Il “Ghiro” si rivolge ai media
Certo che se la notizia fosse vera, sarebbe alquanto sorprendente.
Difatti, in occasione di un incontro svoltosi a Bellinzona lo scorso 16 marzo fra rappresentanti del Comune di Losone, del Cantone, della Segreteria di Stato della migrazione e di ArmaSuisse, la Confederazione aveva preannunciato l’intenzione di presentare a breve termine una proposta per mantenere aperto il centro all’ex caserma ancora per due o tre anni, e più precisamente fino all’apertura del centro federale previsto nel Mendrisiotto. Ma finora, dopo tre mesi e mezzo da quella riunione, nessuna richiesta ufficiale è pervenuta al Municipio di Losone; ciò che parrebbe confermare la notizia di una chiusura definitiva a fine ottobre.
Cosa sarebbe dunque successo negli ultimi due mesi per far cambiare idea alla Confederazione su un eventuale prolungo d’attività del centro losonese ?
Posso solo ipotizzare che la Confederazione si è resa conto che ben difficilmente una richiesta del genere avrebbe superato lo scoglio del Consiglio comunale e soprattutto di un voto popolare. Difatti l’attuale centro era stato aperto d’imperio e senza alcuna autorizzazione comunale o cantonale grazie a un nuovo articolo della legge sull’asilo che consentiva alla Confederazione di aprire provvisoriamente e per la durata massima di tre anni dei centri per richiedenti l’asilo in stabili di proprietà della Confederazione. Ma un eventuale prolungo dell’attività oltre il termine di tre anni avrebbe richiesto un’autorizzazione da parte non solo del Municipio ma pure del Consiglio comunale, con una decisione soggetta a referendum (come lo stesso Guastafeste aveva suggerito in un suo comunicato del 7 marzo scorso – vedi allegato, parte evidenziata in giallo – il Municipio aveva condiviso pure l’idea di organizzare una votazione consultiva fra la popolazione prima di sottoporre un’eventuale richiesta di proroga al Consiglio comunale).
E’ dunque possibile che la Confederazione abbia preferito evitare i rischi legati a una votazione democratica che verosimilmente avrebbe fatto emergere il malcontento della popolazione verso una struttura che negli ultimi anni autorità e stampa si sono sforzati di dipingere all’acqua di rose.
Giorgio Ghiringhelli
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