Cultura

Tolstoj e la Massoneria in Guerra e Pace – di Chantal Fantuzzi

Nel giorno di San Giovanni, il 24 giugno 1717 nasceva a Londra la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, “Madre del mondo”, inizio e caposaldo della Massoneria moderna.

Per celebrare l’illustre anniversario Ticinolive propone questo affascinante e profondo articolo di Chantal Fantuzzi.

Dell’appartenenza del più grande scrittore russo (e non solo) alla Massoneria, non è data a sapere nessuna fonte certa. Quel che è sicuro è che, di certo, Lev Nicolaevic Tolstoj, il mondo massonico lo conosceva molto bene.

Chantal a Poestate. “Sposa dei Ghiacci”

In Guerra e Pace, suo capolavoro, assieme ad Anna Karenina, il protagonista Pierre, dopo essersi violentemente separato dalla moglie Helene, bellissima e dissoluta, rea del sussurrato adulterio con Dolochov, incontra, viaggiando un libero framassone, Oss’p Alksèevic’ Bazdeev, che, conscio della sventura captata al giovane, lo invita a riflettere, e a purificarsi. Così Pierre inizia il suo percorso di purificazione, presso il conte Villarski, alla corte del quale incontra molti altri noti esponenti della nobiltà russa che mai Pierre avrebbe immaginato appartenessero alla massoneria (stoccata al suo tempo, da parte dell’Autore? chissà…). Tolstoj descrive con lucida freddezza (e forse una punta di ironia) l’angosciante iniziazione del giovane nobile, che, spogliatosi nudo, viene fatto passare in un lungo corridoio buio, ove, alla fliebile luce di qualche candela, brillano il Vangelo, una bara ricolma di ossa e un teschio. “Dio, la morte, l’amore e la fratellanza” pensa Pierre, al quale, da parte dell’iniziatore, viene risposto:  “La suprema saggezza non ha per unico fondamento il raziocinio, né quelle scienze profane, come la fisica, la storia, la chimica, e via dicendo, nelle quali si frantuma la conoscenza razionale. La suprema saggezza è una. La suprema saggezza ha una sola scienza: la scienza del tutto, la scienza che s’applica alla spiegazione dell’intero universo e del posto che in esso occupa l’uomo. Per render se stessi capaci di una simile scienza, è indispensabile purificare e rinnovellare il nostro individuo interiore, e perciò, prima di sapere, è necessario credere e perfezionarsi. E, per il raggiungimento di queste mete, nell’anima nostra è stata posta una luce divina che noi chiamiamo coscienza.”

Alexander Beyer interpreta Pierre in Guerra e Pace, 2007.

La simbologia massonica è così spiegata da Tolstoj, sempre attraverso Pierre:
Con un batticuore che gli mozzava il respiro Pierre si avvicinò al retore.
“Per quale ragione siete venuto qui «Per che cosa, voi, che non credete nelle verità della luce e non vedete la luce, per che cosa siete venuto qui, che cosa volete da noi? La saggezza, la virtù, l’illuminazione?”
Una mezz’ora più tardi, il retore era di ritorno, per trasmettere all’aspirante quelle sette virtù, corrispondenti ai sette gradini del tempio di Salomone, che ogni massone doveva coltivare in se stesso. Queste virtù erano: 1) la discrezione, ossia il mantenimento del segreto dell’ordine; 2) l’obbedienza alle gerarchie più alte dell’ordine; 3) la costumatezza; 4) l’amore per l’umanità; 5) il coraggio; 6) la liberalità; 7) l’amore per la morte.

Pierre confessa quindi i suoi peccati veniali, e si sente quasi rinascere.

Al termine del rito, a Pierre vengono consegnati un paio di guanti bianchi, da consegnare alla fanciulla pura che realmente sentirà di amare. Donna che, ovviamente, non sarà Helene.

Helen e Dolochov (Guerra e Pace, 2007)

Pierre cerca dunque di evadere dalla turpe mondanità nella quale tuttavia, periodicamente, ripiomba, con la “purezza” del rito massonico. Attraverso la massoneria riscopre una parte di se stesso, quella combattiva e culturale  che era andata perdendosi a causa dei suoi vizi, ed è proprio merito alla massoneria che alla fine del colossale romanzo si troverà in una Mosca devastata e deserta,  con l’intento di uccidere colui che, a parer suo, è artefice della distruzione della Russia: Napoleone. ma, come insegna Tolstoj, la storia non la scrivono gli individui,  bensì il destino prima di essi. Pertanto, colpevole e al contempo assolto, Napoleone non sarà ucciso da Pierre, il quale viene tuttavia fatto prigioniero, e in prigione, tra la fame e il rischio costante di morire, riscopre, nella semplicità di un  contadino ingiustamente deportato, Platon, la purezza cui tanto aveva auspicato, invano. Purezza che si conclude con il matrimonio, dopo il suicidio di Helene, tra Pierre e la dolce e sofferente Natasha, fanciulla che della fanciullezza ha perso l’essenza, a causa di lutti e un tradimento di cui è stata inconsapevolmente e dolorosamente artefice. A lei, simbolicamente, Pierre dona quei guanti di quella Massoneria dalla quale è ormai uscito, ricomponendo quindi quel ciclo iniziatico del suo percorso interiore, di personale ricerca verso l’essenza della vita quieta.

Andrej e Natasha (Guerra e Pace, 2007)

E chissà se Tolstoj compartecipò alla Massoneria, visto che l’idea del dono dei guanti, simbolo dell’amore nella massoneria, viene proposta anche dal primo pretendente di Natasha, il virtuoso e sfortunato Principe Andrej, del quale tuttavia non si menziona altrove l’ipotetica appartenenza alla massoneria.

Se, come dice Luis Borges, “ogni scrittore racconta prima di tutto la propria storia, anche se questa inizi con “c’era una volta un re, che aveva tre figli”” e dunque Tolstoj stesso si rispecchierebbe sia nel Principe Andrej che in Pierre Bezuchov, che compiono entrambi un percorso di conversione, forse anche l’Autore stesso appartenne alla Massoneria o forse piuttosto ponderò soltanto di appartenervi, poiché, come conclude la morale di Guerra e Pace, non serve la Massoneria per raggiungere Dio, ma la purezza soltanto, della vita quotidiana. Come recitala trasposizione cinematografica del ’56 “Chi ama la vita, ama Dio.” 

Trasposizione cinematografica del ’56

nella foto Helena (sx) e Natasha (dx)

Un libro, tuttavia, indaga sul rapporto tra Tolstoj e la Massoneria: L’alambicco di Lev Tolstoj – Guerra e Pace e la massoneria russa Raffaella Faggionato, collana La Storia, Temi, 44.

Chantal Fantuzzi

chantal

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