Spesso viene utilizzato il termine “riforma”, ma in realtà si tratta di una rivoluzione culturale perché il sistema scolastico influenzerà il modo di pensare e di agire dei nostri ragazzi per le prossime generazioni; soggetti deboli e vulnerabili in una fase della loro vita molto delicata.
Trovo sbagliato che le ideologie di partito diventino la base di lavoro della nuova riforma. La scuola dell’obbligo ha il preciso scopo di assistere i giovani in una delle fasi più difficifili del loro percorso, alcuni allievi hanno maggiore affinità con attività pratiche, altri con materie umanistiche… e allora perché appiattire il sistema scolastico? Personalmente sono favorevole al mantenimento dei livelli, perché i ragazzi hanno aspirazioni, attitudini e obiettivi diversi.
La scuola non deve essere percepita dagli allievi come discriminatoria, tuttavia la necessità di differenziare i percorsi di studio al giorno d’oggi è una scelta obbligata. Sarei maggiormente favorevole alla creazione di un sistema aperto ed elastico, che consenta ai ragazzi di cambiare percorso di studi nella misura in cui si possa recuperare il “delta” per essere inseriti in un percorso di studio differente, pur mantenendo intatti i livelli e i programmi che li contraddistinguono. Oggi la tecnologia può fornire un ottimo contributo, consentendoci, ad esempio, di utilizzare dei percorsi formativi paralleli, seguibili in ogni momento, che consentano di introdurre dei moduli per il reinserimento di alcuni alunni in percorsi differenti da quelli inizialmente intrapresi.
Non condivido la riforma di Bertoli per diversi aspetti, primo tra tutti perché una riforma senza la collaborazione di altre forze politiche non può essere equilibrata. Nella visione di Bertoli si vuole appiattire il sistema scolastico con l’ideologia prettamente “di sinistra” che tutti gli allievi devono arrivare allo stesso modo.
L’ultimo punto, ma oltremodo importante, è che questa “concezione” di scuola rischia di gravare pesantemente sui conti dello stato con il forte rischio di pesare ulteriormente sul debito pubblico senza portare reali vantaggi.
In conclusione, non si abolisce la discriminazione dei ragazzi eliminando i livelli, bensì facendo percepire ai ragazzi che in ogni momento possono prendere in mano la loro vita e cambiare il loro percorso formativo, pur facendo dei sacrifici per recuperare eventuali differenze tra i percorsi. Lo stato ha il compito di fornire tutto il supporto e i mezzi possibili affinché questo avvenga; incentivare e stimolare i ragazzi creando percorsi di studio aggiornati che formino al meglio l’allievo nel percorso che avrà deciso di intraprendere.
Andrea Loi, Lugano (candidato al Gran Consiglio per “la Destra”)
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