Appunti

Come gestire i flussi migratori? Due sono i modelli – di Puntonemo

“Il modello repubblicano, che è una derivazione diretta del vecchio concetto di assimilazione (che necessita, da parte dei nuovi arrivati, di un continuo e faticoso adeguamento ai costumi di chi riceve) è un modello che esige un tipo di integrazione impensabile (ormai superato dai fatti) perché vuole l’abbandono (di poca o tanta parte) della propria identità originaria.”

Questo post mi ha colpito (Puntonemo che risponde a Minimodire), perciò mi affretto a trasformarlo in articolo. Notevole a mio avviso il capoverso in blu, che mi sentirei di tradurre così: “entrano come vogliono, fanno quello che credono, edificano ed occupano i loro ghetti… e guai a chi dice una parola!” Lo definirei un tipico esempio di umorismo involontario (la forma più sublime di umorismo).

* * *

Puntonemo  Nella speranza di non sciupare la cripticità del… minimodire desidero tuttavia aggiungere una considerazione relativamente all’enigmatica dichiarazione politique-politicienne.

Due sono i problemi fondamentali del dilemma francese, tuttavia rappresentativo di molte realtà occidentali: l’integrazione degli immigrati e il declino dell’economia industriale. Per quanto attiene al primo già alcuni alti politici europei (Cameron e Merkel, per dirne due) hanno da tempo ammesso un certo qual fallimento del sistema d’integrazione di comunità culturali e sociali diverse tra loro all’interno dello stesso territorio; per cui non hanno fatto altro che considerare i risultati deludenti già registrati oltreoceano.

Sappiamo che almeno due modelli (soprattutto in Francia) attualmente si pongono agli estremi del discorso relativo alla gestione dei flussi migratori: il modello “repubblicano” e quello “comunitarista multiculturale”.

Il modello repubblicano, che è una derivazione diretta del vecchio concetto di assimilazione (che necessita, da parte dei nuovi arrivati, di un continuo e faticoso adeguamento ai costumi di chi riceve) è un modello che esige un tipo di integrazione impensabile (ormai superato dai fatti) perché vuole l’abbandono (di poca o tanta parte) della propria identità originaria.

Per di più il discorso è tardivo, perché in molte metropoli occidentali il modello repubblicano e già stato superato ormai da tempo dalla realtà quotidiana (che lo ha totalmente abbandonato) per lasciar spazio a un modello di tipo comunitarista: diverse comunità chiuse composte da persone che condividono delle caratteristiche comuni: comportamenti sociali, lingua, cultura, quindi omogenee al loro interno, ma spesso auto segregate. Quello che viene definito un contesto “banalmente multiculturale” perché diviso in gruppi omogenei tra loro estranei. Ma anche codesto modello parrebbe non reggere alla prova dei fatti, la recente cronaca milanese ne è la dimostrazione.

Per quanto attiene al secondo, cioè alla de-industrializzazione, il problema è irrisolvibile in un contesto mondializzato fanaticamente basato sulla riduzione del costo del lavoro e sulla concorrenza fiscale.

Quindi è probabilmente vero ciò che dice il minimodire. In un contesto «esclusivo» si può varare «esclusivamente» una politica dei desideri irrisolvibili. All’interno dell’Esagono, così come fuori dal suo perimetro.

Puntonemo

Relatore

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  • Temo di essere stato frainteso. Non avevo in mente l' INTEGRAZIONE... ma qualcosa di più logico e di più efficace. "A monte", si direbbe.

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