Estero

Gli USA devono evitare l’imbarazzante default

Giovedì 25 il debito federale degli Stati Uniti era pari a 31’450 miliardi di dollari. Il tetto di 31’381 miliardi di dollari, fissato nel bilancio dello Stato per l’anno fiscale che va da ottobre 2022 a settembre 2023, è stato già raggiunto il 19 gennaio scorso. Dal 2009 è quasi triplicato.

Il presidente Biden e il portavoce repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, hanno raggiunto sabato un accordo di principio per aumentare il tetto del debito del governo federale, con il taglio di parte della spesa federale, scongiurando potenzialmente un default economicamente destabilizzante entro il 5 giugno.

C’è sollievo per lo scenario peggiore che sembra sia stato evitato e che ci sia ancora qualche possibilità di bipartitismo nella politica statunitense.

Rimane il rischio però che il dipartimento del Tesoro rimanga a corto di denaro per coprire tutti i suoi obblighi. Senza l’aumento del limite del debito, il governo degli Stati Uniti andrebbe in default sui suoi conti, un primato storico che potrebbe avrebbe conseguenze catastrofiche, con i dipendenti pubblici che verrebbero licenziati, i mercati azionari globali che potrebbero crollare e l’economia statunitense che potrebbe facilmente cadere in una recessione.

Un default del debito statunitense rimbalzerebbe in tutto il mondo. Sarebbe il terzo shock in tre anni per l’economia globale, dopo la pandemia da Covid e la guerra in Ucraina.

Qualsiasi accordo deve ancora passare al Congresso questa settimana, il che non è scontato con le due Camere divise, soprattutto alla Camera dei rappresentanti, dove i membri di estrema destra lo stanno già criticando. La scadenza del 5 giugno per il default lascia poco spazio alle manovre politiche. Se passerà, la nazione non dovrà affrontare un’altra crisi del limite del debito fino al 2025.

Il disegno di legge è ancora in fase di stesura, i contorni generali dell’accordo sono stati descritti. Entrambe le parti hanno ottenuto (in parte) ciò che volevano: alcuni tagli di spesa per i Repubblicani, e il mantenimento della spesa per importanti programmi nazionali, dall’ambiente all’istruzione, per i Democratici.

L’estensione del limite del debito dura oltre il 2024, il che significherebbe che il Congresso non avrebbe bisogno di affrontare nuovamente la questione profondamente polarizzante fino a dopo le elezioni presidenziali che si terranno a novembre 2024.

MK

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