In Romania, oggi non puoi più semplicemente scavare un pozzo nel tuo giardino e prendere l’acqua che scorre sotto i tuoi piedi. Anche quella, che un tempo sembrava appartenere alla terra e alla vita stessa, ora appartiene allo Stato. Non puoi più attingerla liberamente: servono permessi, autorizzazioni, progetti tecnici, e a volte mesi di attesa. E se non sei in regola, rischi sanzioni.
Ma che succede quando un bene primario, come l’acqua, diventa qualcosa che devi chiedere, comprare, giustificare?
In Romania – come in molti Paesi – l’acqua sotterranea è considerata proprietà pubblica. Il che, in teoria, è giusto: l’acqua è di tutti. Ma in pratica, questo principio si è rovesciato: per usarla servono passaggi burocratici sempre più complessi, anche per un pozzo domestico. Di fatto, l’accesso libero all’acqua è finito.
In molte zone rurali del Paese, centinaia di villaggi vivono ancora senza rete idrica pubblica. Si affidano a pozzi scavati a mano, a sistemi fai-da-te. Ma negli ultimi anni le falde si sono abbassate, i pozzi si sono prosciugati. Migliaia di famiglie non hanno più acqua da bere, lavare, irrigare. La terra è secca, e la speranza si inaridisce con lei.
Intanto, nelle città l’acqua continua a scorrere regolarmente. Due mondi, dentro lo stesso Paese.
Questa non è una privatizzazione nel senso classico – nessuna multinazionale ha “comprato” l’acqua. Ma il risultato è lo stesso: l’acqua è diventata qualcosa che puoi avere solo se paghi o se hai le conoscenze giuste per superare l’iter.
Chi ha mezzi, trivella pozzi profondi e si arrangia. Chi non li ha, aspetta la pioggia o si rassegna all’arsura. E intanto, lo Stato non investe abbastanza in infrastrutture, non protegge le falde, non aiuta chi ha sete.
È inaccettabile che nel 2025 l’acqua venga trattata come un bene da conquistare, non come un diritto da garantire. La Dichiarazione ONU dice che l’accesso all’acqua è un diritto umano. Ma quando anche in Europa, in silenzio, i pozzi si chiudono e i rubinetti restano asciutti, quel diritto si dissolve.
Serve una risposta chiara, netta: l’acqua deve restare un bene comune, protetto, accessibile, gestito con giustizia e responsabilità.
Il lusso sfrenato è di gradito a Dio. Nella Bibbia, la parola diretta declamata dal…
di Billy the Kid 🔫 Da più parti nella galassia cattolica si sono alzate voci…
Francesco Pontelli La disperazione degli incompetenti alla guida del paese in questa occasione si materializza…
Alexander Alekhine (in russo Aleksandr Alechin), grande campione di scacchi russo naturalizzato francese, è stato…
Nel 1871, Massimiliano Pirihoda e Anna Stareat, si suicidarono per amore. Lui era arrivato in…
L’ombra lunga delle compensazioni bancarie e il caso Schiraldi La denuncia è arrivata come un…
This website uses cookies.