Regazzi 111Giovanni Sartori ci ricorda che in nessuna democrazia si mette in dubbio il fatto che il monopolio dell’informazione generi distorsioni. Non vedo perché il Ticino dovrebbe essere diverso.

(fdm) Questa specie di “mal comune mezzo gaudio” è abbastanza pericoloso. Già me li sento gli amici di Comano: “Ma se sono tutti uguali (nella manipolazione)… perché ve la prendete con noi?

Parte prima: dagli errori non s’impara nulla?
Il 14 giugno scorso le cittadine e i cittadini svizzeri hanno potuto esprimere il loro giudizio sul monopolio televisivo. La risposta ha evidenziato una pesante frattura tra la RSI e la maggioranza dei ticinesi. Da allora era lecito attendersi un cambiamento di atteggiamento, non dico una svolta, ma un po’ di umiltà da parte della dirigenza e dei giornalisti che lavorano per l’Ente. Purtroppo non è così, e guai a reclamare: puntualmente arrivano le reazioni di lesa maestà e le difese d’ufficio da parte dei soliti noti, che non mancano di sottolineare la faziosità di chi reclama e il suo deficit culturale rispetto a loro che sono andati oltre la lettura del solo Pennac.

Parte seconda: quello che ci aspettiamo
Al di là delle battute polemiche è d’obbligo qualche considerazione di fondo. Sarei il primo a difendere la RSI, ma solo se rispetta tre premesse: rigore, efficienza, condivisione. Rigore nella spesa, efficienza nel prodotto, condivisione degli spazi e del modo di conduzione. Oggi, limitandomi al terzo punto mi spiace constatare sulla mia pelle come vengano privilegiati interlocutori, personaggi, politici… rispetto ad altri. Eppure basterebbe poco**: meno spocchia, meno chiacchiericcio inconcludente e maggiore rispetto della pluralità di opinioni. La palla è ora nel campo della RSI, del suo direttore: vi auguro buon lavoro di riflessione per infine operare quei cambiamenti chiesti da più parti.

I Ticinesi ve ne saranno grati.

** (fdm) No, on. Regazzi, non è così semplice. Per “loro” non è facile (o risulta addirittura impossibile) fare quello che Lei (giustamente) pretende!