Buon futuro postero (titolo originale)
E con così tanti anzianissimi (anche se le condizioni di salute dovrebbero essere migliori di quelle di oggi) come la mettiamo con le «badanti»? Nessun problema, ogni anziano si sceglierà il suo «Robot» personalizzato, che accudirà a tutte le necessità, veglierà la notte e non deve assentarsi. Anzi, fungerà anche da ricevitore e trasmettitore dei dati relativi alla salute, con tempestiva informazione del medico curante (che potrà anche trovarsi molto lontano) riducendo in tal modo la necessità di ospedalizzazione, la penuria di letti con i costi sanitari relativi.
I posteri divertiti troveranno in solaio accanto al grammofono magari un juke-box e i televisori. Musica, cinema, intrattenimento in genere, documentari culturali, talk show (speriamo vi siano ancora altrimenti i politici come faranno?) tutto sul mostruoso, multiforme telefonino, con il quale parleremo, daremo (è già il caso) istruzioni a voce, ci risponderà, ci correggerà. Comunicazioni nella nostra lingua madre verranno automaticamente trasmessi all’interlocutore nel suo idioma. Potrei aggiungere molto altro ancora, specie pensando ai progressi dell’intelligenza artificiale e ancor maggiori novità che non riesco neppure a immaginare, ma mi viene la solita scontata domanda: il mondo sarà migliore?
Andiamoci cauti. Gli uomini pur con qualche patina di civiltà restano quelli che sono. Un impasto di contraddizioni, di generosità ed egoismo, di bontà e feroce cattiveria, di slanci e grettezza, di aperta intelligenza e ottusa stupidità. Le arrabbiature sul lavoro, gli scontri di interesse, le fregature della vita, i bisticci e gli scontri in famiglia, i conflitti generazionali non vedo come possano svanire del tutto.
Confesso di essere un affascinato ammiratore del progresso ma le debolezze umane mi pare non mutino. E poi purtroppo rimarranno le tasse e i tassatori dai quali l’umanità non è mai riuscita a liberarsi. Già i Sumeri (5000 a.C.) come risulta da una tavoletta esposta in un museo di Londra, venivano avvertiti: «Non temere il tuo Dio, non temere il tuo Re, temi l’esattore delle tasse».
Tito Tettamanti
(pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore)
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Non so se nel futuro rimarranno tasse, tassatori e tassati, quindi stati, nazioni e quant’altro. Certo è che resterà sempre chi vorrà negare l'esistenza di «muri» economici. Muri economici, muri sociali, chiamateli come volete.
Si è perfino preteso di definire il libero scambio come un antidoto alle guerre con morti e feriti. Il mercato doveva permettere una "conciliazione ragionata degli egoismi”. Fallacia tuttora sostenuta con un certo cinismo. In realtà ben sappiamo che quella presunta “armonia conciliatrice” non esiste se non nella propaganda della ricchezza mercantile. Perché è evidente che la guerra esiste anche con morti e feriti, pur di approvvigionarsi terre, risorse e braccia da sfruttare.
Perché la ricchezza non è neutrale. La ricchezza non è passiva. La ricchezza agisce, costruisce muri invalicabili. Quel bottino che offre agli happy few la possibilità di chiudersi entro le enclavi dorate, la ricchezza lo conquista e lo difende con tutti i mezzi necessari. E i mezzi necessari non sono sempre limpidi come il mare caraibico. Dalle delocalizzazioni negli inferni della schiavitù produttiva su su fino ai… paradisi fiscali. Dallo sfruttamento della manodopera fino alla conquista politica che affossa ogni velleità ridistributiva.
L’1% della popolazione ha visto la propria quota di ricchezza mondiale crescere dal 44% del 2009 al 48% del 2014 e che a questo ritmo si supererà il 50% nel 2016. Gli esponenti di questa elite avevano una media di 2,7 milioni di dollari pro capite nel 2014. Del rimanente 52% della ricchezza globale, quasi tutto era posseduto da un altro quinto della popolazione mondiale più agiata, mentre il residuale 5,5% rimaneva disponibile per l’80% del resto del mondo: vale a dire 3,851 dollari a testa, 700 volte meno della media detenuta dal ricchissimo 1%.
Se questi non sono muri invalicabili...