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La famiglia è un motore economico – di Sergio Morisoli

In questi tempi cupi, molti, di coloro che sono sempre alla ricerca di soluzioni stataliste miracolose alla crisi, dimenticano che i veri due motori dell’economia e del nostro modello sociale sono la famiglia e l’impresa. Dimenticano quindi che la soluzione potrebbe essere più a portata di mano di quello che credono, se solo tornassero a valorizzare questi due nuclei essenziali del sistema economico. L’economia occidentale piaccia o no, sta in piedi grazie all’anonimità di decine di milioni di famiglie e a decine di milioni di piccole medie imprese. L’economia che ci dà redditi, benessere e prosperità diffusa, anche in tempo di crisi, non è la risultante di politiche statali geniali o di sistemi sovranazionali talmente perfetti come spesso ci viene fatto credere. Anche la miglior politica economica pensata dalle migliori menti e imposta da governi potentissimi non potrebbe assolutamente nulla se non ci fossero più famiglie e imprese libere di svolgere il loro ruolo fondamentale: quello di tenere assieme il mondo grazie ad una fitta rete di scambi sociali ed economici pacifici spontanei 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

Che l’impresa privata sia un motore economico è abbastanza accettato, ma che pure la famiglia lo sia altrettanto, invece ancora troppo pochi lo riconoscono. Qui si intende la famiglia come nucleo portante ed insostituibile che forma e che crea, sviluppa, coregge e alimenta il nostro sistema economico. Intendiamoci subito, non mi interessa far risaltare la funzione di consumo di beni e servizi della famiglia, è ovvio che le famiglie sono delle attrici importanti nel ciclo domanda – offerta. No, intendo la famiglia per le sue peculiarità che la fa essere un cardine che preserva e sviluppa nel tempo quei valori e comportamenti di cui l’economia di libero mercato non può fare a meno. La famiglia è quella palestra in cui si imparano e si rafforzano quei principi e quei comportamenti di cui ogni libero mercato sano e prospero non può fare a meno.

Guarda caso è proprio l’annullamento di questi principi e di questi comportamenti che hanno mandato in tilt prima il mondo finanziario, poi l’economia reale e poi i governi di certi Stati. Quali sono: la fiducia, la propensione al rischio calcolato, la speranza, il rispetto dell’altro, l’accettare le correzioni, il perseguire uno scopo senza marciare sugli altri e altro ancora. In famiglia, giorno dopo giorno, gratuitamente e con naturalezza si impara: a condividere le circostanze, a litigare costruttivamente, a fare qualche passo indietro, ad ammettere gli errori, a chiedere aiuto spontaneo, a stare assieme per uno scopo, a capire che esiste la gratuità e che serve moltissimo, a perdere la faccia ma a sentirsi voluti bene lo stesso, a rimanere uniti nella difficoltà, a gioire per la felicità dell’altro, a mantenere la parola data, a non fare all’altro ciò che non vorremmo fosse fatto a noi, a provare sulla pelle che le risorse sono limitate, a scambiarsi consigli, a trovare soluzioni, compromessi. Tutte esperienze ed allenamenti impagabili e utili ai mercati.

Un grande dell’economia e premio Nobel, Milton Friedman, non si affaticava mai di dire che le decisioni più importanti per l’umanità in campo economico sono quelle prese liberamente quotidianamente da milioni di famiglie al tavolo di cucina. Per questo alle nostre piccole latitudini mi pare strano e perverso che si continuino a promuovere false politiche pro famiglia ma che hanno l’effetto contrario, cioè lo sfaldamento della famiglia e la sua atomizzazione. L’ultima in ordine di tempo è la bocciatura da parte della commissione tributaria del Gran Consiglio (PLR, PPD e Socialisti) di una mia iniziativa che vuole permettere a quelle famiglie che scelgono che un coniuge resti a casa per crescere ed educare i figli possano dedurre fiscalmente l’equivalente del costo di affidamento dei figli che quelli che scelgono di lavorare entrambi possono dedurre dalle imposte. Mi sembrerebbe oltre che un dovuto di parità di trattamento fiscale anche una misura per sostenere davvero uno dei due motori fondamentali dell’economia.

Sergio Morisoli, granconsigliere, presidente di Area Liberale

Articolo pubblicato nel GdP

Relatore

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  • Milton chi? Ah, quello dell’economia del Cile di Pinochet?
    La stessa economia gestita dagli “economisti” della Scuola di Chicago in odor di colpi di Stato neoliberisti?
    Un fallimento completo secondo Amartya Senn, premio Nobel nel 1998.
    Non siamo mica scemi!

  • Nobel per la Pace
    2009 - Barack Obama
    2008 - Martti Ahtisaari
    2007 - Al Gore (Intergovernmental Panel on Climate Change)
    2006 - Muhammad Yunus (Grameen Bank)
    2005 - Mohamed El Baradei (International Atomic Energy Agency)
    2004 - Wangari Maathai
    2003 - Shirin Ebadi
    2002 - Jimmy Carter
    2001 - United Nations, Kofi Annan
    2000 - Kim Dae-jung
    1999 - Médecins Sans Frontières
    1998 - John Hume, David Trimble
    1997 - Jody Williams (Campagna per la messa al bando delle mine anti-uomo)
    1996 - Carlos Filipe Ximenes Belo, José Ramos-Horta
    1995 - Joseph Rotblat (Pugwash Conferences on Science and World Affairs)
    1994 - Yasser Arafat, Shimon Peres, Yitzhak Rabin
    Ecc. ecc. C'é di tutto in questo cattivo dessert misto-panna.

    Dopo il 2009, al "pacifico pacifista" Obama, mi son fermato per pudore e per dimostrare la poco credibilità dell'istituzione che non ha mai fatto niente per la famiglia, base della società (sono molto "sorpreso" che per il 2014 "l'eletto" non sia l'Hollande di Francia: Mariage pour tous, sauf pour moi... ayant refusé un PAC, même pour égard à mes enfants!) e arrivo all'eccelso:
    2012 UNIONE EUROPEA -
    Motivazione: "Per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa”.

    Secondo lei io sono uno scemo perché non condivido nemmeno concernente molti dei famosissimi "economisti", anche se con Nobel, che ci hanno "sicuramente" portati alla cacata attuale: + di 2'000'000'000'000'000'000 di $ d'indebitamento mondiale...
    ma non sono mica un "babbeo" !

    • Egregio Gipo,
      non ho capito se la sua poderosa contestazione sia diretta verso
      il Nobel di Friedman (citato nell’articolo di Morisoli) oppure contesti
      il Nobel assegnato a Senn. Oppure esprima un'altrettanto poderosa antipatia per ambedue. Oppure verso tutta la classe degli economisti. Oppure ancora rifiuti tout court il Premio Nobel come tale. Non credo tuttavia che il debito stellare sia colpa della commissione di Stoccolma. Almeno al sottoscritto non
      risulta. Bisognerebbe chiedere a Piketty, che non l’ha ancora ricevuto,il Nobel, anzi ha perfino rifiutato la Legion d’onore. Forse più attendibile;-)

  • L'articolo del signor Morisoli parla della FAMIGLIA citando, accessoriamente, 1 premio Nobel, e non del Cile o dei liberalisti ecc. (Sic) : "Un grande dell’economia e premio Nobel, Milton Friedman, non si affaticava mai di dire che...
    "le decisioni più importanti per l’umanità in campo economico sono quelle prese liberamente quotidianamente da milioni di famiglie al tavolo di cucina."
    Citazione che condivido.

    Ho modificato una parte del mio testo così capira, egregio signor segnalidirete, perché ho reagito al suo commento; OK per la sua libera opinione, ma io sono più che d'accordo con MorisolI sul FATTO che non si aiuta affatto la famiglia e penso anche che la si voglia piuttosto distruggere, distruggendo l'economia che é giá abbastanza malconcia sostenuta dagli US del premio Nobel del 2009 con un sacco (per non dire triglioni, 18 zeri! di $) di debiti che molti cosiddetti economisti hanno contribuito di creare sapendo che senza i GI il $ non vale una cicca (fino a quando?).

    "L'UE come i "pacifisti" o gli "economisti" con o senza Nobel, premio sovente attribuito secondo da che parte tira il vento da persone (della commissione di Stoccolma) che sono, per me, poco credibili visto i "risultati" di parecchi eletti... non ha mai fatto niente per la difesa della famiglia, base della società (sono molto "sorpreso" che per il 2014 "l'eletto" non sia l'Hollande di Francia: Mariage pour tous, sauf pour moi... e che ha rifiutato pure un semplice PAC per non assumersi la responsabilità dei suoi rampolli)."
    ...
    Penso che ora siamo in chiaro, liberi di condividere o no ciò che ci é proposto.

  • Egregi signori, solo due righe per chiarire che il premio Nobel per la pace (quello della lista sottostante) viene deciso dal corrispondente Comitato Nobel Norvegese, mentre il Premio Nobel per l'economia (ricevuto fra molti altri dal liberale Milton Friedman, ma anche dal socialista Gunnar Myrdal) viene deciso dal Comitato corrispondente dell'Academia Reale Svedese per le Scienze. Ossia, sono due Premi Nobel diversi.

    • Non capisco… l’Egregi signori.
      Egregio “his”,
      il problema relativo ai due nobel di diversa matrice riguarda esclusivamente l’inutile crociata antinobel firmata Gipo.
      Mi pare.
      Cordiali saluti ;-)

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