L’adesione strisciante all’UE sarebbe una catastrofe
Dal 9 febbraio 2014, ne abbiamo viste di tutti i colori. Da chi vorrebbe rifare la votazione (vedi iniziativa RASA), a chi, improvvisamente, è diventato euroscettico (come alcuni esponenti socialisti ticinesi), dopo aver detto peste e corna contro i sostenitori della citata iniziativa, accettata in Ticino da quasi il 70% dei votanti. Negli ultimi tempi, abbiamo addirittura assistito ad una corsa fra i candidati dei partiti storici a smarcarsi da certe posizioni filo europeiste, se non proprio di adesione all’organismo sovranazionale (rammento che il PS ha nel suo programma politico l’adesione “tout court” all’UE), assunte dagli organi direttivi a livello federale.
Mentre, molto opportunisticamente, c’è chi fa i distinguo in vista del voto di ottobre (ammettere oggi in Ticino di voler aderire all’UE significherebbe assumere un comportamento politicamente suicidale), a medio termine incombe il rischio reale di un’adesione strisciante del nostro Paese all’organismo di Bruxelles. L’esecutivo federale intende infatti siglare con quest’ultimo un accordo-quadro, volto ad assicurare il “legame istituzionale” della Svizzera con l’UE. Quello che difficilmente riuscirebbe ad essere approvato in votazione popolare – i cittadini elvetici hanno sempre respinto in votazione proposte analoghe –, lo si vuole sdoganare poco alla volta, attraverso accordi e trattative di vertice. L’accordo quadro prevede una ripresa (“dinamica” la definisce il Consiglio federale) del diritto dell’UE, che diventerà a tutti gli effetti vincolante per il nostro Paese. In presenza di contenziosi riguardanti gli accordi bilaterali, sarà la Corte di giustizia dell’UE, cioè la corte suprema della controparte, a fungere da tribunale arbitrale competente anche per la Svizzera. Giudici stranieri verrebbero a sentenziare in casa nostra sulla base di leggi non nostre!
Contro questo progetto, è nata nei mesi scorsi anche in Ticino l’ “Associazione No alla strisciante adesione all’UE”, che si è presentata ufficialmente con una conferenza stampa lo scorso 3 giugno a Lugano. All’associazione, che è apartitica, aderiscono, a titolo individuale, cittadini provenienti da partiti, aree e associazioni di diverso orientamento.
Su un tema di tale rilevanza per il futuro del nostro Paese, è però importante sapere cosa intendono fare i nostri rappresentanti alle Camere federali, anche perché è triste sentire affermazioni del tipo “tanto a Berna fanno quello che vogliono”.
I candidati devono allora apertamente dire ai cittadini quali sono i loro obiettivi e come intendono affrontare certe tematiche. In democrazia, questo è doveroso e pertanto la nostra associazione ha interpellato, tramite le segreterie dei partiti, tutti i candidati alle elezioni federali. I 35 candidati che hanno risposto si sono dichiarati tutti contrari all’accordo quadro. Fra i partiti storici cantonali, nessuna risposta è giunta dai candidati del PLR e del PS, mentre dal PPD solo 1 candidato di Generazione Giovani ha espresso la sua posizione. Significativo davvero. Ricordiamocene al momento del voto!
Iris Canonica
(fdm) Secondo me, ordinare (poiché di questo si tratta) ai propri candidati di non rispondere è veramente stupido**. Speriamo che nessuno si offenda.
** Per uno dei 3 partiti lo potrei anche capire.
Il modo in cui certi candidati (non dico mica: tutti) cercano di “rigirarsi” in corsa è così goffo da suscitare ilarità. Anche per fare i Pinocchi ci vuole un po’ di classe e un po’ di abilità.
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Non rispondono? Perdirindina! Non sarà perché i candidati appartengono al Partito, il Partito alla cricca, la cricca alla ghenga? Quello che non sappiamo è a chi appartenga la ghenga.