Questo breve testo di sapore orwelliano ci è piaciuto e ci affrettiamo a proporlo ai nostri lettori.
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A noi però, donne e uomini sbagliati, oggi ci rimane ancora un’arma per poterci esprimere senza paura, per dire ciò che veramente pensiamo e sentirci per un attimo liberi: il voto. Nell’urna possiamo ancora esprimere liberamente e senza timore il nostro credo, e la Polizia del Pensiero non potrà vederci, non potrà punirci e nessuno potrà mai sapere ciò che realmente pensiamo. Dopo il voto saremo comunque giudicati, definiranno il nostro voto come sbagliato, immorale, ignorante e probabilmente si dovrà rivotare per correggere il nostro pensiero deforme.
La verità però, è che non possiamo continuare a vivere sotto questa continua inquisizione del pensiero e della morale. Dobbiamo ribellarci e far sentire senza paura e sempre più forte la nostra voce. Solo così potremo liberarci dalla Polizia del Pensiero e dal regime da lei imposto. Perché forse non era il nostro modo di pensare ad essere sbagliato. Forse a sbagliare era chi ci impediva di essere liberi.
Oreste Pejman, esponente UDC
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