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“Non siamo nemici dell’economia!” – Intervista ad Amalia Mirante, candidata PS

L’economista Amalia Mirante, ricercatrice e docente all’Usi e alla Supsi, si è lanciata in campagna elettorale quale candidata socialista al Consiglio di Stato. Dalla riflessione teorica dell’aula all’intensa battaglia al fronte per la conquista del voto: una variazione di vita! Ma alle domande dell’intervistatore la prof. Mirante dà risposte pacate e prudenti, sulle barricate non sale.

Un’intervista di Francesco De Maria, 2 marzo 2015.

 

Francesco De Maria   Molti vedono i Socialisti come nemici dell’economia. Lo sono veramente?

Amalia Mirante   Diciamo che io sono decisamente di parte in questa risposta, ma visto che stiamo giocando a carte scoperte, non posso che risponderle “assolutamente no” e non vi sarebbe errore più grande di quello di essere nemici dell’economia. Proprio perché come tutte le discipline anche l’economia può essere condotta secondo regole più o meno giuste, l’errore più grande sarebbe quello di combatterla senza conoscerla. Quello che oggi appare come sempre più necessario è dare all’economia quelle regole che le consentano di riappropriarsi dei suoi campi di analisi e di essere gestita come una disciplina al servizio del soddisfacimento dei bisogni dell’individuo. L’uomo (e la donna) devono essere posti al centro e non al contrario ritenuti strumentali all’economia.

Mi descriva la sua attività di ricerca e insegnamento all’interno dell’Usi e della Supsi.

AM   Svolgo una delle professioni più belle del mondo: insegno e al contempo mi posso permettere il lusso di imparare. I miei campi di ricerca non sono proprio quelli dell’economia dominante, occupandomi dello studio della macroeconomia in termini descrittivi, come pure di storia del pensiero economico, di legami con le altre discipline sociali e di etica economica.

L’attività della ricerca collegata a quella dell’insegnamento (che forse addirittura prediligo) è incredibilmente arricchente. Ogni lezione con i miei studenti e le mie studentesse è come se fosse per me una nuova esperienza: cercare di aiutarli ad apprendere e dar loro gli strumenti per poter fare un ragionamento rigoroso e che gli consenta di avere un’opinione propria solida è una sfida quotidiana. E in aggiunta a tutto questo, io ho avuto la fortuna di lavorare per tanti anni con un grande Maestro, il Prof. Baranzini: grande Maestro in accademia e nel contempo grande Maestro nella vita.

L’avvocato Tuto Rossi ha dichiarato (per iscritto): “L’USI è la peggiore università della Svizzera!” Non è un po’ oltraggioso? L’avrà detto solo per provocare? Gli vuole rispondere?

AM   Credo che le risposte a certi attacchi stiano nei risultati conseguiti dall’Università, nella validità del suo corpo docente e nelle capacità che dimsotrano gli studenti e le studentesse che si formano in questo ateneo.

Com’è finita nella lista PS per il Consiglio di Stato? Chi l’ha “ingaggiata”?

AM   Sono stata, non le nascondo un po’ a sorpresa, contattata dalla commissione Cerca. Dopo un primo colloquio e qualche mia titubanza, sono stata convinta ad accettare questa avventura da una persona che oggi è divenuto un amico. Ma non posso svelarle i nomi dei miei sostenitori…

Tutti dicono che la lista PS è “debole”. Mi componga con 5 nomi una lista “forte” (plausibile).

AM   Bang, Bertoli, Durisch, Lurati-Grassi, Mirante. [risposta arguta, la vecchia volpe è stata fregata]

L’apertura incondizionata del PS verso tutti e tutto – migranti, musulmani, frontalieri, Unione Europea, … … – non può dare l’impressione (talvolta molto netta) di un disinteresse per i problemi dei Ticinesi?

AM   Spesso siamo abituati a ritenere che non sia possibile avere un’attenzione a 360 gradi; ma vede, io credo che l’individuo abbia le capacità di occuparsi degli altri senza trascurare gli uni… Un po’ come una mamma che ama i figli alla stessa maniera: non la accuseremmo mai di non avere sufficiente amore per tutti i suoi figli, no?

Il prezzo da pagare per questa “impressione” non è troppo alto?

AM   È necessario comunicare meglio che l’interesse verso gli uni non è scapito degli altri.

Parliamo di “salari svizzeri”. Per decenni li abbiamo avuti, ma ora? Come mantenerli? Con l’apertura? (bilaterali, flusso libero di lavoratori) Con la chiusura? (contingenti) O sto ponendo un problema… che non ha soluzione?

AM   La sua domanda richiederebbe un intero trattato di economia per avere una risposta solida (e forse non sarebbe nemmeno sufficiente). Diciamo che l’economia elvetica è sempre stata capace di reagire alle crisi, soffrendo, facendo anche grossi sacrifici, ma alla fine la sua capacità di adattamento l’ha sempre portata ad essere tra i primi della classe, occupandosi in maniera dignitosa anche nelle persone che hanno pagato il prezzo più alto. È innegabile che il mercato del lavoro stia soffrendo, ma la soluzione non si trova chiudendosi verso l’esterno, al soluzione dobbiamo trovarla all’interno dei nostri confini e delle nostre regole; se necessario creandone di nuove e migliori.

Il contenzioso che si apre in questi giorni in varie aziende del Cantone (bruschi tagli salariali) potrebbe favorire elettoralmente il PS ?

AM   È innegabile che il PS sia sempre e da sempre un partito molto vicino al lavoro e ai lavoratori, anche se personalmente preferirei un mercato del lavoro sano e un PS attento ai lavoratori, ma non preoccupato per loro.

Come ha fatto la BNS a mantenere per 3 anni e mezzo la soglia minima di 1 franco e 20 per euro? Può darmi una spiegazione che sia comprensibile anche per “the man in the street”?

AM   Se dovessimo spiegare in termini molto semplici ciò che ha fatto BNS per mantenere il cambio entro certi valori potremmo fare il paragone con ciò che accade durante le aste: se tutti gli acquirenti vogliono comperare lo stesso bene il prezzo sale, mentre se non lo vuole nessuno l’oggetto rimane invenduto oppure dobbiamo diminuirne il prezzo. Diciamo che la BNS in questi anni ha comperato euro affinché il prezzo rimanesse alto…

Qual è oggi il “cambio naturale” tra euro e franco? (Non so se la domanda sia ben posta)

AM   Il valore di una moneta è lo specchio della forza di un’economia: finanze pubbliche sane, buoni sistemi formativi, bassi tassi di interesse e bassa inflazione, alta produttività, stabilità politica, pace sociale, ottime prerogative per avere una valuta forte. Ma la Svizzera è abituata a dover “competere” in questi termini, e forse è stata proprio questa la sua forza. Possiamo dire ad ogni modo che se l’Unione Europea riprendesse sul sentiero di crescita potremmo attenderci anche un tasso di cambio superiore al franco e dieci.

Valuti l’operato della signora Sadis alla testa del DFE negli 8 anni del suo mandato.

AM   Non mi permetterei di valutare l’operato di un consigliere di Stato, non rientra nel mio stile. Tuttavia posso dire con convinzione , senza nulla togliere a chi la sostituirà, che ho sempre nutrito una profonda stima nei suoi confronti, sia dal punto di vista tecnico sia in quello umano. Come cittadina mi è dispiaciuto apprendere della sua decisione di non ricandidarsi.

Christian Marazzi è un grande economista? Quali sono le sue opere fondamentali?

AM   Non è elegante parlare di altri economisti, ma credo che nel caso del Prof. Marazzi, l’elenco delle Sue pubblicazioni e i riconoscimenti professionali parlino da soli.

Il suo partito del cuore è il PS. Immaginiamo che sia costretta a cercarsene un altro, scegliendo tra: PPD, PLR, UDC, Lega, Verdi Populisti. Qual è la sua prima scelta? E la seconda?

AM   Difficile per me ritenere l’idea di cambiare “casacca” e non perché creda nell’etichetta di partito, piuttosto perché ritengo che aldilà delle singole personalità che lo compongono, alcune sensibilità e valori trovano maggior spazio in determinati partiti piuttosto che in altri. Detto, questo credo probabilmente troverei più affinità di pensiero con una parte del PLR. Ma questo non preclude che le soluzioni vadano cercate con tutte le rappresentanze politiche e partitiche.

Lei è mai scesa a manifestare in piazza?
AM   Qualche volta sì.

Relatore

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