Gianluigi Gherzi è uno di questi. Gherzi, poeta e uomo di teatro, ha recitato e diretto molti spettacoli di gruppi italiani nell’ambito del teatro di ricerca. Eppure dalle sue poesie traspare anche altro, in particolare nella raccolta delicata e preziosa delle piccole cose. Dopo il primo libro dal titolo “Ti aspetto nella mia casa in disordine” del 2019, ecco che con “Alfabeti della gioia”,sempre editi per AnimaMundi edizioni nella collana Piccole Gigantesche Cose, Gherzi accosta e quasi “canta”, come un inno alla vita la gioia di sentirsi al mondo. In questa epoca definita spesso delle “passioni tristi”, dove il mondo reale viene proiettato sempre più nel virtuale e per essere connessi e creativi si usa la fantasia di un avatar, Gherzi risponde con il canto ed il dialogo di chi si sente creativo forse per vocazione artistica, ma con quello slancio puro e sincero che fa della poesia non tanto un’arte, ma voglia di comunicare.
Mancano i confini alla poesia di Gherzi che diventa meraviglia per le cose fanciullesca e quindi sincera. E che rende l’arte del coinvolgimento, così di moda in questi tempi confusi, rappresentato nel suo più umano significante e significato. Usare il cervello umano a fini artistici non per un “game thinking”, ma per ricordare al mondo, qualora ce ne fosse bisogno che la vera rivoluzione di questo secolo è restare umani. Poesia come potente meraviglia del mondo, in una notte dei poeti tra connessioni reali ed umane.
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