incolumità, ma anche chi si occupa dei soccorsi che deve spesso mettere a repentaglio la propria sicurezza durante la ricerca di qualche sventurato.
Mi auguro che chi di dovere colga questo suggerimento e si possa presto vedere una bella campagna di sensibilizzazione. Se poi sui cartelloni, oltre a un decalogo della sicurezza per i fungiatt, apparirà anche una bella padellata di funghi, vorrà dire che la polenta ce la metto io.
Giovanni Berardi, presidente di Agrifutura
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Caro Signor Berardi,
Lei propone intelligentemente di istituzionalizzare una campagna di informazione, naturalmente a spese del contribuente, per sensibilizzare i cercatori di funghi della repubblica del Canton Ticino (per metà ticinesi, per metà italiani) sul fatto che cercar funghi in luoghi impervi dove basta perdere per un attimo l'appoggio di un piede per farsi trascinare dalla forza di gravità, che è la forma di energia più ecologica e che meglio funziona al mondo, 200 metri più in basso, fino all'immancabile ruscello che sempre sta in basso ai pendii impervi, comporta il rischio di slogarsi una caviglia o peggio ancora. Sarei contento, Signor Berardi, se Lei potesse farmi il nome di almeno una persona, cercatrice o no di funghi, che queste cose non le sa ancora. E già che ci siamo, visto che la metà circa dei cercatori di funghi in Ticino sono italiani, mi faccia anche sapere, se il paese amico e vicino assumerà la metà delle spese della campagna di informazione, che per evitare, come eviterà, che ci siano altre vittime dovrà essere massiccia e ripetuta per almeno 20 anni.
Cordialmente