(fdm) Questa specie di “mal comune mezzo gaudio” è abbastanza pericoloso. Già me li sento gli amici di Comano: “Ma se sono tutti uguali (nella manipolazione)… perché ve la prendete con noi?“
Parte prima: dagli errori non s’impara nulla?
Il 14 giugno scorso le cittadine e i cittadini svizzeri hanno potuto esprimere il loro giudizio sul monopolio televisivo. La risposta ha evidenziato una pesante frattura tra la RSI e la maggioranza dei ticinesi. Da allora era lecito attendersi un cambiamento di atteggiamento, non dico una svolta, ma un po’ di umiltà da parte della dirigenza e dei giornalisti che lavorano per l’Ente. Purtroppo non è così, e guai a reclamare: puntualmente arrivano le reazioni di lesa maestà e le difese d’ufficio da parte dei soliti noti, che non mancano di sottolineare la faziosità di chi reclama e il suo deficit culturale rispetto a loro che sono andati oltre la lettura del solo Pennac.
Parte seconda: quello che ci aspettiamo
Al di là delle battute polemiche è d’obbligo qualche considerazione di fondo. Sarei il primo a difendere la RSI, ma solo se rispetta tre premesse: rigore, efficienza, condivisione. Rigore nella spesa, efficienza nel prodotto, condivisione degli spazi e del modo di conduzione. Oggi, limitandomi al terzo punto mi spiace constatare sulla mia pelle come vengano privilegiati interlocutori, personaggi, politici… rispetto ad altri. Eppure basterebbe poco**: meno spocchia, meno chiacchiericcio inconcludente e maggiore rispetto della pluralità di opinioni. La palla è ora nel campo della RSI, del suo direttore: vi auguro buon lavoro di riflessione per infine operare quei cambiamenti chiesti da più parti.
I Ticinesi ve ne saranno grati.
** (fdm) No, on. Regazzi, non è così semplice. Per “loro” non è facile (o risulta addirittura impossibile) fare quello che Lei (giustamente) pretende!
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Fabio,
guarda che nel campo dove tu collochi la palla stanno un'infinità dei "tuoi", con il Gigio in prima linea, strenuo difensore della sacralità della RSI così come è adesso.