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San Francisco o San Fransicko? (esempio del declino americano) di Vittorio Volpi

Visitare San Francisco di questi giorni per uno come me è un pugno nello stomaco, una grave contraddizione con l’America che visitai per la prima volta nel 1967: mezzo secolo fa. Nei miei occhi rivedo il volo TWA da Milano per New York. Ero vicino ad una vecchia signora americana, Ester Rosenberg che mi spiegava la sua ammirazione e nostalgia per Barga sugli Appennini che visitava ogni anno. Durante il volo non avevo dormito un minuto. L’adrenalina per il viaggio, un sogno, mi aveva tenuto sveglio. L’arrivo su New York che emozione: la “statua della libertà”. Forse oggi significa poco, ma allora noi europei eravamo molto attratti dall’America. Erano stati generosi con noi.  Ci avevano tolto di mezzo nazisti e fascisti ed aperto il mondo. All’epoca lavoravo per la più famosa banca americana il cui presidente era niente meno di Charles Rockefeller. La banca mi aveva assegnato il “Travel Award Foundation” permettendomi di visitare 6 Stati americani accompagnato da altri colleghi per vedere il top dell’industria americana: Heinz, Rank Xerox, Republic Steel of America, Hammerswill e via di seguito. Un’opportunità che non mi sarei mai sognato e vedere New York, Boston, Chicago che emozioni. L’America era proprio avanti a tutti, un modello. Con i colleghi giravo New York la sera senza patemi d’animo, ammirando la cultura, la loro vivacità ed i teatri che adoravo, come il Carnegie Hall. Questo per dire quanto tutto sia cambiato.

Foto di Alan Hancock da Pixabay

Bene ha fatto Federico Rampini a sottolineare sul Corsera con il suo scritto: “la California non brilla più. Il sogno americano trasloca”. Citando anche Michael Shellenberger che ha storpiato il nome San Francisco in San Fransicko, usando come intercalare quel “sick”, malato, che ben si confà oggigiorno con la bellissima città.

Poiché i miei figli vivono da parecchio nella città o nella Silicon Valley, dopo due anni sono finalmente riuscito ad incontrarli. Ne ho approfittato per fare un giro in città. Alla fine ho concluso che una delle mie nuore non esagerava nel sostenere che “non voglio più pagare tasse a San Francisco che sperpera miseramente il mio danaro facendola diventare una città invivibile”. . Forse San Francisco è una delle poche città così malmesse negli Stati Uniti oppure la punta dell’iceberg, ma  il degrado sociale, morale di questa città che pur non è una metropoli, 800 mila abitanti è scioccante. Innanzitutto per gli “homeless” , i senzatetto.  Due anni fa se ne contavano circa 7500 e quasi tutti nel centro storico.

Dice giustamente Rampini “defecano sui marciapiedi, siringhe abbandonate ovunque, epidemie di epatite…San Francisco è occupata in permanenza da accampamenti di senzatetto, uno spettacolo di devianze sconcertante nella Dubai del Pacifico che ospita i miliardi della Silicon Valley”. 


Come mai questo declino (Los Angeles non è lontana) della bellissima San Francisco, la città del Golden Gate? Molte delle problematiche sono di natura politica. L’eccessivo approccio liberal che richiama i diseredati d’America. San Francisco è il 12% della popolazione nazionale, ma la metà degli homeless del paese. La California ha destinato 12 miliardi di dollari nell’ultimo bilancio, ma la religione di progressismo/lassismo ha ottenuto risultati contrari allo stanziamento.


Mentre ero in California la scorsa settimana ho visto delle cose raccapriccianti. Dei flash mob all’opera che spaccavano le vetrine nel grande magazzino Nordstrom per rubare oggetti. Tanto, se rubi meno di 1000 dollari non rischi nulla, non sei penalmente perseguibile. Meglio non perdere tempo con la polizia nel fare denunce per furti, mi dice mia nuora, tanto non ti considerano. Una catena di farmacie dichiara che i danni per piccoli furti sono quintuplicati negli ultimi anni.

Come sostiene James Hohman sul Washington Post “il partito democratico guarì dalla vocazione alla sconfitta solo quando prese le distanze da una cultura di tolleranza verso il crimine”.

Solo così potrà San Francisco ritornare ad essere una “perla sul Pacifico”.

V. Volpi

Relatore

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