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I “pistoleros” provocheranno la caduta di Putin? – di Gianfranco Soldati

Il più attivo e rispettato  dei nostri collaboratori ospiti è il dottor Gianfranco Soldati, già granconsigliere per 6 legislature, esponente di spicco della destra cantonale e oggi candidato n° 45 sulla lista de “La Destra”.

Non ha esposto manifesti, non ha offerto aperitivi, non è andato in televisione (nemmeno a Tenerife-TV). Mi prega soltanto di ricordarvi che alla sua bella età si è candidato al Parlamento. In fondo, se vanno in lista i 18enni, con una semplice permutazione di cifre…

“Zeitfragen”, un settimanale che si batte da decenni e su base di volontariato per la libertà d’opinione, l’etica, l’assunzione di responsabilità e il rispetto dei diritti dei Popoli e dell’Uomo, ha pubblicato in gennaio interessanti considerazioni geopolitiche di Bruno Bandulet, un politologo, giornalista e autore di libri che seguo da anni. Si è guadagnato la fiducia di molti lettori e la mia per la pertinenza dei suoi giudizi, constatata sulla base di fatti poi avvenuti e verificabili. Mi permetto, per chi avesse tempo e voglia di cercare di capire una realtà che le varie propagande, quella americana prima di tutte, cercano di propilarci a loro convenienza, di riprendere qui, riassumendo a ruota libera e con l’aggiunta di discernimenti personali, parti dell’articolo summenzionato.

Che gli USA abbiano scatenato una guerra finanziaria ed economica contro la Russia dovrebbe oramai essere evidente a tutti. Si potrebbe anche pensare che gli americani, che in fatto di diplomazia e di rispetto delle culture e dei sentimenti altrui sono rimasti allo stadio di “pistoleros” del selvaggio Far West, intendano provocare la caduta di Putin affamandone il popolo. A che scopo? Quello di sostituirlo con un qualsiasi governo ossequiente, come tutti quelli (volenti o nolenti) dell’UE, alla volontà della Casa Bianca. A coadiuvarli nel loro intento stanno, consci o inconsci, tutti i governi, e anche tutte le persone, che vedono nella Russia attuale una potenza aggressiva che tenta di recuperare tutto quel che ha perso con la caduta del muro di Berlino ed il conseguente collasso dell’impero sovietico. Nel campo degli oppositori, in Europa in netta minoranza, ma non nel resto del mondo, stanno i sostenitori del diritto di tutti i popoli organizzati in stato nazionale di comportarsi come farebbe una qualsiasi grande nazione che si vedesse abbracciare dai tentacoli della piovra statunitense, malamente mascherata sotto l’egida di un’UE o di una Nato, che altro non sono che il braccio politico e quello armato della piovra.

Per escludere che l’aggressore possa essere la Russia basta prendere in considerazione alcune realtà.
È vero che si tratta del più esteso stato del mondo, con i suoi 17 mio di km2, con immense riserve di gas, petrolio e minerali, con un armamentario atomico impressionante e con un esercito convenzionale in ogni caso superiore a tutti gli altri europei messi assieme. Ma la Russia il rischio di una guerra contro gli USA non lo può incorrere, per il semplice fatto che la potenza militare dipende sempre dalla forza economica. Il PIL americano è attualmente sui 17’000 mrd di dollari (in pratica e per caso uguale al debito sovrano), quello della Russia supera a malapena i 2’000 mrd (di dollari, non di rubli), 8,5 volte di meno. Tutti e due i paesi investono nell’esercito e negli armamenti all’incirca il 4,4% del proprio PIL, e allora il calcolo è presto fatto. Gli USA sono una potenza navale soverchiante, hanno centinaia di punti d’appoggio sparsi sul pianeta, sono in grado di intervenire in poche ore se non in pochi minuti in qualsiasi punto del mondo. La Russia è solo una potenza territoriale, anche lei invincibile, ma solo quando si tratta di toglierle il totale controllo territoriale. Pensare che possa in un prossimo o lontano futuro tentare un’estensione territoriale a ponente non è pensabile, neanche se l’Europa (pur sempre 13’000 mrd di dollari di PIL, anche nell’attuale miseria) dovesse perdere il sostegno dei suoi padroni di oltre Oceano. L’UE ha un bilancio della Difesa sui 200 mrd di euro, la Russia di 85.

Per il momento vediamo che 505 mio di europei si fanno proteggere da 316 mio di americani contro 143 mio di russi. Come mai? Non è un quadro bizzarro? Non è lecito domandarsi a cosa possano servire le decine di punti d’appoggio USA in Europa, 40’000 marines nella sola Germania? Dall’altra parte sta un Putin che nel 2000 ha ereditato da un etilista un paese rovinato e esausto, un presidente che grazie anche a congiunture economiche favorevoli (prezzi del petrolio da 10 dollari al barile del 1998 ai 147 del 2008, investimenti esteri attratti dalla sicurezza politica ristabilita, uso del gas come agente energetico in continua espansione, e altro ancora) ha saputo ricostruire un edificio statale che raccoglie l’appoggio di una forte maggioranza della popolazione. E, soprattutto, un paese che ha ogni diritto di non volere né tentacoli né piovre intere ai suoi confini, in piena diffidenza verso una potenza aggressiva che non ha mantenuto una sola delle promesse fatte dopo lo scioglimento del patto di Varsavia (nessuno di questi stati nella Nato, adesso ci stanno tutti, e anche l’Ucraina, già parte integrante dell’Unione sovietica, sta per entrarci).

Le sanzioni finanziarie ed economiche in atto sono pesanti e vengono sensibilmente aggravate dalla spinta, da parte degli stessi USA e del loro servo saudita (servo solo politico, quello di Riad, per mantenersi ad un potere che crollerebbe in poco tempo senza il sostegno americano), al ribasso del prezzo del petrolio. Una spinta che per i sauditi potrebbe avere il vantaggio di indebolire l’Iran, sicuramente dalla parte dei rivoltosi quando si tratterà di far cadere la loro dinastia, ma che equivale anche alla classica mutilazione per far dispetto alla moglie. E`il prezzo da pagare per restare in sella.

*

Adesso, da pochi giorni, con l’accordo di Losanna tra Iran e potenze occidentali (andato in porto, stando alle televisioni italiane, grazie all’impegno decisivo di Federica Mogherini, seduta in posizione strategica a capotavola, accanto al capo della delegazione persiana), anche i sauditi, che temono e odiano il paese di Kamenei più che il diavolo l’acqua santa, hanno una splendida occasione per constatare quanta ragione avesse Alexei Jedrichin-Wandam, storico militare russo, che già alla fine dell’Ottocento sosteneva che sulla terra c’è una sola cosa più pericolosa dell’inimicizia degli anglo-sassoni: la loro amicizia.

*

Qualcosa rischiano però di doverlo pagare anche gli USA. Grazie al “fracking” hanno appena raggiunto l’indipendenza energetica, ma ad un prezzo del petrolio inferiore agli 80 dollari al barile l’estrazione con la nuova tecnologia va in rosso. Fino a quando i petrolieri americani (in arrivo alla Casa Bianca potrebbe essere un certo Jeb Bush) saranno disposti a lavorare in perdita? Cederanno prima loro, riuscendo a far abolire le sanzioni (vedi accordo di Losanna) o chiudendo i rubinetti sauditi, o Putin sostenuto dai sacrifici del suo popolo? Personalmente non ho dubbi. Gli USA, una volta ancora, sbagliano di grosso, credendo di far cadere Putin con le rozze manovre messe in atto. Le sanzioni potranno anche mettere in ginocchio la Russia e il suo popolo, ma questo non farà altro che rafforzare il già straordinario patriottismo dei russi, che si stringeranno tutti attorno al loro capo indiscusso. Quella degli americani a Kiew è la ripetizione in grande del colossale e sanguinoso errore commesso contro Damasco, americani che adesso si vedono costretti a cercare l’appoggio di Damasco per combattere l’Isis. Dal Vietnam in poi Casa Bianca e Pentagono, forse inebbriati dalla troppa potenza, sembrano aver perso ogni senso della realtà.

*

Lo stesso numero di “Zeit-Fragen” ospita un articolo di Oskar Lafontaine, il socialista dissidente che ha fondato “La Sinistra” tedesca. Significativo il titolo: “Pace al posto della Nato”. Vediamolo brevemente.

Per la popolazione tedesca la Nato era la garanzia di pace e libertà di fronte alla minaccia sovietica. La paura della rivoluzione mondiale, il blocco di Berlino e poi la costruzione del muro non lasciavano spazio ad alternative. Ma già dopo i bombardamenti a tappeto nel Vietnam, con erbicidi estremamente tossici, in molti erano sorti dubbi circa i comportamenti della potenza alla guida dell’Occidente. Tutti gli stati integrati nella Nato erano costretti a dare il loro contributo alle guerre di aggressione americane. E fino a quest’oggi è stato così. Quando si vollero installare in Europa altri razzi dotati di testate atomiche diretti contro l’Unione sovietica, iniziarono le prime proteste popolari dei pacifisti ad oltranza. La partecipazione alla guerra in Irak e in Afghanistan, imposta dal fatto di essere membri della Nato, non fece che aumentare l’ostilità popolare tedesca alla politica americana. La guerra contro il terrorismo a partire dall’11 settembre 2001 non ha dato altri frutti che un aumento del terrorismo. Già nel 2007 il cancelliere Helmut Schmidt dichiarava pubblicamente in un suo discorso ufficiale: “Per la pace nel mondo la Russia è oggi molto meno pericolosa degli USA. Anche se la loro egemonia dovesse durare, le nazioni europee devono preservare la propria dignità, un privilegio che si ottiene tenendo fede alle responsabilità di fronte alla propria coscienza”. Adesso è arrivato il momento di esigere la pace al posto della Nato.

Ma, continua Lafontaine: “Cosa accadrebbe se si sciogliesse la Nato?” Sicuramente non sarebbe sufficiente per avere la pace. La politica estera è una lotta per le materie prime e l’accesso ai mercati. Questo dato di fatto non può venir modificato e neppure influenzato da bei discorsi di diritti dell’Uomo o dei Popoli, di democrazia o di liberi mercati (ecco un politico che più di sinistra non si può che vede lucidamente, aggiungo io). La frase di Jean Jaurès (“Il capitalismo porta in sé la guerra come le nubi portano la pioggia”) è più attuale che mai. Sono considerazioni che hanno indotto papa Giovanni a constatare: “Siamo nella terza guerra mondiale, condotta a tappe. Ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono far guerra. Perciò costruiscono e vendono armi”. Dopo varie considerazioni e citazioni (Zbigniew Brzezinski e Immanuel Kant) che non voglio riprendere perchè fanno parte oramai classica del repertorio delle sinistre (incompatibilità di democrazia e capitalismo), Lafontaine fa le proposte seguenti per il governo tedesco:
1. La politica verso la Russia della Signora Merkel deve venir sostituita da una politica di distensione,
2. Un governo tedesco con la partecipazione della sinistra deve opporsi all’inserimento dell’Ucraina o di un altro stato confinante con la Russia nella Nato.
3. Un governo tedesco con la partecipazione della sinistra deve opporsi a qualsiasi stazionamento di truppe Nato alla frontiera occidentale della Russia.

Non mi piace, dover dar ragione ad un politico così esasperatamente di sinistra, convinto come sono che se gli occidentali di destra non hanno la soluzione dei mali del mondo, quelli di sinistra l’hanno ancora meno. A dominare la politica e con essa il mondo resterà purtroppo la forza.

Gianfranco Soldati


Relatore

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  • 3. Un governo tedesco con la partecipazione della sinistra deve opporsi a
    qualsiasi stazionamento di truppe Nato alla frontiera occidentale della
    Russia.

    Perché il governo tedesco non dovrebbe opporsi a qualsiasi stazionamento di truppe Nato sul suolo tedesco?
    Pensassero ai casi loro, innanzitutto, anziché occuparsi dei fatti di Polacchi, lituani ed estoni!

    • Caro Signor Pierpaolo,
      Lei ha perfettamente ragione. Personalmente penso che anche un governo tedesco SENZA la partecipazione della sinistra dovrebbe non solo opporsi, ma cacciare le truppe americane che stazionano sul suo suolo (e la stessa cosa dovrebbe fare un governo italiano per gli stazionamenti USA in Sicilia e a Verona o dintorni

      • Egregio Signor Soldati,
        mi compiaccio di trovare la sua condivisione.
        LA NATO è letale e conviene tenersene alla larga.
        Il Signor Oskar Lafontaine, invece, propone al Governo tedesco di opporsi allo stazionamento delle truppe della NATO sul suolo di Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia, ma non l'uscita della Germania dalla NATO e non l'uscita delle truppe NATO dalla Germania.
        Mi pare un messaggio confuso, se non equivoco e fuorviante.

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