Emily Bronte scrisse Cime Tempestose a 27 anni. E questo è il suo unico pregio. Oltre alla chiarezza espositiva, alla beltà della narrazione e a certi lirismi descrittivi, s’intende. 

Per il resto, il romanzo è un alternarsi di oggetti volanti, porte sbattute, pugni, schiaffi e altre violenze. Inoltre, la parola “bestemmia” è quella che nel romanzo ricorre più spesso. Tutti, nel romanzo, bestemmiano. Tutti fuorché un prete fanatico. 

Ralph Fiennes e Juliette Binoche interpretano Heathcliff e Catherine Earnshaw

So che questa recensione, ironica e impietosa al contempo, mi attirerà discredito, ma poiché un panegirico perpetuo pecca di banalità, sacrificherò l’indiscussa bravura della povera Bronte, morta a soli 30 anni, ad una trama che pecca di eccesso di crudeltà. 

In primo luogo, quasi nessuno dei personaggi del romanzo, è sano di mente. 

In una pregevole narrazione ad incastonatura, la trama è, in breve, la seguente: il signor Lockwood, capitato per sua, più che per nostra, sventura alla dimora che ha nome “Cime Tempestose” (una casa cinquecentesca di quelle di categoria G certamente invisa alle normative dell’Unione Europea, ecco spiegata la ragione della Brexit) che sorge altopiano dello Yorkshire ricoperto d’erica, il signor Lockwood, dunque, si fa raccontare dalla domestica Nelly Dean, la vicenda di casa Earnshaw. 

Tuttavia, prima che la narrazione vera e propria inizi, assistiamo a scene perpetue di violenza domestica, violenza sulle donne e violenza sugli animali. Il vecchio padrone, che scopriamo essere il protagonista Heathcliff, percuote la nuora diciottenne mentre se ne sta buona buona accanto al focolare e concia per le feste pure il narratore-ospite malcapitato. 

Mezzo sbranato dai mastini di casa Heathcliff, il narratore Lockwood viene ricoverato nella casa di Grange, dove una domestica, Nelly-Elena Dean, appunto, gli racconta sin da principio tutta la storia. Così, il microfono passa da Lockwood a Nelly. E Nelly racconta che il signor Earnshaw vedovo, aveva due figli viziati, Hindley e Catherine. Un bel giorno, questi ha la fantastica e misericordiosa idea di portare dalla città un trovatello, Heathcliff. Quindi, muore, come ogni vedovo che si convenga. Il figlio maggiore, Hindley, nel frattempo ritornato dall’Università e ammogliato, inizia a tiranneggiare sorella e fratellastro. Quindi genera un figlio, Hareton, che rimane presto orfano e che cresce come un degno esponente delle baby gang d’oggi giorno. Nel frattempo, Catherine e Heathcliff crescono come due selvaggi, vessati dal signor Hindley e da Giuseppe, il prete fanatico. Come unico diversivo hanno qualche scappata presso la dimora dei fratelli Linton, educati e puliti. Quasi per ripicca nei confronti di una tale disparità di fortuna, si propongono di rovinarli. Catherine sposa infatti Edgar Linton, mentre Heathcliff, con un bel colpo di scena, fugge con la sorella di questi, Isabella. Come benvenuto di nozze, le impicca la cagnolina, poi la picchia a sangue. Da questa avventurosa e romantica unione, nasce un fragile bambino, chiamato col nome dello zio (per complicare le cose), Linton. Non appena può, Isabella fugge col figlio, per mettersi in salvo dal marito violento. Finalmente libero dalla moglie che odiava ma che ha voluto sposare, Heathcliff va da Catherine, nel frattempo incinta di Linton. I due si dichiarano il loro reciproco amore, rimpiangendo di non essersi sposati a suo tempo, ma Catherine ha una delle sue solite crisi di nervi e muore, non prima di aver dato alla luce una figlia che viene chiamata anch’ella Catherine. Il povero Linton, ora vedovo, vive in pace con la figlioletta, sino a quando gli giunge la notizia che la sorella Isabella, di costituzione debole, è morta, dopo avergli affidato il figlioletto Linton. Come ogni eroe romantico che si rispetti, anche Linton è di costituzione moribonda e, non appena arriva a casa dello zio e della cugina, viene reclamato da Heathcliff. Così, dopo avere picchiato a sangue la moglie quando questa era in vita, il protagonista pretende pure la custodia del figlio. Così vanno le cose, e come regalo di benvenuto, senza mai smentirsi, inizia a trattarlo così male, ma così male, che persino il lettore più cinico si impietosisce per questo ragazzo. Nel frattempo, però, i cugini Catherine e Linton si frequentano e si innamorano (un bell’elogio all’incesto non manca mai). Nonostante le reticenze della domestica Nelly Dean che impedisce ai due giovani di vedersi (provocando un certo fastidio nel lettore), i due riescono comunque a dichiarasi amore e, un giorno, durante una visita di Catherine a Linton, Heathcliff coglie così l’occasione di farli sposare, per impadronirsi delle proprietà di Catherine, unica erede degli Earnshaw. Peggio: la rinchiude in casa propria e la costringe a sposare suo figlio. Perlomeno, i due sembrano amarsi. Ma anche il padre di Catherine, Linton, muore, e mentre la figlia è al capezzale dell’ultimo genitore rimastole, Heathcliff costringe il figlio a firmare un testamento che, in caso di morte (vista la cagionevole salute del ragazzo) lo costringerebbe a lasciare tutto a lui, anziché alla moglie (avidità, questa sconosciuta). Così il giovane Linton, di salute fragile come la madre, muore e Catherine rimane vedova a 18 anni. Peggio, vedova e nullatenente visto che tutte le sue proprietà passano a Heathcliff. Avete dimenticato il figlio del primo fratello, quello cresciuto come uno zoticone violento? Ebbene, Hearton come diletto ha quello di picchiare a sangue la cuginetta vedovella viziata. Precisamente, poiché questa lo deride per la sua ignoranza, lui brucia i pochi libri (che le aveva rubato) dopo averle assestato un pugno sul labbro. Nel frattempo, Heatcliff che burbero lo è sempre stato ma vecchio lo sta diventando, si dileggia nello scoperchiare la bara dell’amata Catherine e di abbracciarne il corpo ancora miracolosamente intatto. Un bel giorno, però, Catherine decide di fare da pace con Hearton e i due si oppongono ai maltrattamenti di Heatcliff. Dopodiché Heatcliff muore e Catherine si sposa con Hearton (ma allora è proprio un vizio, quello di sposare i cugini, eh?) così, perlomeno (furbantella!) può riacquistare le proprietà che aveva perdute, riunendole. Resta così a bocca asciutta il signor Lockwood (il narratore di primo livello che, interrogando la domestica Nelly Dean aveva dato principio alla narrazione) che in qualche modo s’era un po’ innamorato di Catherine ma, almeno, questi si consola col racconto dei fantasmi: Heatcliff e Catherine (la prima) riuniti nella morte, passeggiano da fantasmi lungo gli altopiani d’erica dove, bambini, solevano ruzzolare.

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Cime Tempestose ha lasciato in eredità un’importante ricezione, ovvero quella dell’amore romantico tra Heatcliff e Catherine, scapestrati amanti traditi dal destino, uniti come fratelli, divisi come coniugi. Ma, se veramente letto, i personaggi che traspaiono dal romanzo sono un’isterica incontentabile (Catherine sposa Linton nonostante dichiari di essere innamorata del suo fratellastro Heatcliff (e allora perché sposi Linton?)) e un irascibile, violento e ingrato personaggio che si dileggia col suo fascino ombroso a depauperare le dame e i loro mariti e i loro fratelli di ogni bene. 

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