Dallo scorso 1° gennaio, il salvataggio delle banche con i soldi dei contribuenti (bail-out) è – in teoria – abolito. Viene sostituito dal “bail-in”, ossia il mettere a contribuzione dapprima gli azionisti, in seguito i detentori di obbligazioni e infine i detentori di depositi superiori a 100.000 euro, su conti aperti presso la banca in situazione di fallimento.
Il ricorso viene inaugurato dalla Heta Asset Resolution AG, la “bad bank” risultata dal fallimento della Hypo Alpe Adria. Una bad bank viene creata ad hoc dalla banca in difficoltà che non riesce a smaltire grandi quantità di crediti deteriorati. Con questo strumento, la banca cede parte del portafoglio alla bad bank, che l’aiuta a depurarsi dalle perdite derivanti da crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili.
La Heta Asset Resolution AG è confrontata a un deficit di 7,5 miliardi di euro, che i suoi creditori vogliono recuperare attraverso un contenzioso. Uno dei creditori è la banca franco-belga Dexia, esposta per 395 milioni di euro.
Nel 2013, le sue perdite erano di 2,7 miliardi di euro, malgrado i 3,6 miliardi ricevuti dallo Stato austriaco. Il governo intendeva risolvere il problema, ma la banca non trovava acquirenti. Inoltre beneficiava di una garanzia di 12 miliardi di euro accordata dal Land della Carinzia. In caso di bancarotta, avrebbe potuto causare il fallimento dell’intera regione.
L’istanza di regolamentazione bancaria ha annullato il 54 % dei debiti scaduti di Heta Asset Resolution AG e rinviato il pagamento del rimanente 46 % al 31 dicembre 2023. Tutti i pagamenti degli interessi sono stati annullati con effetto retroattivo al 1. marzo 2015.
Ciò che sorprende, è la debole copertura mediatica di questi eventi e dell’applicazione delle nuove regole bancarie di bail-in, regole che costituiscono un rischio maggiore per i depositi degli investitori, dei risparmiatori e delle aziende.
Il bail-in austriaco è inedito, ma non dovrebbe rimanere un caso isolato, in un contesto di settore bancario europeo vulnerabile, per l’esposizione massiccia ai prodotti derivati e per i problemi di liquidità.
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