Cultura

Frinico, il traditore che provò a fermare il tradimento di Alcibiade

Frinico comprese che Alcibiade voleva abbattere la democrazia ad Atene al solo scopo del vantaggio personale.

Rivelò così il tradimento di Alcibiade agli Spartani, divenendo quindi traditore lui stesso.

“Gli Intrighi di Frinico” divennero proverbiali, racconta Tucidide. 

Frinco, un dissidente agli intrighi di Alcibiade

Un “lungimirante” ateniese (così come lo chiamerà Tucidide), non condivise le proposte di Alcibiade e cercò di far notare ai suoi come ai Persiani non interessasse allearsi con gli Ateniesi piuttosto che con gli Spartani, poiché entrambe le potenze greche, ora, possedevano una flotta. I veri concorrenti dei Persiani poi, a detta di Frinco, erano gli Ateniesi, detentori del dominio della Ionia d’Asia che il Gran Re voleva riprendersi. Perché Tissaferne, a detta di Alcibiade, avrebbe dovuto allearsi con gli Ateniesi? Tutto ciò non aveva senso, secondo Frinico. Agli alleati di Atene, continuava Frinco, non interessava quale regime essi avrebbero avuto, se oligarchico o democratico, pertanto perché abbattere la democrazia? Era evidente che tutto ciò era un gioco attuato da un Alcibiade unicamente autoreferenziale.

Frinico odiava i kalokaiagathoi come Alcibiade: essi erano contro gli interessi delle città alleate e di Atene. Essi, costituenti l’elité della società, traevano vantaggio dalle città alleate avendo in esse diritto di terre e proprietà, mentre le città alleate, indipendentemente dal regime che avessero avuto, oligarchico o democratico che fosse, avrebbero continuato a pagare tributi ad Atene, glorificando i kaloikaiagathoi e la stessa Atene.

Atene, per l’appunto era, nel frattempo, governata dal Partito Democratico retto da Cleone (demagogo), la cui ideologia democratica estremista non faceva che dare manforte ai congiurati che quella democrazia volevano abbattere.

Gli Intrighi di Frinico, frase divenuta poi proverbiale, ebbero così inizio: l’Ateniese dissidente scrisse una lettera al navarco spartano Astioco, (senza farsi scrupoli di parlare lui stesso, “ateniese duro e puro” con uno spartano…) gli denunciò il tradimento di Alcibiade passato (o, meglio, ritornato) dalla parte ateniese. Frinico, per denunciare un traditore (Alcibiade) divenne così lui stesso traditore. E, come tutti i traditori, sentì il bisogno di giustificarsi: il suo tradimento si attuava proprio in virtù del suo attaccamento alla polis di Atene, per la quale Alcibiade tramava contro.

Astioco si spaventò. Che fascino esercitava Alcibiade sugli uomini militari e politici (oltre che sulle donne, sia etere che regine…), a tal punto da restare sempre impunito, nonostante la sua spregiudicatezza? Astioco stesso divenne delatore, rivelando la lettera di Frinico nientemeno che al satrapo Tissaferne.

Frinco tentò allora il tutto per tutto, e gli venne meno il paventato “attaccamento alla polis”: scrisse nuovamente ad Astioco, invitandolo, questa volta, ad attaccare Samo. Neanche quest’invito solleticò la brama di Astioco che questa volta rivelò tutto ad Alcibiade. Venutolo a sapere, Frinico fortificò in fretta e furia la città di Samo per rinnegare l’offerta fatta agli Spartani e stroncare sul nascere voci sul suo presunto (ed effettivo!) tradimento, attuato al solo scopo di frenare Alcibiade.

Pericle ad Atene, Dipinto di Philipp von Foltz. L’arte di parlare in pubblico e la democrazia ateniese, nel 411 erano ormai un lontano ricordo. Pericle era morto da vent’anni appena.

Alcibiade, tutt’altro che fermato dagli Intrighi di Frinico, aveva ora campo libero: attuare il colpo di Stato per sovvertire la democrazia e ritornare ad Atene.

Per ironia della sorte, quando il Colpo di Stato fu effettuato, Frinico fu ammesso tra gli oligarchi che avrebbero governato Atene. Ma, inviato con i colleghi Antifonte, Pisandro e Teramene a Sparta fu ucciso in piazza, in circostanze mai chiarite.

(continua)

Chantal Fantuzzi

Relatore

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