Di nuovo una tragedia nei nostri boschi. Di nuovo ad essere stata fatale è quell’insanabile passionaccia del fungiatt. Il 2013 è stato un anno funesto per i cercatori di funghi con innumerevoli incidenti, di cui alcuni addirittura mortali. È giusto, in questi frangenti, esprimere vicinanza ai congiunti delle vittime e un pronto ristabilimento a chi si è ferito.

Ma è anche doveroso interrogarsi se non sia possibile diminuire il rischio di tali incidenti o indurre gli appassionati di funghi a correre minori rischi. Di certo, si potrebbe intensificare l’informazione, magari istituzionalizzandola. Una struttura già c’è, basterebbe estenderne i compiti. Mi riferisco alla Commissione cantonale “Fiumi sicuri” che ha il compito di cercare di ridurre la media di 6 morti all’anno nei nostri fiumi. Morti, ancora una volta, che accadono in un’attività di svago che dovrebbe essere fonte di piacere e benessere e non di tragedie.

Credo che con puntuali campagne informative di sensibilizzazione si possano già gettare le basi per un miglioramento della situazione anche sul fronte dei fungiatt. Ne beneficeranno in primis i cercatori di funghi, i quali, responsabilizzandosi maggiormente, potranno avere comunque ottime soddisfazioni dal loro passatempo da esercitare senza pericoli per la propria incolumità, ma anche chi si occupa dei soccorsi che deve spesso mettere a repentaglio la propria sicurezza durante la ricerca di qualche sventurato.

Mi auguro che chi di dovere colga questo suggerimento e si possa presto vedere una bella campagna di sensibilizzazione. Se poi sui cartelloni, oltre a un decalogo della sicurezza per i fungiatt, apparirà anche una bella padellata di funghi, vorrà dire che la polenta ce la metto io.

Giovanni Berardi, presidente di Agrifutura