Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Lorenzo Quadri, nel suo tipico stile pungente e sarcastico.
Il professor Rico Maggi è parte dell’establishment e propugna le tesi dell’establishment. Ciò è perfettamente normale ed è inutile scandalizzarsi.
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Adesso arriva la nuova indagine compiacente. Vi si sostiene che il Ticino è un Cantone super-competitivo, che l’economia va a gonfie vele (intendendo ovviamente: va a gonfie vele grazie alla libera circolazione delle persone che i soliti populisti e razzisti osano mettono in discussione). Al direttore Rico Maggi la frizione scivola al punto da fargli uscire la seguente dichiarazione: “La disoccupazione? Se ne parla solo perché è interessante per la politica”. Ah ecco! Sicché anche la disoccupazione sarebbe una percezione; per non dire una balla populista. Il direttore dell’IRE può andare a raccontare questa perla a chi la mancanza di un lavoro la vive sulla propria pelle. Solo un dato: il tasso di disoccupazione ILO in Ticino è dell’ 8.1% contro il 5.1% della Lombardia. Quindi tre punti percentuali in più. Se ne è accorto anche il sindacato OCST. In Ticino ci sono oltre 8000 persone in assistenza. I sottoccupati sono raddoppiati in un decennio. Però adesso arriva il buon Maggi a raccontarci che non esiste alcuna emergenza occupazionale in questo ridente Cantone simile al Paese della Cuccagna, ma quando mai: sono solo storielle ad uso della politica.
Si dà invece il caso che quella occupazionale sia l’unica vera emergenza in Ticino (altro che “clima”). E la politica sarebbe irresponsabile a non occuparsene! Anzi, proprio il lavoro deve essere la prima priorità della politica.
Ed il mercato del lavoro ticinese si salva solo con il ritorno alla preferenza indigena e la disdetta della libera circolazione delle persone.
Su impulso della Lega, la città di Lugano ha deciso di stanziare più fondi a sostegno dell’occupazione dei residenti. Non certo per “alimentare fantasie” ma perché chi è a contatto con i cittadini e con i loro problemi sa che la situazione sul territorio non ha nulla di roseo. Chi invece passa le giornate in un ufficio di legno pregiato a taroccare statistiche su commissione magari ha una “percezione” diversa.
Sarebbe bello se la disoccupazione fosse solo un’invenzione. Invece è, sfortunatamente, il pane quotidiano di troppi cittadini ticinesi.
Davanti a certe boutade “negazioniste” (per usare un termine alla moda) dell’IRE c’è da chiedersi se abbia senso continuare a tenere aperto all’USI un istituto di ricerche economiche che pare essersi specializzato nella divulgazione di “fatti alternativi”, detti anche “fake news”, ad uso e consumo dell’establishment euroturbo.
Lorenzo Quadri
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