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21 dicembre 2012. L’Apocalisse passerà soprattutto da Internet

Tsunami, asteoroidi, alluvioni, terremoti. Niente di tutto questo. L’Apocalisse arriverà sottoforma della distruzione globale di Internet.
Distruggere il web non poi così è complicato, assicura il giornalista francese Guerric Poncet
.

Dal portale del quotidiano romando Le Matin.ch.

“Un malfunzionamento di Internet potrebbe avere proporzioni catastrofiche. Il commercio, la comunicazione, i servizi o la produzione industriale : rari sono i settori ancora indipendenti dal web. Dall’ordinazione di un Big Mac al funzionamento delle centrali nucleari. Oggi la Terra funziona quasi esclusivamente grazie a Internet.

Tra i principali punti deboli di Internet vi sono innanzitutto i centri dei dati che controllano la maggior parte delle telecomunicazioni e l’accesso al web.
Evidentemente si tratta di infrastrutture protette, ma saprebbero resistere a un attacco terroristico? Un attacco coordinato creerebbe un’Apocalisse numerica.
Non si dovrebbe distruggere tutto. Un attacco a tre o quattro di questi centri basterebbe a far cadere gli altri, che sarebbero allora sovraccarichi di richieste, un effetto domino.
Su scala internazionale, alcuni datacenters sono talmente grandi che la loro scomparsa potrebbe tagliare una parte non indifferente dell’Internet mondiale.

E’ sbagliato pensare che i satelliti siano protetti da ogni tentativo di sabotaggio. Oscurare un satellite è relativamente semplice e costa meno di un’automobile. La pratica è ben conosciuta dai militari americani, che ne hanno fatto uso in Iraq e in Afghanistan per impedire al nemico di comunicare.

Fra i continenti, il 95% dei dati passa attraverso grossi cavi sottomarini. Capita che le ancore delle navi taglino queste linee di comunicazione, che sono anche sensibili alle scosse sismiche.
Nel 2011, il terremoto che aveva colpito il Giappone aveva sezionato molti di questi cavi, isolando l’arcipelago dal resto del mondo.
Senza dimenticare che danneggiarli volontariamente è assai facile.

Se virtualmente il web è indistruttibile, visto che può esistere tra qualche computer isolato, i mezzi di accesso a Internet, i punti d’entrata nella rete e il cablaggio fisico sono nettamente più vulnerabili.”

Redazione

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  • Dopo l'indigestione mediatica sulla fine del mondo, eccoci servito l'annuale periodo dei buoni propositi. Il momento dei doni. Sarebbe interessante studiare il significato attuale dello «spirito del dono» nel caso particolarissimo quello diffuso dalle classi dominanti all'intenzione del popolo consumatore. Qui, infatti la cattiva coscienza e l'autoinganno (confezionato in scintillanti spettacoli kitsch) sono, probabilmente, disposizioni di sostegno della gente comune a questa minuscola ma potente categoria élitaria che manipola tutto per riprodurre e incrementare le condizioni che permetta loro un "infinito consumo" di vita privilegiata. Leggo che i 300 più ricchi della Svizzera intascano l'esatto equivalente del reddito di dodicimila (12.000) persone in quarant'anni di lavoro (40 anni di lavoro!). Da questi dati non può che nascere una forma di cultura dell'ipocrisia dove la compassione filantropica per l'escluso (che sia il baraccato, la badante clandestina, il giovane senza lavoro) gli assegna l’esclusiva della sofferenza legittima. Questa sottile operazione offre un doppio vantaggio: innanzitutto quello di presentare l'escluso come appartenente a una categoria minoritaria (il che limita automaticamente il campo dell'ingiustizia e quindi quello della cattiva coscienza) poi, perfino, quello di permettere di spostare automaticamente coloro che hanno un lavoro, dalla parte dei fortunati . Il capitalismo finanziario porta da una parte all’aumento delle "code davanti agli sportelli dell'assistenza pubblica”, ma dall’altra s’impegna a diffondere il concetto che non esista un"sistema" migliore. Proprio come ai tempi di Dickens. Auguri.

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