Franco Celio replica a Paolo Camillo Minotti con riferimento al suo recente articolo sul 25 Aprile, e noi siamo ben lieti di ospitare il suo scritto.
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Caro PCM,
ho letto il tuo lungo, anzi lunghissimo come sempre (non c’è proprio verso di fartela capire!) commento sul 25 aprile. In entrata vorrei solo dire due cose: il patto d’acciaio non fu una scelta azzardata di Mussolini, fu semplicemente scellerata, che poi trasformò di fatto il Duce in marionetta di Hitler durante la vituperevole repubblica di Salò. L’ipotesi di una fuga in Spagna dopo il 25 luglio mi sembra poco realistica, considerata la psicologia del personaggio. Vedo con piacere, comunque, che anche tu dai un giudizio storico negativo su Mussolini; giudizio che ovviamente non può prescindere dalla parte conclusiva della sua traiettoria.
Che la lotta partigiana e la parte che ebbe nella Liberazione siano state enfatizzate senza ritegno è certo. Del resto, è normale che chi vi partecipò ne abbia dato una versione eroica. Versione eroica che, ad onor del vero, nessuno ha mai dato (almeno a mia conoscenza) dello scempio dei cadaveri di Mussolini e della Petacci.
Dissento invece dal tuo giudizio sull’uccisione del Duce. Formalmente hai ragione: si sarebbe dovuto fargli un processo in piena regola, ma poi si sa come vanno a finire queste cose. Le scusanti che i difensori accampano sono sempre molte. Nel caso del Duce avrebbero sicuramente fatto valere la grande popolarità che ebbe fino al 1935 o ’36. Per finire, si sarebbe forse arrivati a una “condanna” estremamente mite (con la condizionale o poco più). Che in epoca di guerra (tanto più di guerra civile) si sia invece andati per le spicce mi sembra comprensibile, specie considerando le infamie, contro gente del tutto innocente (fosse Ardeatine ecc.), dei fascisti e dei loro alleati!
Condivido invece la tua condanna dell’operazione della sinistra di tenere i “fascisti”, o presunti tali (tra i quali oggi, ai loro occhi, rientra probabilmente anche Salvini) al di fuori dell’ ”arco costituzionale”, un po’ come ha fatto in Francia Mitterrand, con un sovrappiù di perfidia “fiorentina”: far crescere, mediante un’immigrazione massiccia i cosiddetti estremisti del FN per sottrarre voti ai suoi concorrenti della “droite républicaine”.
Salutations, Franco Celio
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