Premier Thatcher *19 september 1983
Londra, 2 aprile 1982.
La notizia corre come un fulmine tra le mura del Parlamento britannico:
le truppe argentine hanno occupato le isole Falkland.
A Downing Street, Margaret Thatcher riceve il rapporto con il volto immobile.
Il generale Galtieri, al potere a Buenos Aires, ha deciso di colpire — un gesto disperato per rafforzare la giunta militare, che vacilla sotto il peso dell’economia e del malcontento.
L’arcipelago remoto, 12.000 chilometri da Londra, è diventato improvvisamente il centro del mondo.
«Se non reagiamo, non siamo più una nazione,» dice Thatcher ai suoi ministri.
«Prepariamo la flotta.»
Il 5 aprile 1982, il porto di Portsmouth si riempie del clangore del metallo.
Due portaerei — HMS Hermes e HMS Invincible — guidano la Task Force 317, una forza navale imponente:
Gli uomini salutano le famiglie dal ponte. Le bandiere sventolano tra le lacrime.
Poi il mare si richiude dietro di loro, grigio e senza pietà.
Il 2 maggio, un segnale sul sonar.
A ovest delle isole, l’HMS Conqueror localizza l’incrociatore argentino ARA General Belgrano.
L’ordine arriva da Londra. Tre siluri scivolano nell’acqua come serpenti.
L’esplosione squarcia la nave in due. 323 marinai argentini muoiono.
Il conflitto diventa totale.
Pochi giorni dopo, un missile Exocet AM39 lanciato da un jet argentino colpisce il cacciatorpediniere britannico HMS Sheffield.
Le fiamme divorano l’acciaio. Ventuno uomini non torneranno più.
Il mare comincia a reclamare il suo tributo di sangue da entrambe le parti.
Nella notte del 21 maggio, sotto la pioggia e il vento, i Royal Marines e i paracadutisti britannici sbarcano nella Baia di San Carlos.
Il cielo esplode di allarmi: gli aerei argentini, partiti dalla Terra del Fuoco, piombano sulle navi inglesi.
È l’“Esemplare di San Carlos”, che i soldati chiameranno presto la “Bomb Alley” — il vicolo delle bombe.
Cinque navi britanniche vengono colpite, ma lo sbarco riesce.
Le truppe avanzano nell’interno, tra colline fangose, vento tagliente e notti gelate.
Ogni chilometro è una conquista.
A Goose Green, i paracadutisti del 2° battaglione combattono casa per casa.
Il colonnello “H” Jones cade in battaglia — decorato poi con la Victoria Cross.
Giugno 1982.
Le forze britanniche circondano Port Stanley, la capitale delle isole.
I comandanti argentini, stanchi e senza rifornimenti, resistono ancora.
L’artiglieria inglese martella le posizioni sulle alture di Mount Longdon, Two Sisters, Tumbledown.
Combattimenti corpo a corpo, nel buio, tra fango, baionette e gelo.
Il 14 giugno, il generale Menéndez, comandante argentino, firma la resa.
La bandiera britannica torna a sventolare sulle Falkland.
Londra esplode in un grido di vittoria.
Margaret Thatcher si presenta alla Camera dei Comuni.
La voce è calma, ma negli occhi brucia un fuoco che nessuno dimenticherà.
«Le isole sono di nuovo sotto amministrazione britannica.
Dio benedica tutti coloro che hanno combattuto.»
L’opinione pubblica, che pochi mesi prima la dava politicamente finita, ora la acclama.
La sua decisione ferrea, la sua sfida all’oceano e al destino, l’hanno trasformata in un’icona.
Ma anche in un simbolo di una nazione pronta a combattere per orgoglio, non solo per territorio.
La guerra delle Falkland durò 74 giorni.
Caddero 255 britannici e 649 argentini.
Sul mare, il vento continua a soffiare, portando l’eco di nomi e di navi scomparse.
E nel suo ufficio, la Lady di Ferro chiude gli occhi per un istante.
Sa che la storia non giudica la freddezza, ma la volontà.
E quella, nessuno potrà mai togliergliela.
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