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Da Pusan a Panmunjom – di Vittorio Volpi

All’età di 99 anni è mancato nei giorni scorsi un personaggio chiave nella storia della Corea moderna:  Sun Yup Paik. A darne notizia persino il New York Times con tutta la sua biografia.  È stato il  primo generale a 4 stelle nella storia della Corea postbellica.

Guerra di Corea – Foto Wiki commons (US Army Korea)

Un amico per me che scelsi come Advisor negli anni ’80 per una banca ticinese. A Panmunjom, al museo del Sud (Corea del Sud)  vicino alla linea di demarcazione, troneggia il suo cappello insieme a quelli dei generali americani Ridgeway e Maxwell-Taylor come  firmatari per conto delle Forze Alleate dell’Armistizio che dopo 67 anni ancora separa la Corea del Nord dalla RK (Repubblica di Corea).

Paik era in quel momento “Chief  of Staff” (Capo di Stato Maggiore) dell’esercito del Sud. Da tutti considerato un eroe nazionale; aveva poco più di 30 anni.

Una volta, con il Generale facemmo visita al fondatore di un grande “Chaebol ” a Seoul , un conglomerato tipico dell’economia coreana. Alla fine della riunione il tycoon mi disse “lei è amico di un nostro eroe, senza di lui non ci saremmo e quindi può venirmi a trovare quando vuole senza appuntamento”. Tanta era la stima e reputazione del Generale.

Girare con lui in Corea era per me come essere con Robert de Niro, tanti erano i suoi ex commilitoni che lo adoravano e lo salutavano. Non perdevo occasione per spingerlo a scrivere il libro che è nel titolo. Gli dicevo che volevamo conoscere la storia del conflitto letto dal suo punto di vista, da chi lo aveva vissuto in ogni suo attimo.

Insieme ed accompagnati da Giovanni Agnelli, facemmo un giro nel paese visitando anche le fabbriche della Hyundai.

Per ricordare il Generale, rileggiamo in sintesi la storia del conflitto che è stata la prima “guerra per procura” del confronto (guerra fredda) fra gli Usa e l’URSS. Il conflitto avviene alla fine della seconda guerra mondiale.

Il Nord è sotto influenza comunista, il governo è guidato da Kim Il Sung, il monarca rosso,  nonno dell’attuale “bombarolo” Kim Yong-un.

Il Sud, da Syngman Lee, personaggio discutibile,  protetto, ma non stimato dagli americani. I conflitti sui confini sono continui. Si stimano più di 10 mila caduti in combattimento.  Kim, ritenendo che l’unificazione sia possibile con l’invasione di un Sud debole (e forse con gli americani disinteressati) ottiene il permesso di Stalin e Mao per attaccare.

Le cose vanno bene all’inizio; il Sud è vastamente impreparato. Ciononostante, il massiccio intervento Alleato (forse inatteso)  si frappone alla veloce invasione.

Sotto la guida del generale Mc Arthur (che stimava Paik)  e con l’episodio di Inchon (una replica dello sbarco in Normandia) la guerra si fa pericolosa per il Nord.
Al punto che una divisione del generale Paik entra addirittura a Pyongyang, l’attuale capitale del Nord. Le vittorie alleate e la marcia verso il Nord – verso il fiume Yalu, preoccupano i cinesi (non vogliamo il fuoco vicino a casa…..).

Mao ordina a centinaia di migliaia di soldati cinesi (ottobre 1950) di attraversare il fiume Yalu e di entrare nel conflitto coreano che sarà doloroso per tutti. Alla fine,  nel 1953,  si conteranno 5 milioni di morti fra militari e civili, il 10% della popolazione sommata di Nord e Sud dell’epoca. Si stimano 280 mila caduti cinesi, incluso il primogenito di Mao (Mao Anying), 40 mila soldati americani e 100 mila feriti.

I due anni precedenti alla firma dell’Armistizio del 27 luglio 1953 furono dolorosi. Forte fu il contrasto fra il Presidente Truman che voleva la tregua/ fine del conflitto e la risolutezza di Mc Arthur: “non c’è sostituto per la vittoria”.

Il famoso Generale propose addirittura il lancio di “bombe atomiche” su città cinesi, essendo la Cina ufficialmente schierata nel conflitto. Per le disobbedienze ed il diverso punto di vista, Truman destituì Mc Arthur – una specie di “imperatore del Giappone”  in Estremo Oriente, dando anche un esempio di come una democrazia funzioni.

Il generale Paik mi raccontò tutti questi drammatici momenti, ma anche il seguito della sua amicizia con Douglas Mc Arthur che incontrava regolarmente al Waldorf Astoria Hotel di New York durante i suoi viaggi.

Paik fu un soldato coraggioso ed intraprendente che a fronte di un esercito del Sud debole, seppe dare coraggio ed autostima, tanto da essere ricordato come un eroe e Generale a 4 stelle. Adoravo quando andavamo a Panmunjom ed i comandanti del presidio gli porgevano l’elmetto con le stelle ed insieme andavamo a visitare le gallerie scavate dal Nord sotto lo DMZ (la zona demilitarizzata) a decine di metri sotto terra per sbucare al Sud in incognito.

Bisogna dire che non tutti i “salmi finiscono in gloria”.  Alcuni fanatici pro-riunificazione lo accusano di essere stato filo-nipponico (si ricorda che la Corea è stata colonia giapponese dal 1910 al 1945) quindi la sua formazione si è svolta nelle accademie militari nipponiche (d’altronde, che scelte aveva?)

Paik era orfano di padre e cresciuto in una  famiglia poverissima. La madre provata dalla miseria tentò persino il suicidio con i figli che una zia salvò e riuscì quindi a completare le scuole.

Era un uomo semplice nel comunicare, carismatico, rispettoso. Lasciato l’esercito nel 1960, poteva vantare nella sua carriera d’aver conosciuto l’élite mondiale. Ambasciatore a Pechino  e poi a Parigi, parlava correttamente mandarino, giapponese, inglese ed  aveva conosciuto da vicino De Gaulle, un generale come lui e tanti personaggi di primo piano.

In Giappone, dove si esprimeva in lingua madre, incontrava costantemente i top della politica del tempo: Tanaka, Fukuda, Nakasone.

Vorrei ricordarlo oltre che per l’amicizia anche come un eroe ed un galantuomo che non ha mai dimenticato di essere umile.

Vittorio Volpi

Relatore

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