INIZIATIVA PARLAMENTARE ELABORATA:
REGOLAZIONE E CONTROLLO STRUTTURALE DELLA CRESCITA DELLA SPESA CORRENTE
MODIFICA DELLA Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato (LGF) del 20 gennaio 1986
Ritenuto che, per rispondere a questa impotenza collettiva nel trovare una disciplina di contenimento costante; è urgente e necessario definire nella legge finanziaria dei vincoli alla crescita naturale della spesa corrente. Proponiamo a questo scopo la modifica della Legge all’ Articolo 4 del capitolo Principio dell’equilibrio finanziario, inserendo un capoverso 2 con lettere a, b ,c:
Principio dell’equilibrio finanziario Art. 4[5]
Il conto economico deve essere pareggiato a medio termine.
Cpv2 Nuovo
La crescita delle voci di spesa corrente: 30 spesa del personale, 31 spesa di beni e servizi, 36 spesa netta di trasferimento; è regolata e controllata nel seguente modo:
a) Spesa del personale: a Preventivo dell’anno “t + 1” può figurare un importo massimo equivalente al valore medio aritmetico mobile degli ultimi 4 anni ( t; t-1; t-2; t-3) del gettito di imposte delle Persone Fisiche. Dove “t” è uguale al valore dell’ultimo Preventivo votato, e t-1, t-2, t-3 sono uguali ai valori degli ultimi 3 Consuntivi votati.
b) Spesa per beni e servizi: a Preventivo dell’anno “t + 1” può figurare un importo massimo equivalente al valore medio aritmetico mobile degli ultimi 4 anni ( t; t-1; t-2; t-3) della Spesa di beni e servizi. Dove “t” è uguale al valore dell’ultimo Preventivo votato, e t-1, t-2, t-3 sono uguali ai valori degli ultimi 3 Consuntivi votati.
c) Spesa netta di trasferimento, voce 363 Contributi a enti pubblici e terzi netti: a Preventivo dell’anno “t + 1” può figurare un importo massimo equivalente al 90% del valore medio aritmetico mobile degli ultimi 4 anni ( t; t-1; t-2; t-3) della somma del gettito di imposte delle Persone Fisiche e Persone Giuridiche. Dove “t” è uguale al valore dell’ultimo Preventivo votato, e t-1, t-2, t-3 sono uguali ai valori degli ultimi 3 Consuntivi votati.
Sergio Morisoli, Paolo Pamini (AreaLiberale) La destra, Bellinzona
Avanti allora con l’azzeramento della storia, mentre fra un po’ qualche scraniatello della nouvelle vague…
I “cretini benpensanti”, dove cretino va inteso nel senso etimologico, a dire il vero da…
PENSIERO DEL GIORNO In questi giorni sta imperversando sui "social" un ponderoso discorso: la pericolosità di…
(fdm) Questo non è un necrologio, ma un monumento. Un profondo ricordo, ricco, preciso e…
487 anni fa moriva decapitata Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII "Anna Bolena" di…
2018 Al grande successo della mostra Street Art... non poteva che seguire Street Art 2. Il…
This website uses cookies.
View Comments
Is Democracy the Best Setting For Strong Economic Growth? Così titolava tempo fa il… WSj. Quindi: un conto è considerare la faccenda con lenti da microcosmo, altro è, considerare il fenomeno nella sua ampiezza. Poi, dopo l’analisi c’è la sintesi. Talvolta la sintesi diventa semplificazione. Oppure ideologia. Facciamo un esempio. Se parlassi - sempre per esempio - di delocalizzazioni, ecco che potremmo dire: a) “le industrie sono costrette a delocalizzare dove il costo del lavoro è troppo alto, per sostenere la competitività”; b) “le industrie delocalizzano in territori con manodopera a costo minimo così da incrementare il profitto azionario”. Due narrazioni molto sintetiche e molto ideo-logiche. Stesso vale con la fiscalità: a) sgravi necessari per incentivare gli investimenti; versione b): gli sgravi riducono le risorse a disposizione della collettività. Idem per la spesa: troppa per troppi sprechi, b) necessaria (indispensabile) per parare i colpi del deleterio automatismo: privatizzazione dei benefici e statalizzazione dei costi residui. Certo, narrazioni sintetiche, semplificatorie. Ideologiche. In realtà tutto dipende dagli occhiali di lettura, insomma dalle lenti adottate. Il fatto di doversi dedicare alla soluzione di problemi di bilancio (molto) settoriali non è casuale. Fa parte di un disegno relativo all'attenuazione preventiva degli inevitabili conflitti che il forzato mercantilismo economico incontra sul suo cammino massificante. Ormai evidente che le grandi scelte non sono sottoposte al vaglio democratico. Perlomeno non automaticamente. Per cui la democrazia parlamentare è incaricata di affrontare gli imponenti micro problemi: le enormi quisquilie di convivenza tra comunità economicamente disomogenee, per esempio. Lasciando come ultima scelta «risolutiva» l’adozione - magari - di “affascinanti” formule matematico-economicistiche territoriali.