Il flusso di coscienza, un narratore cosciente solo di sé stesso (e poi neanche), nella molteplicità di eventi meravigliosi convergenti nell’essere da egli scollegati ma al contempo interconnessi. Stiamo parlando della raccolta di racconti di Massimo Bernardi, scrittore già intervistato da Ticinolive.ch, che torna nelle librerie con “Hanno invaso la Svizzera”.
Niente di concreto, come prelude, direttamente dall’aldilà, lo scrittore Dino Buzzati nella prefazione, che Bernardi fa resuscitare, straordinariamente. Nessuna invasione nella “placita e neutrale” Svizzera, dunque, se non quella delle parole, di cui Bernardi empie la sua ultima fatica letteraria in un compendio di suspence, ironia, brillante senso dell’umorismo, in una crescente sinergia tra tradizione e contemporaneità.
Nel nonsense dei racconti, certe volte travalica un senso d’angoscia dettato dallo smarrimento in cui il lettore, per sua natura distante dalla mente dell’autore, si trova a brancolare, salvo poi trovare un appiglio nella confortevole ironia conclusiva che insegna, forse, a prendere con leggerezza la vita.
Ricordi d’infanzia, sublimati dall’inconscio, riemergono prepotenti nella narrazione che, come vittima sacrificale, l’Autore offre al suo pubblico, non perché lo giudichi, né perché lo giustizi: bensì affinché possa parteciparne alla rievocazione e sospirare, di riso o di paura.
L’angoscia, dopotutto, è la componente della contemporaneità che ci troviamo a vivere in qualità di uomini moderni. Bernardi ce la offre, su un vassoio d’argento in cui tralucono i riflessi d’una società che non sa abbandonare la propria tradizione (la Santa Inquisizione, ad esempio) ma accetta con non voluto gaudio l’innovazione mediatica e culturale (da Dylan Dog a Scooby doo al pagliaccio assassino di IT). Elementi inquietanti, certo, fusi però in un compendio che Bernardi definisce “confortevole”, destinato a suscitare emozioni senz’altro forti, nel lettore timido o ardente, smanioso di vivere, rivivere, sognare o avere incubi. Di cui poi ridere al mattino, nel fil rouge della rivelazione dell’inconsistenza della nostra realtà. Quasi come se invadessero la Svizzera.
C.F.
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