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Trump: la politica dello scandalo – di Sergio Roic

Che cosa farà Donald Trump una volta eletto presidente degli Stati Uniti non ci è ancora dato di sapere, innanzitutto per quel che riguarda i rapporti con l’Europa, decisivi per il nostro continente e naturalmente anche per la Svizzera. Un eventuale disimpegno trumpiano dal cosiddetto “ombrello atlantico” potrebbe effettivamente cambiare le sorti (in meglio? in peggio?) a breve termine in ambito europeo: alcuni, sulla stampa internazionale, già invitano a una presa di responsabilità europea onde salvare democrazia, valori e, anche, la sicurezza continentale e delle terre confinanti con un “approccio europeo” e non più americano. D’altro canto, una forte alleanza Trump-Putin porterebbe l’Europa in una di quelle posizioni, ben esemplificate in “1984”, il celebre romanzo di Orwell, da “terzo incomodo” dell’eterna guerra delle alleanze maggioritarie ed escludenti il “terzo fattore”.

Ma questa breve premessa “geostrategica” non è null’altro se non una premessa, appunto, giacché la “figura” di Donald Trump, qualsiasi cosa faccia, nel bene e nel male, si è affermata nell’arena dello scandalo e grazie allo scandalo. Lungi dall’essere una novità – già ai tempi di Cicerone e di Catilina, nell’antica Roma, ci si confrontava sul “personale” al punto che c’è anche una figura retorica chiamata “ad hominem” che indica gli attacchi personali – lo screditamento dell’avversario politico ha assunto, con Trump, valenze del tutto prevaricanti sul messaggio politico. Astraendo da Clinton e Trump – cosa decisamente impossibile visto il tenore della campagna elettorale a cui abbiamo assistito – se si considera (e si sarebbe dovuto farlo) il programma politico dei due contendenti, sarebbe emerso, a livello americano locale che il programma democratico garantiva miglioramenti in un orizzonte anche sociale (in special modo dopo le “concessioni” fatte alle idee di Bernie Sanders), mentre quello di Trump riesuma programmi reaganiani del tutto inadatti alla realtà odierna; per fare un solo esempio, quella dell’ambiente che ci circonda. A livello globale, certo, la figura di Hillary è stata dipinta come l’effigie di una globalizzazione rampante, cosa in parte pure vera, dimenticando completamente, però, che in un clima di totale deregulation (l’orizzonte ideologico Reagan-Trump) non è tanto una globalizzazione generica, reale o fittizia, ad agire sulle sorti dei cittadini americani (e pure non americani, vista l’influenza degli USA nel mondo), quanto lo è un capitalismo senza volto e senza responsabilità sociale che può benissimo, come probabilmente farà, adeguarsi all’ulteriore deregulation prossima ventura americana rinunciando magari all’inizio del mandato Trump a qualche sponda globale per mantenere comunque i suoi guadagni e il suo rampantismo a livello nazionale (americano e non) a causa della crescente mancanza di possibilità di contrattazione in grado di difendere il mondo del lavoro.

Insomma, se il programma politico di Trump prevede un aumento dei posti di lavoro interni agli USA, bisogna pur sempre chiedersi di che posti di lavoro si tratterebbe, visti gli attuali “minimi” orari che gravitano attorno agli scandalosi 8 dollari per ora di lavoro.

L’altro elemento inquietante della figura di Donald Trump è, appunto, come già accennato sopra, il modo in cui ha realizzato la presa del potere. Un modo che ha ben poco a che fare con la politica delle idee, delle proposte e delle soluzioni razionali, e molto, anzi moltissimo, con una demagogia farsesca e con un continuo e incessante ricorso allo scandalo che, al giorno d’oggi, sembra attirare mediaticamente la grande parte della popolazione mondiale. Insulti, minacce, muri, sessismo, razzismo e chi più ne ha più ne metta hanno caratterizzato la “laida cavalcata” di Trump verso la vittoria. E allora ha pienamente ragione di definirlo un “Berlusconi maggiorato” il nostro politologo cantonale, Oscar Mazzoleni.

Ciò detto, sarebbe davvero macroscopico non considerare gli errori della parte democratica la cui candidata, Hillary Clinton, si trascina una “promessa” di otto anni fa elargitale dall’Obama vincitore delle primarie democratiche: quella di correre per la presidenza, in campo democratico, alla fine del suo mandato. In otto anni tante cose sono cambiate e la “perdente” Hillary di allora si è trasformata nella zavorra decisiva che ha permesso a un personaggio del tutto fuori contesto e impolitico come Trump di avere il sopravvento.

Sergio Roic

Relatore

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  • Nemmeno il sottoscritto impazzisce per il ciuffone americano, ma i ripensamenti tardivi della sinistra socialdemocratica sfiorano il ridicolo. “I dimenticati del nuovo secolo hanno fatto la rivoluzione. A destra, perché la sinistra non li ha voluti vedere” ho letto da qualche parte. E condivido.

    Anzi, la sinistra istituzionale è pure complice primaria della «mostruosa, grezza, rozza, becera ignorante, burina, incolta» reazione popolare (termini utilizzati a mezzo stampa progressista) perlomeno sulla base del noto principio “dinamico” secondo il quale… ad ogni azione corrisponde una reazione. Nel caso specifico si potrebbe parlare di… inazione. Proprio perché se la cultura politica popolare fosse pure, nella sua maggioranza, come sopra descritta vi sono evidentemente pesanti complicità politiche e formative precedenti.

    Troppo tardi per ripescare un… si sarebbe dovuto. Troppo tardi perché già da moltissimo tempo (politico) esiste una reale notifica formale del disastro sociale contemporaneo testimoniata da prese di posizione, articoli, inchieste, conferenze,saggi (una saggistica sterminata) prodotta da intellettuali ed economisti genuinamente indipendenti perché non votati alla causa del pensiero unico. Non sedotti dalla “mondialisation heureuse”. Testimonianze, documenti concreti e consultabili che ci avvertivano dei pericoli sociali insiti nel neoliberismo finanziario globalizzato. Oggi i progressisti scoprono che vi sono fabbriche lager del sud est asiatico generatrici di disoccupazione in Occidente. S’accorgono pure dell’aumento di conflittualità sociale indigena innescata dal meccanismo perverso di “usare” manodopera clandestina disposta (ovviamente) a produrre a un costo inferiore ad ogni logica sindacale.

    Certo da decenni siamo in balìa di una vera e propria manipolazione strategica che qualcuno osa definire come la “standardizzazione dell’immaginario”. Ma quell’adattamento dell’economia “reale” alle regole dell'economia-mondo che ha escluso con determinata e glaciale brutalità, senza troppe contestazioni, ciò che ritiene e ha ritenuto inutile al nuovo modello economico "hors sol" era da considerare immediatamente come nociva a quegli ideali che la sinistra astrattamente dice di voler difendere.

    Invece ecco che l’intellettuale “organico-progressista” fugge in una sorta di dimensione aurea, quasi come infastidito dalla spregevole condizione della gente comune rimasta ("incomprensibilmente"!) povera, frustrata, becera e incolta; il «progressista-organico» subisce una mutazione autoreferenziale che lo vede sempre più aggrappato alle "buone maniere", all'uso corretto del congiuntivo, alla citazione letteraria, alla passione per i “classici” e per il cinema d'autore... piuttosto che messaggero della più difficile dimensione sindacale.

    Il risultato è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere: due mondi separati in casa; un mondo "periferico" invisibile, dimenticato, snobbato, sostanzialmente quello che oggi è divenuto l'elettorato definito con il consunto e improprio termine di populista. Per opposto un ristretto (tuttavia cocciuto e potente) mondo composto di una nuova classe culturalmente egemone fatta di quadri ben retribuiti, di funzionari protetti dal loro status, di intellettuali votati a una generica causa terzomondista. Spesso diffusa con arroganza che ci ricorda la famosa "boria dei dotti" descritta dal Vico.

    {Post scriptum: non si dimentichi che (a proposito della basso livello (violenza verbale) della campagna elettorale americana appena terminata) sia John come pure Bob Kennedy furono uccisi in campagna elettorale.}

  • Roic, cosa vuol dire " un capitalismo senza volto e responsabilità sociale"?
    Forse quello che cercate di ostacolare slinguandovi con la controparte borghese democratica per un mondo peggiore del vituperato novecento?
    Sia realista una buona volta, convinca i suoi compagni di merende a traslocare (baracca e burattini) in casa radicalpopolare. Chi sgobba e lavora ringrazierà per l'illuminata decisione.

  • Fra lupi e Orsi meglio star lontani dalle loro fauci...
    Ma....avete paura di presentarvi con nome e cognome....?

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