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Las Vegas: il killer ha probabilmente avuto un complice

Stephen Paddock, lo spietato killer di Las Vegas, probabilmente progettava il massacro già da mesi. È questa la conclusione a cui sono giunti gli investigatori dopo aver scoperto che Paddock aveva prenotato circa due mesi fa ben due stanze al Blackstone Hotel Chicago, con vista sul palco principale di uno dei più grandi festival rock, il Lollapalooza, a cui partecipano mediamente 400mila persone. Un’altra prenotazione era stata tentata tramite Airbnb all’Odgen Hotel di Las Vegas, anche lì con vista sul centro del festival musicale “Life is beautiful”. Sono oscuri i motivi per cui il killer non abbia agito in quelle due occasioni, non ha infatti mai fatto il check in in nessuno dei due alberghi.

Per attuare il suo micidiale piano Paddock aveva utilizzato un dispositivo chiamato bump stocks che moltiplica il numero dei colpi di un fucile trasformandolo in una mitragliatrice capace di sparare 800 colpi in un minuto. Il bump stocks era stato montano su 12 delle ben 23 armi che il killer era riuscito ad acquistare. La facilità con cui l’uomo è venuto in possesso di un simile arsenale fa discutere nuovamente gli USA sulla possibilità di porre delle serie restrizioni al commercio legale delle armi.

Il profilo dell’assassino è quello di un giocatore incallito che spendeva anche migliaia di dollari davanti alle macchinette del casinò Mandalay Bay; gli investigatori sospettano la presenza di un complice; lo sceriffo Joseph Lombardo ha dichiarato: “Non mi sembra possibile che il killer abbia fatto tutto da solo. Troppe cose. Deve aver avuto bisogno di aiuto”.

I sospetti ricadono probabilmente sulla moglie 62enne del killer, la filippina Marilou Danley che nega qualunque coinvolgimento: “Non mi aveva mai detto nulla; non c’era alcun segnale che potesse fare una cosa del genere, era una persona gentile”.

MK

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