Oggi è stato il “No Salvini Day”. Rendiamoci conto: studenti che non sanno neanche dirti la data delle Idi di Marzo, ma vogliono protestare. E come lo fanno? Con l’unica storia che conoscono: quella del fascismo. In breve, nella loro decontestualizzata mente, il sillogismo è assai semplice: Salvini = Duce.
E, di conseguenza, sfilano i cartelli più creativi.
Ma non è tutto: c’è chi, vestito di nero come l’isis, dell’isis fa gli stessi gesti: bruciare le bandiere dello stato nemico, il governo.
E, infine, ci sono i cori, i più creativi e i meno fini: “Salvini boia, Di Maio la sua tr**”.
Dov’è finita la cultura? Dietro fiamme, fumogeni e urla sconnesse. O, forse, non c’è mai stata.
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Certo, sarebbe auspicabile che gli studenti usassero terminologie differenti e che la contestazione politica avvenisse in maniera più civile ed acculturata, ma questo è difficile quando Salvini stesso, che dovrebbe rappresentare un modello, su facebook non esita ad impiegare parole non proprio educate, come quando scrisse:
"Mi sono ROTTO I COGLIONI di mantenere migliaia di immigrati.",
o fa esternazioni non precisamente indizio di una profonda cultura o eleganza:
"Ora parlo. Cazzo!"
L'odio e la volgarità sono pericolosi nelle strade, ma forse sono ancora peggio quando insediati nelle sedi del potere