Primo piano

Emily (2022) recensione

Per confonde Emily Dickinson con Emily Bronte, per chi confonde Emily Bronte con Charlotte Bronte, ecco un film che fa per voi.

Una biografia su Emily Bronte, sì, quella di Cime Tempestose. Un unico libro scritto, in una vita brevissima, stroncata dalla tubercolosi a 30 anni.

Il film si concentra sul prima di Cime Tempestose e, per chi ha letto il romanzo, molte sono le (belle) scene che rievocano le (tempestose) vicende di Heatcliff e Caterine Hernshaw.

Un’Emily stralunata, quella interpretata da Emma Mackey (che è la sosia – versione castana) di Margot Robbie (la cui base, per entrambe, è il volto squadrato di Sofia Loren).

Un’Emily stralunata, dicevo, che fa uso di oppio, ha un tatuaggio sul braccio e ha rapporti fisici con il nuovo giovane curato del paese. Il quale, ad un certo punto, spaventato dal talento narrativo e conturbante della sua giovane amica, la lascia.

Veridicità o invenzione? DI certo riesce difficile immaginare che una fanciulla della severa epoca vittoriana avesse sì tanta libertà d’amare e di vivere, addirittura senza essere sposata, ma lo prendiamo per buono. In fondo, già Aristotele diceva che la poesia racconta l’universale, non il particolare. E questa “fiction” rievoca più l’universalità che la storicità, anche a costo di modernizzare Emily Bronte in modo estremo. Manca, però, una soundtrack pop alla Sofia Coppola, per questo il film rimane su toni ottocenteschi.

Emily della regista australiana Frances O’ Connor guarda a Bright Star di Jane Campion del 2009, autobiografia di John Keats, anch’egli morto a soli 27 anni. Entrambi i biopic indagano con un’introspezione magnetica l’onda del Romanticismo che travolse le menti dei letterati di inizio e metà XIX secolo, ma una delle differenze lampanti è che mentre la biografia di Keats doveva per forza essere incentrata sulla storia d’amore tra il poeta e la giovane Fanny (storia realmente avvenuta e imprescindibile per la poetica di Keats), nel caso di Emily non sappiamo se si innamorò davvero a tal punto e in modo così moderno di mister Weightman. È una biografia immaginaria, infatti, quella di Emily Bronte, che indaga, più che la vita storica della scrittrice, le dinamiche universali ed eterne dell’amore e della paura dell’amore .

Dal rapporto quasi morboso di Emily col di lei fratello alcolista (nel quale si riscontra la coppia Heatcliff-Catherine che ritroveremo in Cime Tempestose), al bussare incessante di Emily alla porta dell’amato Weightman ormai chiusa per sempre (che ricorda lo spirito di Cathy che, in Cime Tempestose grida “fammi entrare!”), il film si snoda su più piani, come quello, infine, biografico (la morte della madre, la supremazia della sorella Charlotte Bronte (quella di Jane Eyre), prescelta agli occhi del padre.

Un inizio troppo enfatico, con un rapporto troppo infantile che stona nelle fattezze adulte del volto squadrato della Mackey (una bellezza quasi anni ‘80, naturale) tra le sorelle. Ed un proseguimento molto, molto migliore del principio.

Riprese che rieccheggiano la pittura di un Constable e di un Turner raffiguranti, sempre ed incessantemente, le CIme Tempestose della Bronte.

Relatore

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