Appunti

“Iniziativa No Billag”: Tuteliamo il portafoglio dei cittadini! di Alex Bernasconi

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo favorevole all’iniziativa “No Billag”. Esso ha in particolare il merito di rievocare – con citazione di dati precisi – la “sciagurata” votazione del settembre 2015, che Doris Leuthard vinse per un pelo, e quella fu una grossa disgrazia.

* * *

Durante questo periodo di votazioni federali del 4 marzo 2018, gli avversari dell’iniziativa “Sì all’abolizione del canone Billag”, hanno sottaciuto il fatto che il popolo-cittadino, con l’accettazione di tale iniziativa, potrà risparmiare dalle proprie tasche un bel po’ di denari. Denari che non sono rappresentati come poche “noccioline” (un franco al giorno per finanziare il canone) bensì la bella cifra di 365 CHF.- all’anno (cifra che permetterebbe ad una famiglia di 3 persone di fare una spesa per due o tre settimane, per intenderci). Ovviamente coloro che sono contrari all’iniziativa cercano di rifilarci una tassa con la scusa “che tanto costerebbe come un caffè al dì”. In effetti se si pensasse in questa maniera si potrebbero aumentare determinate tasse già presenti e/o introdurre nuove tasse con la sempre miserevole giustificazione “che costerebbe giornalmente come un caffè e magari anche un gipfel”. Roba da matti !

Il grave e grande imbroglio del pagamento del canone Billag sta il fatto che nel settembre del 2015, c’è stata una votazione popolare sulla “Modifica della legge federale sulla radiotelevisione” accettata dal 50.08 % dei votanti (maggioranza non necessaria dei cantoni ma che erano contrari a tale modifica ben 16 cantoni tra cui il Ticino) con uno scarto irrisorio di soli 3696 voti (cioè il 0.16% delle schede totali entrate nelle urne). Oltre al fatto che tale votazione potevano i responsabili allo spoglio dei voti riconteggiare le schede, dato il minimo scarto che c’era (erarre humanum est) si era creato un grande malumore per la notizia che in determinati cantoni (Zurigo e Basilea Campagna) non potevano riconteggiare le schede, tenendo in considerazione il potenziale di errore sistematico nel conteggio dei voti. E per questo motivo che è poi nata l’iniziativa “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo” come voto di protesta al non riconteggiamento delle schede di voto alla votazione popolare sulla “Modifica della legge federale sulla radiotelevisione” e al minimo scarto delle schede (solo uno scarto di 0.16%).

Il motivo perché mai è stata lanciata l’iniziativa contro il canone radiotelevisivo è per il contenuto della “Modifica della legge federale sulla radiotelevisione” che creerebbe degli svantaggi economici ai cittadini e alle imprese private e un’ingiustizia sociale non sostenuto secondo il principio che “chi consuma, paga in base al proprio consumo”. Vi elencherò i motivi economici, e poi di principio, che tale “Modifica della legge federale sulla radiotelevisione” entrerà in vigore il principio del 2019.

Se l’iniziativa “Sì all’abolizione del canone Billag” non venisse accetta dal popolo-cittadino le conseguenze saranno che:
– Coloro che pagavano il canone radiofonico (165.00 CHF.-) dovranno sborsare ben 365 CHF.-;
– Coloro che pagavano il canone televisivo (286.10 CHF.-), dovranno sborsare ben 365 CHF.-;
– Coloro che non pagavano il canone radiotelevisivo, saranno costretti a sborsare ben 365 CHF.-;
– Le aziende che magari pagavano il canone in base al numero di apparecchi radiotelevisivi, dovranno pagare in base alla cifra d’affari (le aziende che hanno una cifra d’affari inferiore ai 500’000 CHF.- saranno esonerate, se la cifra sarà superiore ai 500’000 CHF.-, le aziende potranno sborsare annualmente dai 365 CHF.- fino ai 35’590’CHF.-)

Oltretutto continuerà ad esserci, come in passato, l’obbligo di pagamento del canone radiotelevisivo a quelle categorie di persone che si ritrovano in ristrettezze economiche quali ad esempio:
– I disoccupati;
– Coloro che beneficiano dell’assistenza sociale;
– Coloro che hanno degli stipendi medio-bassi;
– I giovani che sono agli inizi di un’attività lavorativa ma che hanno poche risorse finanziarie.

Questa tassa della ricezione di determinati canali radio-televisivi (non tutte le emittenti private svizzere beneficiano degli introiti del canone) aggraverà ulteriormente il budget finanziario delle famiglie, delle coppie, dei singoli cittadini e delle imprese. Di sicuro questa tassa asociale non migliorerà il portafoglio dei cittadini.

L’abolizione del canone radiotelevisivo è l’unica chance per debellare un principio di pagamento obbligatorio a tutte le economie domestiche che entrerà in vigore dal 2019, tramite una nuova società di incasso (Serafe/Secon SA).

La SSR-SRG e il Consiglio Federale (per bocca di Doris Leuthard) cercano di fregare il popolo-cittadino con la diminuzione temporanea del canone radio e televisivo da 451.10 CHF.- a 365 CHF.- Cifra che potrà essere aumentata in futuro a 400 CHF.- o 500 CHF.- tramite il volere di una maggioranza del Parlamento e del Consiglio Federale (né la Costituzione Svizzera né la Legge federale sulla radiotelevisione non sta scritto a quanto ammonterebbe il pagamento del canone).

È ora che le emittenti private finanziate dal canone ritornino ad essere delle aziende private, come nella situazione precedente nel 2007. Per la SSR-SRG è tempo, e ne hanno avuto di tempo, di finanziarsi come una qualsiasi azienda privata che offre un suo prodotto al pubblico. Quando si parla di servizio pubblico non significa affatto che un determinato servizio debba essere offerto da una azienda statale bensì anche da una azienda privata che può svolgere un servizio pubblico, cioè un servizio alla collettività (anche la Migros e la Coop svolgono un servizio pubblico come azienda privata: offrono prodotti alla collettività cioè al cliente). Oramai il canone radiotelevisivo è diventato un mezzo obsoleto di riscossione di una tassa asociale ed ingiustificabile. La solidarietà dovrebbe esserci per coloro che si ritroveranno in maggiori ristrettezze economiche (lavoratori con bassi stipendi, disoccupati, persone in assistenza sociale) e non ai dipendenti della SSR-SRG con il posto di lavoro assicurato da una tassa generalizzata obbligatoria a tutte le economie domestiche. Lo statalismo della radiotelevisione in Svizzera ha generato costi di produzione sproporzionati (strutture elefantesche), informazione tendenziosa agli interessi del Consiglio Federale e di determinati gruppi politici (metà del Consiglio d’Amministrazione della SSR-SRG e della CORSI sono politici di sinistra e di centro che pensano agli interessi di partito e di determinate elité e lobby del settore radio e televisivo) e un servizio offerto alla collettività non preteso dal popolo cittadino come bisogno sostanzialmente primario ma imposto, perdi più con un futuro canone generalizzato.

È il momento (ed unico) di liberarci di una palla al piede e di decidere, con il nostro denaro, cosa spendere per i nostri media senza che ci sia una società esterna, con mandato della Confederazione, ad imporci un obbligo di pagamento ingiustificato e poco solidale. Il nostro mercato mediatico, foraggiato con gli introiti del canone, si è “drogato” per troppo tempo con i soldi dei cittadini.

Se il popolo cittadino volesse risparmiare qualche cosa dal proprio portamonete, l’unica vera soluzione attuabile sarebbe l’accettazione dell’iniziativa popolare “Sì all’abolizione del canone Billag”.

Alex Bernasconi

Relatore

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