Berna ammette dunque che i nuovi accordi con l’Italia, che finora ci sono stati immancabilmente venduti come “vantaggiosi per il Ticino”, a conti fatti non lo sono. Quindi la Lega, che da subito ha parlato di “accordi-ciofeca”, aveva visto giusto.
Di conseguenza, l’indennizzo al Ticino è un dovere da parte della Confederazione, ed è inaccettabile che tale gesto di necessaria equità – come detto richiesto da anni e sempre rifiutato in modo categorico – venga adesso trasformato in una sorta di “mazzetta”: vi versiamo quello che vi spetta ma a patto che voi ticinesi rinunciate ad esercitare i vostri diritti e a tutelarvi. Oltretutto in ambiti diversi da quelli oggetto delle trattative con Roma, che – nel caso qualcuno l’avesse dimenticato – hanno per tema la fiscalità dei frontalieri.
La richiesta dell’estratto del casellario giudiziale è una misura di polizia a protezione della sicurezza pubblica del Ticino, mirata ad evitare l’arrivo massiccio di nuovi dimoranti, in particolare italiani, con precedenti penali. L’albo artigiani è uno strumento voluto per contrastare la concorrenza sleale dei padroncini.
Questi provvedimenti sono, rispettivamente, di ordine pubblico e di tutela del mercato del lavoro. Non toccano la fiscalità dei frontalieri e rientrano nella competenza del governo ticinese. Il fatto che essi suscitino reazioni (anche scomposte) da parte italiana – dove, e ora ne abbiamo la definitiva conferma, c’è l’abitudine a considerare il Ticino “terra di conquista” e non si è pronti ad accettare tanto facilmente che il nostro Cantone possa difendersi dall’assalto alla diligenza – dimostra che vanno nella direzione giusta.
Il casellario giudiziale e anche l’albo artigiani, dunque, vanno assolutamente mantenuti.
I risarcimenti ventilati dalla Confederazione sono l’ammissione che il nostro Cantone è penalizzato dagli accordi internazionali sottoscritti a livello federale e dunque sono dovuti senza condizioni. I “ricattini” non onorano chi li fa; il Ticino non vi si deve in nessun caso piegare.
La nostra sicurezza (e il nostro mercato del lavoro) non si svendono per una mazzetta.
Per la Lega dei Ticinesi
Lorenzo Quadri
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